Prospettive svizzere in 10 lingue

Jo Fahy

Giornalista multimedia britannica trasferitasi in Svizzera nel 2010, Jo ha lavorato in TV, radio e online. Guida un team di videogiornalisti, grafici, designer, data journalist e community developer ed è specializzata in social media. Abbreviazione: jf

Gente tiene in mano una scheda elettorale durante una votazione all aperto.

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Come votereste in Svizzera?

Questo contenuto è stato pubblicato al Non tutti i nostri lettori hanno la possibilità di votare in Svizzera. Ma vi offriamo la possibilità di esprimere le vostre opinioni.

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La Svizzera in tasca: swissinfo.ch lancia una nuova app

Questo contenuto è stato pubblicato al Disponibile in dieci lingue, l’applicazione permette di essere informati su ciò che accade in Svizzera, attraverso notizie d’attualità, reportage e approfondimenti. I contenuti sono adeguati a una formato mobile, dagli smartophone ai tablet, in modo da meglio rispondere alle necessità di un pubblico in movimento. L’applicazione offre anche una vasta scelta di video e fotografie…

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Benvenuti su Nouvo, le video-news per i giovani

Questo contenuto è stato pubblicato al “Nouvo news”, ovvero un altro modo di fare informazione. La caratteristica? L’attualità è raccontata in video di un minuto, sottotitolati – così da poter essere guardati in ogni situazione – e pubblicati su Twitter e Facebook. Il tutto nel rispetto delle regole di imparzialità che caratterizzano il servizio pubblico. Lanciato nel 2016 dalla Radiotelevisione svizzero…

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La Svizzera si presenta a Donald Trump

Questo contenuto è stato pubblicato al Seguendo l’esempio di un programma televisivo olandese, la trasmissione Comedy della SRF ha realizzato un clip in cui sono illustrate tutte le «virtù» per cui la Svizzera può aspirare al secondo posto, alle spalle dell’America di Trump. La Svizzera è il paese più sexy d’Europa, ha delle belle montagne, tratta male le donne e ha…

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Benvenuti in Svizzera, il paese degli iPhone

Questo contenuto è stato pubblicato al Quando nel gennaio 2007 la Apple ha messo in circolazione il suo primo iPhone, l’apparecchio non era ancora a disposizione sul mercato elvetico. Gli appassionati hanno così dovuto acquistarlo online o direttamente negli Stati Uniti. C’era però un ostacolo non indifferente: la carta SIM era bloccata ed era così necessario trovare un programma informatico o…

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Le stazioni sciistiche svizzere possono garantire un bianco Natale?

Questo contenuto è stato pubblicato al Abbiamo selezionato quattro stazioni sciistiche in Svizzera – due al di sotto dei 1’600 metri, Adelboden ed Engelberg, e due al di sopra, Arosa e Zermatt – e abbiamo voluto sapere quanta neve c’era nel giorno di Natale dal 1960. Al di sopra dei 1’600 metri, il 25 dicembre è sempre stato innevato. Negli ultimi…

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Donne che danno forma alle nuove tecnologie in Svizzera

Questo contenuto è stato pubblicato al È un mercoledì sera a Zurigo e un centinaio di donne (e una manciata di uomini) è stipato in una sala della sede della Google. Fanno parte della rete We Shape TechCollegamento esterno. Organizzata da sei donne durante il loro tempo libero, questa rete include persone di sesso femminile che lavorano per importanti società del…

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Cinque motivi per cui la Svizzera è il paese più innovativo

Questo contenuto è stato pubblicato al La Svizzera figura in prima posizione nell’indice mondiale dell’innovazione, stilato dall’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO). È il sesto anno consecutivo che la Svizzera si piazza a tale rango. Quest'anno la Svezia si trova al secondo posto, seguita dalla Gran Bretagna.

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Matrimoni forzati, «un costume dannoso»

Questo contenuto è stato pubblicato al Dall’inizio dell’anno sono stati registrati in Svizzera 119 casi di matrimoni forzati di minorenni, stando a un centro di competenza specializzato nella lotta contro questo fenomeno. Un fenomeno che negli ultimi anni sembra essere in crescita.

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Quando il probabile futuro imperatore giapponese era in visita a Berna

Questo contenuto è stato pubblicato al Il principe Naruhito è venuto in Svizzera nel 2014 per celebrare il 150esimo anniversario dell’avvio di relazioni diplomatiche tra Berna e Tokyo. A fargli da guida nella capitale, è stato il sindaco Alexander Tschäppät. Per Naruhito, 56 anni, la visita elvetica è stata un po’ una boccata d’ossigeno, aveva fatto notare all’epoca la stampa. Normalmente,…

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Dov’è più popolare il cioccolato svizzero?

