Risarcimenti Glencore, pressioni sulla Svizzera per destinare fondi alla RDC
Il Ministero pubblico della Confederazione ha multato il gruppo Glencore per 2 milioni di franchi e ha ordinato il pagamento di 150 milioni di dollari come risarcimento per atti di corruzione avvenuti nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Un parlamentare svizzero si è unito alle richieste delle ONG congolesi affinché almeno una parte di questa somma sia destinata alla RDC invece di rimanere nelle casse elvetiche.
Dopo un’indagine durata quattro anni, il 5 agosto 2024 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha emesso un decreto d’accusaCollegamento esterno contro Glencore, multinazionale del commercio di materie prime con sede nel cantone di Zugo. Il MPC ha giudicato Glencore colpevole di non aver adottato le misure necessarie per prevenire alcuni casi di corruzione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).
La procura federale ha stabilito che nel 2011 furono pagate delle tangentiCollegamento esterno per l’acquisizione di diritti minerari nella RDC. Le indagini del MPC hanno rivelato che circa 26 milioni di dollari provenienti da conti svizzeri furono trasferiti a un imprenditore vicino al governo congolese. Di questi, circa 10 milioni di dollari vennero consegnati in contanti direttamente al più stretto consigliere per le questioni minerarie del presidente in carica all’epoca, Joseph Kabila.
Il MPC è l’organo federale incaricato di indagare e perseguire reati contro lo Stato federale e gestisce i procedimenti giudiziari relativi a crimini internazionali ed economici. Le indagini del MPC hanno confermato che grazie a queste tangenti Glencore ottenne condizioni economiche vantaggiose nella fusione – annunciataCollegamento esterno nel luglio 2013 – di due società minerarie di rame e cobalto, in cui detiene una partecipazione maggioritaria.
Contando l’ultima multa emessa in Svizzera ad agosto, Glencore ha pagato almeno 1,7 miliardi di dollari per chiudere procedimenti legali relativi a corruzione e concussione in diversi Paesi.
Nel 2022 la società si era dichiarata colpevole di corruzione e manipolazione dei prezzi di mercato negli Stati UnitiCollegamento esterno e nel Regno UnitoCollegamento esterno, ammettendo di aver pagato tangenti per assicurarsi contratti in Sud Sudan, Nigeria, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale, Brasile, Venezuela e RDC.
L’ex responsabile del settore petrolifero di Glencore, Alex Beard, e altri cinque ex dipendenti della compagnia svizzera saranno processati in un tribunale del Regno Unito nel 2027 con vari capi d’accusa di corruzione in Nigeria e Camerun.
Sanzioni ridotte per cooperazione
A Glencore è stato riconosciuto come attenuante il fatto di aver collaborato con le autorità fiscali svizzere durante l’inchiesta, ottenendo così una sanzione ridotta, secondo il MPC. Ciononostante, la società ha dichiaratoCollegamento esterno: “Glencore non accetta le conclusioni del MPC, ma ha deciso di non impugnare il decreto d’accusa per chiudere la questione”.
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I procuratori svizzeri come i grandi inquisitori?
Dal momento che Glencore ha deciso di non opporsi al decreto d’accusaCollegamento esterno, questo è diventato una sentenza penale definitiva ed esecutiva, anche se non c’è stato un processo in tribunale. La Svizzera è infatti l’unico Paese al mondo in cui i procuratori possono emettere una sentenza senza l’intervento di un giudice. Il decreto d’accusa funziona come una “proposta di verdetto”: se l’imputato non si oppone entro dieci giorni, il decreto diventa una sentenza definitiva.
Il decreto d’accusa è una procedura scritta semplificata, senza udienza pubblica davanti a un tribunale ordinario. Viene emanato direttamente dal procuratore, ma l’imputato ha il diritto di opporsi e richiedere una valutazione giudiziaria.
I decreti d’accusa sono formulati per iscritto e non includono una giustificazione delle ragioni che hanno portato alla decisione. Circa il 90-98% delle cause penali in Svizzera viene risolto in questo modo, sebbene la procedura sia generalmente riservata ai reati meno gravi.
Secondo la legge svizzeraCollegamento esterno, i procuratori, incluso il Ministero pubblico della Confederazione Collegamento esterno(MPC), possono imporre pene detentive fino a sei mesi, oltre a multe e sanzioni. Il MPC ha anche il potere di sequestrare beni finanziari, senza limiti sul loro valore.
Un miliardo di dollari in entrate pubbliche mancate
I tre accordi minerari che coinvolgono Glencore hanno privato la popolazione della RDC di quasi 1 miliardo di dollari in entrate pubbliche, ma il risarcimento ricevuto dal Paese è molto più esiguo.
Glencore ha infatti versato 180 milioni di dollari al governo della RDC a dicembre 2022, come parte di un accordo per risolvere tutte le controversie legate a presunti atti di corruzione tra il 2007 e il 2018. Questo accordoCollegamento esterno copre ogni possibile richiesta di risarcimento che potrebbe derivare da quegli episodi, chiudendo così tutte le questioni legali legate alle operazioni di Glencore nella RDC in quel periodo.
Si tratta di una soluzione criticatCollegamento esternoa nel Paese africano, perché non sono stati resi pubblici né i termini dell’accordo, né come siano stati impiegati i fondi ricevuti.
