Ferita durante l’esplosione a Beirut, chi è l’ambasciatrice svizzera in Libano?
L’ambasciatrice svizzera a Beirut, Monika Schmutz Kirgöz, è stata ferita nell’esplosione. Chi è la nostra donna in Libano? Nata a Basilea, ha esperienza in luoghi di crisi, è considerata affabile e capace di imporsi.
Le foto mostrano dei locali devastati: anche l’ambasciata svizzera a Beirut è stata danneggiata dall’esplosione di martedì. L’ambasciatrice Monika Schmutz Kirgöz e un impiegato locale sono rimasti leggermente feriti.
“Al momento dell’esplosione ero nel mio ufficio. L’onda d’urto mi ha colpita e mi ha letteralmente lanciato attraverso la stanza”, ha scritto l’ambasciatrice in un comunicato.
Schmutz Kirgöz ha poi raggiunto a piedi un vicino ospedale, accompagnata dai colleghi: “Tutta la strada era un tappeto di sangue e vetri rotti”. Lei sta relativamente bene, considerando le circostanze.
Mercoledì ha ripreso a lavorare, anche se in un luogo diverso. L’ambasciata resterà chiusa per il momento. È scattata la modalità crisi: l’ambasciata sta verificando in che modo la Svizzera può aiutare concretamente il Libano.
Un carattere amichevole che affronta i problemi di petto
È un’ulteriore sfida che si aggiunge al già voluminoso dossier dell’ambasciatrice. Crisi dei rifugiati, proteste di massa contro il governo, crisi economica, povertà, fame, strette misure contro la diffusione del coronavirus – il Paese non ha un momento di tranquillità da mesi. E neanche Schmutz Kirgöz: recentemente le proteste hanno avuto luogo davanti alla sua ambasciata. I manifestanti chiedevano che i conti bancari in Svizzera dell’élite corrotta fossero bloccati e il denaro restituito alla popolazione libanese.
La basilese, che ha raggiunto il corpo diplomatico nel 1996, ha esperienza con le crisi. Con missioni in Israele e Turchia, è abituata a lavorare in Paesi continuamente al centro di tensioni regionali. La sua esperienza e competenza sono molto apprezzate dai colleghi.
Il Ministero degli esteri svizzero (DFAE) ha inviato giovedì degli specialisti in Libano. Gli specialisti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) provengono dai settori dell’edilizia, della logistica e della comunicazione. Verificheranno la stabilità degli edifici della città, che è stata ampiamente distrutta. Presteranno particolare attenzione agli edifici pubblici come gli ospedali e le scuole.
La Svizzera fornisce inoltre un aiuto d’urgenza alla Croce Rossa libanese per un importo di 500’000 franchi.
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Schmutz Kirgöz è popolare anche per altri aspetti: è determinata, ha un carattere aperto e sicuro e sa affrontare i problemi di petto, dicono di lei altri diplomatici.
Un’ambasciatrice atipica che “sa parlar chiaro”
In Libano, dove guida la missione elvetica da tre anni, i suoi compiti toccano molteplici aspetti: aiuto umanitario, sviluppo e cooperazione, diritti umani, migrazione, politica, cultura – la 51enne è impegnata ovunque. La sua tipica giornata di lavoro dura spesso 16 ore. La sua dedizione è molto apprezzata a Berna: nel 2018, l’allora presidente della Confederazione Alain Berset ha visitato l’ambasciata.
“È un’ambasciatrice piuttosto atipica perché sa parlar chiaro”.
Fabian Molina, deputato al parlamento federale
I due Paesi hanno una relazione molto stretta; prima della guerra, il Libano era anche chiamato “la Svizzera del Medio Oriente”. Attualmente 1’500 cittadini elvetici vi risiedono.
Schmutz Kirgöz è anche una persona affabile. A differenza di altri ambasciatori, non ha reticenze a esprimersi nei media. “È un’ambasciatrice piuttosto atipica perché sa parlar chiaro”, ha detto di lei il consigliere nazionale Fabian Molina.
Il politico socialista, che in parlamento si sta battendo contro i fondi dei potentati libanesi custoditi nei conti svizzeri, ha visitato l’ambasciata a Beirut lo scorso ottobre. Ha ritenuto Schmutz Kirgöz un’ambasciatrice con buone connessioni e competente. “Inoltre, è una delle poche donne in una scena a grande prevalenza maschile e sa come imporsi”. Solo un quarto dei 110 responsabili di missione con titolo di ambasciatore sono donne.
Schmutz Kirgöz si considera una femminista e la promozione delle pari opportunità le sta molto a cuore. È anche la prova che le donne possono unire carriera e famiglia: è sposata e ha due figli.
L’articolo è apparso il 5 agosto 2020 nell’Aargauer Zeitung, testata del gruppo CH-Media.
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