Questo contenuto è stato pubblicato al Secondo le ultime cifre emananti dall’Amministrazione federale delle dogane, il cioccolato svizzero è apprezzato in particolar modo dai tedeschi. Nel 2015, la Germania ha assorbito ben il 18,5% del volume delle esportazioni, ossia oltre 21 milioni di chili. L’anno scorso, complessivamente sono stati venduti all’estero più di 115 milioni di chili di questa prelibatezza. In…

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Cervino, 360 gradi di realtà virtuale

Questo contenuto è stato pubblicato al Sul vostro computer, tablet o dispositivo mobile avete ora la possibilità di scalare il Cervino con la realtà virtuale. Un’esperienza che può essere arricchita con Google cardboardCollegamento esterno, Oculus riftCollegamento esterno o con altri tipiCollegamento esterno di visori. Cliccare sull’immagine per iniziare! Il Cervino 360° Godetevi una vista a 360 gradi della vetta del Cervino…

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Le destinazioni dei migranti rintracciate via Twitter

Questo contenuto è stato pubblicato al “La Svizzera non è, e in realtà non è mai stata, una destinazione privilegiata dai rifugiati, ad eccezione di eritrei e srilankesi”, afferma Constantin Hruschka, a capo della sezione “protezione” dell’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR). L’ONG, che coordina l’assistenza giuridica per i richiedenti l’asilo, ha condotto una ricerca per cercare di comprendere perché…

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Shnit, l’arte dei corti da Berna a New York

Questo contenuto è stato pubblicato al Il festival di cortometraggi Shnit ha umili origini: lanciato 13 anni fa su iniziativa di un film club di Berna, oggi si svolge simultaneamente in otto città, nei cinque continenti. Riunisce oltre 30mila registi e attira un ampio pubblico. “Guardiamo ancora 30 secondi?”. Un uomo con una camicia a righe grida al folto pubblico accorso per la serata di apertura del festival. La domanda è accolta con un mix di fischi e applausi. “Parità. Andiamo avanti!”, dice in modo trionfale. Sul grande schermo si affaccia allora una ballerina, dagli altoparlanti risuona la musica a tutto volume. La danza dura soltanto pochi secondi, poi il pubblico comincia a fischiare ancor più forte e il film viene interrotto. Durante questa serata speciale - denominata “slam movie night” - è la gente a decidere. Un modo per gli organizzatori di stravolgere le abitudini che abbiamo di guardare ed interagire con un film. “Vengono mostrati pochi secondi e il pubblico sceglie – gridando – se continuare oppure no. Non tutti i cortometraggi vengono dunque visionati fino alla fine”, spiega Olivier Beguin. Beguin è il vincitore dell’edizione 2014 della “slam movie night” e quest’anno fa parte della giuria. “Lo scorso anno ho presentato un film di 14 minuti e lo hanno guardato per intero. È stato perfetto!”. Anina Zimmerli, studentessa 23enne all’università di Friburgo, viene chiamata davanti al pubblico per presentarsi, prima della proiezione del suo corto, “Marilyn Monroe”. Dopo un minuto, il pubblico comincia a fischiare. Poi arrivano gli applausi e tra l’indecisione della giuria, i tre minuti del film sono ormai scaduti. “Sono rimasta un po’ sorpresa dalle grida del pubblico. Ma so che il mio film non è fatto in modo professionale. È più che altro un gioco”, afferma Zimmerli. La “slam movie night” è solo uno degli eventi organizzati durante lo Shnit. Il festival presenta cortometraggi di vario genere – dall’animazione al documentario – e organizza un concorso internazionale, al quale partecipano 60 film da 20 paesi. Neto Villalobos, dalla Costa Rica, fa parte della giuria chiamata ad esprimersi sui film di meno di 10 minuti. Il regista dice di non cercare qualcosa di speciale nei film, a parte le qualità tecniche, ma poi aggiunge: “Non mi piacciono i prodotti formattati”. “Mi aspetto unicamente di provare qualcosa guardando un film… può essere la voglia di ridere oppure un sentimento negativo. Ma se non si prova nulla, è sintomo che manca qualcosa”. Da un piccolo appuntamento tra amici, con gli anni Shnit è diventato un evento internazionale e ha attirato l'interesse di un numero crescente di città. San José, in Costa Rica, si è associata cinque anni fa. In questo angolo dell’America centrale vengono mostrati gli stessi film che a Berna, oltre a una sezione speciale di film nazionali. Villalobos è convinto che le differenze culturali tra il pubblico non abbiano un impatto sul successo dei cortometraggi. “Si possono raccontare storie specifiche, ma alla fine ciò che conta è il sentimento che si vuole trasmettere. E al di là delle differenze culturali siamo tutti esseri umani in grado di provare gioia o dolore”. A Mosca, lo Shnit è alla sua seconda edizione. “C’è una sorta di rivoluzione che si sta sviluppando attorno al cortometraggio”, afferma la giurata Anna Gudkova, incaricata di valutare i film provenienti dalla Russia. Critica culturale, Anna Gudkova ha notato un miglioramento nel livello di produzione dei cortometraggi. “Per molti anni, durante il regime sovietico, le scuole di cinema offrivano formazioni teoriche. Ora invece è diverso. Non c’è più bisogno di molto denaro o di grandi attrezzature per fare il film che si desidera”. Anna Gudkova ritiene tuttavia che i film europei siano un passo avanti per quanto riguarda la sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi. “Nei film europei noto personaggi più “veri” rispetto ai film russi”. Ogni città che ospita il festival ha il proprio carattere e la propria storia. Ma l’obiettivo di Shnit è anche di dimostrare che al di là delle differenze culturali la passione per il cinema è universale e che non c’è bisogno di un grande budget per superare le frontiere.

