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Al via il processo sulla strage di bambine di Southport

Keystone-SDA

Prima udienza introduttiva oggi dinanzi alla Liverpool Crown Court del processo al 18enne Axel Rudakubana, imputato per l'atroce strage di bambine perpetrata a coltellate in estate a Southport, nell'Inghilterra del nord, nell'orrore dell'opinione pubblica britannica.

(Keystone-ATS) All’eccidio era seguita poi in agosto un’ondata di diffusi disordini islamofobi e anti-immigrazione che rischiarono di mettere a ferro e fuoco varie città del Regno.

Rudakubana, minorenne al momento dei fatti, ma la cui identità è stata resa comunque pubblica infine dai giudici, deve rispondere di triplice omicidio per aver ucciso il 29 luglio scorso senza alcuna ragione Bebe King, di 6 anni, Elsie Dot Stancombe, di 7, e Alice da Silva, di 9, mentre partecipavano a un saggio di danza ispirato alle canzoni dell’amata popstar americana Taylor Swift in un centro ricreativo della località di mare di Southport, vicino a Liverpool.

Il ragazzo deve anche rispondere di tentato omicidio plurimo per aver ferito con fendenti di coltello altre 8 bambine e due adulti, inclusa una insegnante che cercavano di difenderle. Ed è accusato altresì di possesso di ricina, una sostanza tossica, e di avere un manuale di addestramento di Al Qaida: imputazioni rivelate solo più tardi, che gli sono valse a mesi di distanza la contestazione aggiuntiva dell’aggravante della violazione della legge sul terrorismo pur in assenza di moventi ideologici evidenti. Il processo durerà un paio di mesi.

In apertura di udienza Axel Rudakubana, arrestato di fatto in flagrante, si è dichiarato colpevole di tutti i reati contestati. Ammissione che potrebbe valergli qualche beneficio marginale sulla severità della pena nella sentenza finale.

A innescare i cosiddetti ‘riots’ di agosto seguiti alla sua cattura – senza precedenti nel Regno Unito da anni in tali dimensioni e violenza, e sfociati in centinaia di arresti e condanne – era stata una pioggia di sospetti sulla trasparenza delle indagini. Sospetti rilanciati fra gli altri sui social da Nigel Farage, leader populista di Reform UK, e da Elon Musk con voci, in parte rivelatesi false, sulla sua identità, allora sconosciuta al pubblico. Il killer era stato infatti additato da più parti come musulmano e richiedente asilo immigrato illegalmente sull’isola, sebbene in realtà sia un cittadino britannico nato in Galles da genitori ruandesi, senza legami etnico-familiari con l’Islam.

L’accaduto innescò anche roventi polemiche politiche contro il governo laburista di Keir Starmer, che replicò accusando “l’estrema destra” di diffondere fake news per ragioni strumentali e di sobillare disordini violenti cavalcati in particolare da “gang di teppisti” contro alloggi di migranti o moschee. Accuse respinte da Farage, secondo cui ad alimentare il sospetto “della gente” sarebbe stato al contrario il silenzio iniziale di governo e polizia sugli indizi a carico di Rudakubana relativi all’uso di “metodi terroristici”.

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