“Glencore si è garantita l’immunità permanente da tutte le accuse di corruzione in modo poco trasparente”, ha spiegato Mouna Algelly, consulente legale dell’ONG svizzera Public EyeCollegamento esterno, un’organizzazione che si batte contro l’arricchimento economico della Svizzera ottenuto a scapito di altri Paesi.
“La vittima non è la Svizzera”
In seguito all’ordine di risarcimento di 150 milioni di dollari emesso dal MPC contro Glencore, 14 ONG congolesi si sono rivolte al Parlamento svizzero: “Le vittime della corruzione legata alle attività di Glencore nella Repubblica Democratica del Congo hanno diritto a un risarcimento. Le organizzazioni della società civile chiedono l’intervento dell’Assemblea federale svizzera”, si legge in un post Collegamento esternosu X.
#RDCCollegamento esterno : Les victimes de la #corruptionCollegamento esterno liée aux activités de #GlencoreCollegamento esterno en R.D #CongoCollegamento esterno ont droit à une indemnisation. Les organisations de la #sociétéCollegamento esterno civile demandent l’implication de l’#AssembléeCollegamento esterno #FédéraleCollegamento esterno #SuisseCollegamento esterno @AmbSuisseRDCCollegamento esterno @USAmbDRCCollegamento esterno @ConstantMutambaCollegamento esterno @publiceye_chCollegamento esterno @PWYPtweetsCollegamento esterno pic.twitter.com/pQTuOF2gNuCollegamento esterno
— OEARSE RDC (@OearseRdc) September 21, 2024Collegamento esterno
“Bisogna partire dal presupposto che gli eventi per i quali Glencore è stata giudicata colpevole si sono svolti nella RDC. Ciò significa che la corruzione ha privato il popolo congolese di fondi che dovevano essere destinati a loro”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch Jean-Claude Katande, presidente dell’Associazione africana per i diritti umani, unaCollegamento esterno delle 14 organizzazioni che hanno firmato la lettera per Berna. “La vittima diretta degli atti imputati a Glencore non è la Svizzera, ma la RDC”.
“Speriamo che la Svizzera impieghi almeno parte del risarcimento richiesto a Glencore per finanziare investimenti sociali, come scuole o ospedali, nelle comunità della RDC colpite dagli atti di corruzione emersi dall’indagine svizzera”, ha aggiunto Katande al telefono. “La corruzione è un attacco alla democrazia e ai diritti umani perché priva i governi dei mezzi necessari per migliorarli”.
Un parlamentare svizzero si è unito alle richieste delle ONG di destinare parte del risarcimento alla RDC. Christian Dandrès, deputato per il cantone di Ginevra e membro del Partito socialista, ha presentatoCollegamento esterno un postulatoCollegamento esterno in cui chiede al governo di adottare misure per far sì che i beni confiscati e i risarcimenti imposti alle multinazionali con sede in Svizzera per reati commessi all’estero vadano a beneficio delle popolazioni dei Paesi in cui tali reati sono stati commessi.
Secondo Dandrès, la Svizzera dovrebbe ripensare il modo in cui gestisce simili casi di corruzione. Un Paese dovrebbe poter ricevere parte dei risarcimenti anche se non ha contribuito alle indagini o al procedimento giudiziario che hanno portato alle sanzioni, ha aggiunto. “Il Consiglio Federale dovrà anche valutare la possibilità di destinare questi fondi a progetti umanitari di sviluppo o per i diritti umani, che siano gestiti dalla società civile di questi Paesi o attraverso una cooperazione bilaterale o internazionale”, ha affermato a SWI.
638 milioni di franchi di risarcimenti
In una rispostaCollegamento esterno parlamentare a Dandrès, il governo svizzero ha dichiarato che negli ultimi dieci anni il MPC ha condannato nove società in procedimenti di responsabilità aziendale legati alla corruzione di funzionari pubblici stranieri, per un totale di di 638 milioni di franchi richiesti come risarcimento. Al momento questi fondi rimangono nelle casse dello Stato svizzero.
Secondo Dandrès è tempo che questo cambi: “È importante iniziare a discutere su come contribuire a un miglior equilibrio [riguardo alla destinazione] di somme raccolte in seguito ad atti corruttivi commessi dalle nostre aziende all’estero”, ha affermato. “So che siamo solo all’inizio e che la lobby del commercio di materie prime in Svizzera è potente, ma anche in quei settori si cercano soluzioni per ripulire l’immagine del Paese”.
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“È la prima volta che i congolesi vedono quanto denaro va ai loro governi”
Il voto all’Assemblea federale
Dandrès adesso dovrà aspettare fino al prossimo anno per conoscere l’esito del suo postulatoCollegamento esterno, depositato il 25 settembre. Il Consiglio federale dovrebbe prendere posizione entro la fine di novembre.
“Visto che il testo non sarà messo ai voti fino alla sessione primaverile o quella estiva, il gruppo parlamentare dell’Unione Democratica di Centro (UDC) non prenderà una decisione riguardo a questa proposta fino al prossimo anno”, ha affermato Thomas Aeschi, presidente della Commissione dell’economia e dei tributi Collegamento esternodel Consiglio Nazionale e del gruppo parlamentare dell’UDC, il partito con più seggi nell’Assemblea federale.
Dandrès rimane ottimista. “Ho fiducia nel cambiamento e c’è molto da valutare per evitare che questi fondi finiscano di nuovo nelle mani di regimi corrotti. Intanto iniziamo la discussione”.
Articolo a cura di Lindsey Johnstone/vm
Traduzione di Vittoria Vardanega
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