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150 anni dopo, la tragedia del Cervino sale sul palcoscenico

Questo contenuto è stato pubblicato al Centocinquanta anni fa due guide alpine di Zermatt, Peter Taugwalder senior e junior, parteciparono alla prima scalata del Cervino. Un’impresa entrata nella storia, ma che si concluse però in tragedia. Oggi, una nuova generazione di Taugwalder affronta un’altra avventura. In uno spettacolo teatrale all’aperto, raccontano la storia che ha segnato una montagna, un villaggio e tutta una famiglia. «Barbara, per favore!» Un giovane ventenne attraversa la hall di un hotel di lusso di Zermatt. Afferrando una ragazza per le spalle, la supplica di rispondere alla sua domanda. «Fallo per me, Barbara». L’uomo si chiama David Taugwalder. Per la decima volta in un’ora, sta ripetendo una delle scene principali del suo personaggio. Discendete diretto delle guide, padre e figlio, che hanno partecipato alla prima ascensione del Cervino 150 anni fa, interpreta oggi il ruolo di uno dei suoi antenati, Peter Taugwalder junior, in occasione di un ambizioso spettacolo teatrale. Suo padre impersona Peter Taugwalder senior, mentre la coprotagonista Romaine Müller recita la parte di Barbara Salzgeber, la fidanzata di Taugwalder junior. «Mio padre ha 50 anni, io 23, quindi quasi le stesse età dei Taugwalder durante la prima scalata del Cervino», spiega David Taugwalder al termine delle prove. «Inoltre conosciamo la storia: ne abbiamo parlato spesso nella nostra famiglia. Per noi è quindi piacevole recitare in questo spettacolo», racconta. I due attori improvvisati lavorano insieme nella fiduciaria di famiglia a Zermatt. Josef Taugwalder, padre di David, è un po’ più riservato di suo figlio, come ho potuto constatare in occasione di una presentazione dello spettacolo alla stampa avvenuta qualche mese fa. «Mio figlio ed io eravamo fatti per questi ruoli. Abbiamo la stessa età [dei due Peter Taugwalder] e siamo entrambi dei Taugwalder. Per la regista è stato quasi naturale lavorare con noi», spiega. La prima ascensione del Cervino è oramai indissociabile dalla tragedia che ha segnato la discesa verso Zermatt - con la morte di quattro alpinisti, tre inglesi e un francese - e dalla controversia scoppiata in seguito: la corda si spezzò oppure fu tagliata intenzionalmente da una delle guide svizzere? Fare luce su una storia vecchia I Taugwalder sono stati esclusi dalla versione inglese degli eventi? Il loro punto di vista deve beneficiare di maggiore considerazione? Sono alcuni degli interrogativi affrontati dalla sceneggiatura dello spettacolo. «Nel 1865 e negli anni successivi sono circolate diverse teorie», ricorda David Taugwalder. «È stato detto che la corda si spezzò in modo naturale e anche che fu tagliata da Taugwalder senior durante la discesa. Secondo noi, la versione più plausibile è che Edward Whymper voleva essere il primo a raggiungere la vetta del Cervino e quindi tagliò la corda durante l’ascensione. Peter Taugwalder senior non aveva dunque una corda adeguata e dalla lunghezza sufficiente per la discesa». Centocinquanta anni più tardi, è davvero indispensabile stabilire la verità su tutta questa vicenda? Le opinioni divergono. Matthias Taugwalder, cugino di Josef, ritiene di sì. Ha condotto un’intensa ricerca personale per valutare le diverse teorie. Anche la Televisione svizzera di lingua tedesca (SRF) si è chinata sull’enigma trasmettendo un documentario storico d’inchiesta in due parti. «Whymper era l’unico che poteva parlare di quanto è successo siccome era anglofono. I Taugwalder invece no», spiega David Taugwalder. «Per noi, questo spettacolo è importante poiché è un