“Con guerra commerciale meno 27% export in Usa, bisogna trattare”

Una guerra commerciale con gli Stati Uniti causerebbe un crollo del 27% delle esportazioni elvetiche nel paese di Donald Trump, con un impatto dello 0,5% sul prodotto interno lordo (Pil) elvetico.
(Keystone-ATS) È la conclusione cui giunge uno studio dell’Institut für Schweizer Wirtschaftspolitik (IWP), istituto di politica economica dell’Università di Lucerna, che invita a concludere accordi con Washington: sarebbero vantaggiosi per tutti, affermano gli esperti.
Quello indicato è infatti solo uno dei sei scenari schizzati da IWP in collaborazione con due altre entità, la prima austriaca (Österreichische Institut für Wirtschaftsforschung, WIFO) e la seconda tedesca (Kiel Institut für Weltwirtschaft, IfW). Gli altri cinque prevedono: un accordo di libero scambio totale con la soppressione dei dazi (avrebbe come conseguenza +77% export svizzero, +1,3% Pil), un’intesa ampia ma senza rinuncia a tariffe (+70% export, +1,25%), un accordo pragmatico alla stregua di quelli Aels, senza l’agricoltura (+39%, +0,7%), una convenzione mirata a ridurre il deficit americano nel commercio dei beni (+28%, +0,5%).
“Gli Stati Uniti non sono solo il nostro più importante mercato di esportazione al di fuori dell’Europa, ma anche un mercato chiave per il futuro dell’economia svizzera”, afferma il direttore dell’IWP Christoph Schaltegger, citato in un comunicato. “Un accordo commerciale non porterebbe solo benefici economici, ma invierebbe anche un segnale di stabilità e cooperazione”
“Donald Trump è un negoziatore e un’escalation dei dazi a lungo termine è dannosa per lui”, argomenta Martin Mosler, co-autore dello studio, a sua volta citato nel documento per la stampa. “La Svizzera ha bisogno di un’offerta negoziale in tempi rapidi. Noi forniamo opzioni che non solo hanno senso dal punto di vista economico per tutte le parti, ma sono anche politicamente realizzabili”.
Secondo IWP per tutte le liberalizzazioni commerciali proposte i benefici economici sarebbero di ampia portata, sia a livello regionale che settoriale. Rami chiave come l’industria farmaceutica e l’ingegneria meccanica registrerebbero una crescita particolarmente forte, ma anche il turismo e il comparto sociale ne beneficerebbero. Allo stesso tempo, tutte le regioni del paese ne trarrebbero vantaggio: Zurigo in particolare grazie al suo settore dei servizi, ma anche Ginevra, la Svizzera orientale e la Svizzera nord-occidentale grazie alle loro industrie orientate all’esportazione. Gli accordi sarebbero favorevoli anche per gli Stati Uniti: non solo aumenterebbero il Pil in generale, ma favorirebbero pure settori politicamente importanti per Trump, come l’industria automobilistica o quella mineraria, come pure l’agricoltura.