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Tagli agli aiuti esteri, qual è la posizione della Svizzera?

Un contadino in un campo di mais.
La Svizzera chiude i progetti di aiuto in Zambia. EPA/CHONA MWEMBA

Gli Stati Uniti hanno deciso di congelare tutte le spese destinate agli aiuti esteri, mentre il presidente Donald Trump sta cercando di smantellare la principale agenzia umanitaria del Paese. Questa decisione ha avuto un impatto anche sulla Svizzera, che ha iniziato a ridurre considerevolmente il proprio bilancio per lo sviluppo internazionale, con tagli che ammontano a centinaia di milioni di franchi.

Questo scenario ha scatenato l’indignazione dei gruppi umanitari. Dove si colloca la Svizzera nel confronto internazionale? 

Nel mese di maggio 2024, il Governo svizzero ha richiesto un finanziamento di 11,27 miliardi di franchi per sostenere le proprie ambizioni di sviluppo internazionale nel periodo compreso tra il 2025 e il 2028. Tuttavia, il Parlamento ha fissato un limite massimo di spesa pari a 11,12 miliardi di franchi. Per il periodo 2021-2024, il bilancio per gli aiuti esteri era stato di 11,25 miliardi di franchi svizzeri. 

A causa dei crescenti costi legati alla pandemia di Covid-19, alla crisi energetica globale e alla guerra in Ucraina, il Parlamento ha deciso di diminuire ulteriormente le spese previste per il 2025, riducendo il bilancio di 110 milioni di franchi. Per gli anni successivi, dal 2026 al 2028, sono previsti altri tagli pari a circa 321 milioni di franchi. 

In particolare, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha visto ridursi il proprio budget nell’ultimo anno di 140 milioni di franchi, passando da 2,16 miliardi a 2,04 miliardi di franchi nel 2025. Questa riduzione comporterà la chiusura, entro la fine del 2028, dei programmi della DSC in Albania, Bangladesh e Zambia. 

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Impatto dei tagli al budget

Il blocco degli aiuti allo sviluppo deciso dagli Stati Uniti sta già avendo delle ripercussioni anche sulle ONG svizzere. L’organizzazione umanitaria della Chiesa evangelica riformata svizzera ha annunciato che più di 100 dipendenti saranno licenziati. Inoltre, alcuni progetti in Ucraina, Etiopia e Repubblica Democratica del Congo saranno chiusi. 

Anche l’ONG Terre des hommes, con sede a Losanna, dovrà fare i conti con una perdita di 10 milioni di dollari di contributi annuali provenienti dagli Stati Uniti. Questo impatterà negativamente su progetti in nove Paesi, con circa 1,5 milioni di beneficiari che perderanno quello che è stato definito “un sostegno vitale”, come dichiarato dalla stessa organizzazione di aiuto all’infanzia. 

La Svizzera, dal canto suo, sta rivedendo i progetti di sviluppo che gestisce in collaborazione con l’USAID. Un portavoce del Dipartimento degli affari esteri elvetico ha comunicato all’emittente pubblica svizzera di lingua francese RTS che tra i programmi coinvolti ci sono iniziative di sviluppo in Mali, Serbia e Kosovo, per un totale di investimento di 14 milioni di franchi svizzeri. 

Anche se i tagli agli aiuti esteri della Svizzera non sono così severi come quelli imposti dagli Stati Uniti, avranno comunque delle ripercussioni significative sull’impegno del Paese nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.  

A partire dal 2025, la Svizzera interromperà i suoi contributi alle organizzazioni internazionali UNAIDS, UNESCO e al Partenariato globale per l’educazione. Quest’anno, i finanziamenti a tutte le organizzazioni multilaterali, tra cui il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUS), l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile (UN Women) e l’UNICEF, sono stati ridotti di 30 milioni di franchi. 

Inoltre, anche il sostegno finanziario diretto alle ONG subirà una riduzione del 7,5%. Di conseguenza, questi gruppi umanitari riceveranno meno fondi per le loro attività di sviluppo sul campo, dal momento che la Svizzera, insieme ad altri Paesi, sta riducendo o chiudendo numerosi progetti di aiuto. 

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Come hanno reagito le ONG?

“Alla fine si tratta di vite perse che avremmo potuto salvare, di un rallentamento dello sviluppo e di una minore resistenza al cambiamento climatico nei Paesi beneficiari”, ha dichiarato a Swissinfo.ch Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud. 