po’ un modo di riabilitare la reputazione [dei nostri antenati]», aggiunge. Livia Anne Richard, regista della rappresentazione teatrale, sottolinea che la storia riflette un’epoca marcata da un certo «scontro tra culture». Gli abitanti di Zermatt, che avevano «grande rispetto per la montagna», hanno avuto un contatto diretto con i visitatori inglesi che volevano scalare il Cervino. Anche Livia Anne Richard vuole conoscere la verità su quanto è successo al momento della rottura della corda e lo spettacolo «illustra le variazioni». Per i Taugwalder si tratta di una questione personale. «È l’occasione di raccontare la nostra versione», afferma Josef. «Non si legge nulla sui Taugwalder, ma si può leggere ovunque su Whymper». Uno spettacolo popolare Per questa produzione, Livia Anne Richard ha riunito un cast di 35 persone. Cinque sono attori professionisti, gli altri dei normali cittadini di Zermatt. Alcuni non hanno mai messo piede su un palcoscenico. In luglio si esibiscono però di fronte a migliaia di persone prevenienti da tutto il mondo, su un enorme palcoscenico a cielo aperto. Nello spettacolo ci sono anche degli animali quali mucche e asini. «Non sarebbe stato possibile finanziare una produzione con 35 attori professionisti», afferma divertita. Inoltre, aggiunge, la presenza dei due Taugwalder conferisce un’autenticità che non sarebbe stata possibile con teatranti professionisti. Il multilinguismo dello spettacolo - con attori che si esprimono in tedesco, in inglese e nel dialetto vallesano - aggiunge poi un tocco tipicamente svizzero. «Non ho cambiato nulla. Ho semplicemente scritto lo spettacolo immaginandomi come le persone parlavano tra loro», spiega Livia Anne Richard. A parte qualche termine qua e là, all’epoca gli abitanti di Zermatt non parlavano inglese. Quando nello spettacolo si rivolgono agli inglesi, gli attori parlano tedesco. Nel XIX secolo, i visitatori anglofoni traducevano agli altri membri del gruppo quello che capivano. Una traduzione a volte approssimativa. «Queste incomprensioni sono un aspetto principale dello spettacolo siccome sono uno degli elementi che hanno portato alla tragedia», afferma Livia Anne Richard.

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La voce internazionale della Svizzera in un mondo in mutazione

Questo contenuto è stato pubblicato al “Riesce a sentire la storia in questi documenti?”, chiede Fanny Gütsche, ricercatrice all’Istituto di antropologia culturale dell’università di Basilea, mentre gira le pagine di un documento interno della direzione del Servizio svizzero onde corte, datata del 1968. Era l’anno della Primavera di Praga, quando l’Armata Rossa sovietica soffocò la rivolta cecoslovacca. “Pensavano di istituire un…

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Quanto costa la pensione anticipata?

Questo contenuto è stato pubblicato al «Stavano tagliando il personale. In un clima simile vivi sempre con la paura [di essere licenziato]». Alexis Barbic, impiegato dell’UBS, aveva sessant’anni quando l’anno scorso è andato in pensione anticipata. In quel momento l’età minima per il pensionamento degli uomini era di 62 anni. «Dicevano che gli impiegati più anziani sarebbero stati vittima di un…

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Un posto al riparo dalla violenza e dai pregiudizi

Questo contenuto è stato pubblicato al Quando il primo rifugio per uomini maltrattati era stato aperto 5 anni fa in Svizzera, molti avevano messo in dubbio la necessità di una tale struttura. Da allora le richieste di accoglienza sono rimaste alte e la questione non appare più come un tabù.

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