L’Italia «vive una cesura storica»
Le elezioni italiane trovano ampio spazio sulla stampa svizzera, che si interroga su quale sia il vero volto della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.
«A cent’anni dalla marcia su Roma di Mussolini, gli italiani e le italiane stanno ancora flirtando con il fascismo? Vi è il rischio che un nuovo regime autoritario destabilizzi l’intera Europa?».
La domanda che si fa la Neue Zürcher ZeitungExterner Link è sicuramente condivisa da molti osservatori e osservatrici all’estero, che si chiedono cosa sarà l’Italia guidata da un partito con radici neofasciste. Per il giornale zurighese, di orientamento liberale di centro-destra, la risposta è però chiara: Giorgia Meloni e i suoi alleati «non trasformeranno l’Italia in una nuova dittatura fascista; oggi il Paese è molto diverso da quello che era negli anni Venti, le sue strutture democratiche sono consolidate e l’Italia, in ambito politico ed economico, è fortemente integrata in Europa».
Tra i quasi 140’000 elettori ed elettrici italiani residenti in Svizzera che hanno partecipato al voto, il 36,8% (per il Senato) e il 36,7% (per la Camera) hanno optato per la lista formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
La coalizione di centrosinistra si è fermata al 36,4% (Senato) e al 30% (Camera), secondo i dati del Ministero dell’interno.
Più staccato il Movimento 5 Stelle, attestatosi al 10,3%, mentre le altre liste non hanno superato il 10%.
Dal 2006, quando entrò in vigore la circoscrizione Estero, è la prima volta che l’elettorato italiano residente in Svizzera assegna la maggioranza delle preferenza al centrodestra.
Secondo la NZZ, Giorgia Meloni e il suo partito hanno potuto soprattutto approfittare della grande volatilità del comportamento dell’elettorato manifestatasi in particolare soprattutto nell’ultimo decennio: gli italiani e le italiane l’hanno eletta «non per le sue radici fasciste, ma per protestare contro chi ha governato finora».
Gli italiani e le italiane l’hanno eletta «non per le sue radici fasciste, ma per protestare contro chi ha governato finora».
Questa estrema volatilità – di cui hanno già fatto le spese in passato il Partito democratico e in queste elezioni, Lega e Movimento 5 Stelle – pende ora come una spada di Damocle anche su Giorgia Meloni, osserva il giornale zurighese. In campagna elettorale le promesse, anche quelle più irrealistiche, si sono sprecate. «Ora dovrà però governare in un contesto economico difficile e prendere decisioni impopolari. A causa della guerra in Ucraina, l’Italia sta già affrontando la prossima recessione. I suoi sostenitori, la maggior parte dei quali proviene dalle classi medie e basse, soffriranno maggiormente per l’aumento dei prezzi dell’energia. Il disincanto minaccia quindi anche Giorgia Meloni».
La cronaca, le reazioni e le analisi da Roma e da Bruxelles nell’edizione odierna del TG:
I giornali della Svizzera francese 24 HeuresExterner Link e Tribune de GenèveExterner Link propongono dal canto loro un’analisi del politologo Dominique Reynié, dal titolo «I populismi diventano imprescindibili in Europa», in cui l’esperto traccia un parallelismo tra il risultato del partito di Giorgia Meloni in Italia e quello dell’estrema destra in Svezia.
«In realtà, gli elettori si sentono costretti a votarli perché i partiti di Governo non ammettono la legittimità di alcune preoccupazioni: la regolamentazione dei flussi migratori, l’integrazione, i problemi di sicurezza – sostiene il professore dell’Istituto di studi politici di Parigi. Se il voto della Meloni sarà confermato, il messaggio principale resterà questo nonché quello della difesa di una sorta di patrimonio immateriale: lo stile di vita italiano. Non le basi di un pensiero di estrema destra».
Mai così a destra
Per i giornali del gruppo Tamedia, l’Italia sta vivendo «una cesura storica»: dalla fine della Seconda guerra mondiale il Parlamento non è mai stato così a destra come lo sarà quello futuro.
Una cesura – prosegue il commentoExterner Link – che avrà ripercussioni anche a Bruxelles, «perché mai nella storia dell’Unione Europea un grande Paese fondatore ha avuto un Governo con tendenze di estrema destra».
«Le relazioni con Bruxelles si raffredderanno, rileva da parte sua la NZZ. Ma poiché l’Italia, fortemente indebitata, dipende dai miliardi del fondo di ricostruzione dell’UE, c’è poco spazio per serie provocazioni antieuropee o avventure di bilancio». E, viste le promesse «irrealistiche» fatte in campagna elettorale, «questo sarà il problema principale di Giorgia Meloni».
Chi è Giorgia Meloni?
La stampa elvetica si interroga anche su quale sia il vero volto di Giorgia Meloni. «È quello moderato, quasi europeista, della prima fase della campagna elettorale? Oppure quello che incarna la politica nazionalista, dal temperamento focoso e dalle molte teorie del complotto?», si chiedono i giornali del gruppo Tamedia.
Bisognerà probabilmente attendere i prossimi mesi per vederci più chiaro, anche se per il Blick non vi sono dubbi: «Non prendiamoci in giro! Giorgia Meloni è la leader di un movimento neofascista. Tra i suoi sostenitori ci sono anche violenti neonazisti, da cui lei prende le distanze solo a metà».
Più circospetto il politologo Dominique Reynié. Giorgia Meloni e il suo partito affondano le loro radici nell’estrema destra. «Ciò non significa però che sia ancora così. Il suo programma è un programma pro-europeo, pro-atlantico, di destra conservatrice».
«Siamo in una nuova fase della storia di questi populismi, che ora stanno esercitando una pressione molto forte sui sistemi politici nazionali, fino a diventare parte di una coalizione di Governo. Man mano che progrediscono, però, si normalizzano», prosegue Reynié.
L’impatto sulla guerra
In un’altra analisiExterner Link, la NZZ affronta un altro tema di primordiale importanza legato al risultato delle elezioni italiane: riuscirà il fronte europeo e atlantista a mantenere quella compattezza che finora lo ha caratterizzato per far blocco con l’Ucraina contro la Russia?
Malgrado le assicurazioni fornite fin qui da Giorgia Meloni, che si è sempre dichiarata filo-atlantista, la NZZ ne dubita: «Le elezioni italiane sono una benedizione per la Russia», titola il giornale.
Secondo l’autore dell’editoriale, contrariamente a Salvini e a Berlusconi, Giorgia Meloni «è più difficile da leggere per Mosca» e le sue dichiarazioni a favore della NATO non sono piaciute alla Russia. Allo stesso tempo, però, il Cremlino «può sperare che Giorgia Meloni sottoponga l’UE a uno stress test nel caso in cui diventi effettivamente prima ministra. La leader di Fratelli d’Italia è probabilmente atlantista, ma non molto europea nel senso ‹tradizionale› del termine. Il suo sguardo è rivolto più all’Ungheria che a Parigi, Berlino o Bruxelles. Questo comporta un potenziale di conflitto».
La Russia – prosegue l’articolo – ha quindi «buone probabilità che l’Italia torni a essere quello che Winston Churchill definì il ‹ventre molle› dell’Europa, e quindi una porta d’accesso per gli ambienti che non sono ben disposti verso il Vecchio continente. Non sembra che la classe dirigente italiana ne sia davvero consapevole».
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