Tensioni Iran-Israele, il ruolo da intermediario della Svizzera si riduce
Nonostante il suo mandato come potenza protettrice per gli Stati Uniti in Iran, la Svizzera non ha la necessaria influenza per allentare le tensioni in Medio Oriente.
L’attacco senza precedenti del 13 aprile, con missili e droni, lanciato dall’Iran contro Israele in rappresaglia a un presunto bombardamento israeliano sull’ambasciata iraniana in Siria, ha ulteriormente inasprito le tensioni in Medio Oriente.
L’Iran afferma di aver notificato il lancio dell’attacco 72 prima alla Turchia, alla Giordania, all’Iraq e anche agli Stati Uniti. Tuttavia, Washington sostiene di essere stata informata dalla Svizzera (che rappresenta gli interessi diplomatici statunitensi in Iran) solo quando i bombardamenti erano già in corso.
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Da noi contattato, il Dipartimento federale degli affari esteri svizzero (DFAE) ha risposto con un no comment.
“Il DFAE non commenta le attività legate ai suoi mandati da potenza protettrice”, ha indicato per e-mail il portavoce Pierre-Alain Eltschiger.
“La Svizzera condanna fermamente gli attacchi coordinati dell’Iran contro Israele”, ha twittato il ministero degli esteri Ignazio Cassis domenica mattina, sottolineando che quanto avvenuto “aumenta in modo significativo i rischi per la regione”.
Mandato come potenza protettrice
La Svizzera rappresenta gli interessi statunitensi in Iran fin dalla crisi degli ostaggi all’ambasciata americana di Teheran, tra il 1979 e il 1981. Come potenza protettrice, permette ai due Stati di mantenere relazioni consolari e contatti diplomatici, seppur minimi. La sezione degli interessi esteri dell’ambasciata svizzera a Teheran gestisce tutti gli affari consolari in Iran, tra cui richieste di passaporti, cambiamento di stato civile e protezione consolare per cittadini e cittadine statunitensi. In cambio di questi servizi, Berna invia a Washington una fattura di circa 2 milioni di franchi all’anno, secondo un rapporto del 2012 del Centro per gli studi sulla sicurezza del Politecnico federale di Zurigo (ETH).
Fedele alla sua tradizione nei buoni uffici, la Svizzera svolge anche il ruolo di mediatrice. Per esempio, ha fornito assistenza nello scambio di prigionieri tra l’Iran e gli Stati Uniti. A far le veci dell’Iran negli USA è invece il Pakistan.
La Svizzera rappresenta inoltre gli interessi iraniani in Egitto e Canada. Ha inoltre rappresentato gli interessi dell’Arabia Saudita in Iran – e viceversa – dal 2018. Tuttavia, a partire dall’anno scorso, la Svizzera è stata sempre più messa da parte nella regione, con la decisione dei due Paesi di riprendere le relazioni.
La Svizzera ha iniziato a svolgere funzioni di potenza protettrice nel XIX secolo: durante la guerra franco-tedesca del 1870-1871 ha tutelato gli interessi del Regno di Baviera e del Granducato di Baden in Francia, ma ha assunto mandati in qualità di potenza protettrice anche durante la Prima guerra mondiale.
Nel corso della Seconda guerra mondiale, grazie alla sua neutralità, è diventata la potenza protettrice per eccellenza rappresentando gli interessi di 35 Stati tramite più di 200 mandati singoli tra cui quelli di alcune delle grandi potenze coinvolte nella guerra. Tra il 1948 e il 1973 il numero di tali mandati ha oscillato tra 4 e 24.
Oggi ne detiene sei: per gli Stati Uniti in Iran (dal 1980), per l’Iran in Egitto (dal 1979), per l’Arabia Saudita in Iran (dal 2018), per l’Iran in Canada (dal 2019), per la Russia in Georgia (dal 2008) e per la Georgia in Russia (dal 2009).
Fonte: DFAECollegamento esterno
Il 10 marzo 2023, l’Iran e l’Arabia saudita hanno infatti annunciato l’intenzione di ripristinare le relazioni diplomatiche dopo la mediazione cinese. Teheran ha revocato il mandato della Svizzera per l’Arabia saudita a partire dall’agosto del 2023, ma Riyad non ha ancora formalmente fatto lo stesso.
Ruolo di secondo piano
Nonostante le decennali relazioni da intermediaria con l’Iran, la Svizzera non è più un partner chiave.
“La Svizzera svolge un ruolo come intermediaria ufficiale, ma la situazione attuale è così tesa e la posta in gioco così alta che molti dei contatti più importanti sono effettuati direttamente e bilateralmente”, spiega Cyrus Schayegh, professore di storia e politica internazionali al Graduate Institute di Ginevra.
Per esempio, il Financial Times ha rivelato che la diplomazia statunitense ha condotto colloqui segreti con l’Iran in gennaio riguardo a un potenziale cessate il fuoco a Gaza e al passaggio sicuro dei trasporti marittimi attraverso il Mar Rosso. È stato il primo negoziato in otto mesi condotto di persona, anche se le due parti erano sedute in stanze separate con il corpo diplomatico dell’Oman che trasmetteva i messaggi.
Ciò mette in evidenza un altro fattore che limita l’influenza svizzera sull’Iran: la volontà degli attori della regione – come Oman, Qatar e Turchia – di intervenire quando necessario per mantenere la pace. La Svizzera non è più la sola a svolgere un ruolo di mediazione.
“Ci sono diversi attori nel Golfo per i quali è vitale che le relazioni tra Stati Uniti e Iran non degenerino, poiché si ritroverebbero nel fuoco incrociato. Hanno inoltre dei contatti in Iran di cui la Svizzera potrebbe non disporre”, precisa Schayegh.
Secondo il professore, l’Iran terrà aperto il canale svizzero di comunicazione poiché Washington si fida della Confederazione. La natura limitata di cosa la diplomazia svizzera può e vuole fare riflette la sfida più ampia dell’essere “un’eccezionale mediatrice tra terze parti”.
“Anche durante una crisi, le problematiche più quotidiane e di livello inferiore non spariscono. Mi aspetto che la Svizzera continuerà a svolgere il suo ruolo in questo ambito, anche se non è un ruolo cruciale “, dice Schayegh.
La Confederazione ha tentato di ottenere più influenza con l’Iran attraverso un sostegno in ambito commerciale. La Tabella di marcia Svizzera-IranCollegamento esterno garantisce l’accesso dell’Iran all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Berna ha anche firmato un accordo commerciale umanitario con Teheran nel 2020 che ha permesso alle aziende svizzere di inviare medicine e altri beni di prima necessita in Iran, nonostante le sanzioni statunitensi. Tuttavia, la Svizzera non è riuscita a imporsi come un ponte verso i mercati e gli investimenti occidentali.
“Non è un attore economico abbastanza grande nei settori che interessano l’Iran. Ad esempio, le società petrolifere in Italia e in Francia vogliono fare business nel Paese”, indica il professore. “Un’altra ragione è che l’Iran ha effettuato la decisione strategica di ridurre i legami economici con l’Europa e sta ora guardando all’Asia”.
A cura di Virginie Mangin
Traduzione Zeno Zoccatelli
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