“Altri Paesi che hanno tagliato i budget per lo sviluppo, come Francia e Germania, stanno affrontando gravi problemi economici. La Svizzera, al contrario, è un Paese molto ricco, e questa crisi di bilancio è inventata”, ha aggiunto Missbach, facendo riferimento al rigido meccanismo di contenimento del debito svizzero, noto come freno all’indebitamento, che impone limiti alla spesa nazionale. 

Il congelamento degli aiuti allo sviluppo deciso dagli Stati Uniti “non era previsto, non era stato pianificato. ‘Puff’, ed è tutto finito. Tutto ciò è davvero estremo. Non mi era mai capitato in 35 anni di lavoro umanitario”, ha dichiarato Barbara Hintermann, direttrice di Terre des hommes, sempre in un’intervista alla RTS. 

A novembre, Catherine Schümperli Younossian, segretaria generale della Federazione ginevrina per la cooperazione e lo sviluppo, ha dichiarato a Swissinfo.ch: “A poco a poco stanno riducendo gli aiuti ai Paesi più poveri. Ma la stabilità del mondo dipende anche dall’inclusione dei Paesi emergenti”. 

Confronto globale

Negli ultimi tempi, diversi Paesi, tra cui la Germania, la Gran Bretagna, la Svezia e la Francia, hanno deciso di ridurre i bilanci destinati agli aiuti umanitari e allo sviluppo. Questa tendenza è stata determinata da una combinazione di fattori, tra cui un inasprimento dei sentimenti sociali verso le persone straniere ed immigrate, difficoltà economiche interne e il desiderio di aumentare le spese per la difesa in seguito alla guerra in Ucraina. 

“Con il rallentamento della crescita e l’aumento del costo del debito, i Paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare ulteriori pressioni fiscali e un crescente rischio di sofferenza del debito”, ha dichiarato l’anno scorso Mathias Cormann, segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). “Le sfide strutturali a lungo termine, come il cambiamento climatico e le crescenti disparità economiche e sociali, stanno aggravando queste pressioni”. 

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è spinto oltre, sospendendo per 90 giorni tutti i progetti di aiuto all’estero e minacciando di bloccare l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID). 

Le Nazioni Unite hanno fissato l’obiettivo che i Paesi sviluppati spendano lo 0,7% della loro ricchezza nazionale in “assistenza ufficiale allo sviluppo” (APS). Ma nel 2023, solo cinque Paesi hanno raggiunto questo obiettivo mentre la spesa media era pari allo 0,37% del reddito nazionale lordo. Il reddito nazionale lordo (RNL) è considerato una misura migliore della ricchezza nazionale rispetto al prodotto interno lordo (PIL), in quanto tiene conto del reddito derivante dagli investimenti all’estero di aziende e privati. 

Secondo l’OCSE, nel 2023, ultimo dato disponibile, la Svizzera ha speso lo 0,6% del suo RNL in progetti di sviluppo all’estero, ovvero 4,69 miliardi di franchi. Questo dato colloca la Svizzera al settimo posto tra le nazioni più generose, non lontano dall’obiettivo dello 0,7% fissato dalle Nazioni Unite. Nel 2022, la Svizzera ha contribuito agli aiuti allo sviluppo con lo 0,56% del suo RNL. 

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Come vengono utilizzati i fondi svizzeri

L’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) è definito come il sostegno finanziario che i Paesi donatori forniscono per il miglioramento di vari settori, tra cui sanità, istruzione, servizi igienici, educazione e infrastrutture. Gli aiuti vengono generalmente erogati sotto forma di sovvenzioni o prestiti a condizioni agevolate. 

Anche l’aiuto umanitario d’emergenza, destinato ad alleviare gli effetti delle catastrofi, è incluso nella contabilità dell’APS, ma l’assistenza militare non rientra in questa categoria. 

La maggior parte dei contributi svizzeri all’APSCollegamento esterno (2,54 miliardi di franchi nel 2023) è fornita dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Anche il Segretariato di Stato per l’economia (Seco) fornisce fondi per lo sviluppo (389 milioni di franchi nel 2023) per sostenere le imprese con obiettivi ecologici e sociali, per rafforzare le istituzioni pubbliche e per progetti infrastrutturali nei Paesi destinatari. 

Altre agenzie governative, cantoni e comuni svizzeri hanno contribuito con 450 milioni di franchi svizzeri all’aiuto pubblico allo sviluppo. 

Una parte crescente dell’APS, infine, viene utilizzata in Svizzera per contribuire all’accoglienza e all’integrazione dei richiedenti asilo. Questa quota è aumentata al 28% della spesa totale dell’APS nel 2023, pari a 1,3 miliardi di franchi. 

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A cura di Balz Rigendinger/ac

Tradotto dall’inglese da Riccardo Franciolli

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