BNS: nuova riduzione del tasso di riferimento in vista

Ridurre o non ridurre il tasso d'interesse di riferimento? La Banca nazionale svizzera (BNS) deciderà giovedì prossimo su un eventuale ulteriore taglio. Stando a un sondaggio dell'AWP un nuovo allentamento della politica monetaria è considerato molto probabile.
(Keystone-ATS) Secondo a tredici dei quindici economisti interrogati dall’agenzia di stampa finanziaria, l’istituto di emissione presieduto da Martin Schlegel dovrebbe abbassare il tasso di interesse di riferimento allo 0,25% dallo 0,50%. Solo due degli esperti intervistati prevedono che il tasso rimanga al livello attuale.
Va ricordato che lo scorso dicembre la BNS ha ridotto il tasso guida di 50 punti base, e prima ancora a marzo, giugno e settembre 2024 di 25 punti ogni volta. In precedenza, la Banca nazionale aveva aumentato il tasso d’interesse di riferimento dall’allora -0,75% all’1,75% in sole cinque fasi a partire da giugno 2022. Il motivo era da ricondurre al forte aumento dell’inflazione, che da allora è tornata a scendere in modo significativo.
“Lancio di una monetina”
Tuttavia, la netta maggioranza per un’ulteriore sforbiciata scaturita dal sondaggio potrebbe dare un’immagine falsata. Alcuni esperti stanno relativizzando la loro valutazione. “Gli ultimi sviluppi potrebbero anche indurre la BNS a sospendere per il momento il suo ciclo di allentamento”, afferma ad esempio Maxime Botteron, economista presso UBS. Per lui, la prossima decisione sui tassi d’interesse equivale quindi a un “lancio di una monetina”.
“Poiché l’incertezza geopolitica rimane elevata e la politica statunitense è estremamente imprevedibile, non è più facile prevedere le decisioni di politica monetaria della BNS”, aggiunge Botteron, precisando che in cinque delle ultime dodici decisioni, la BNS ha sorpreso gli esperti.
Inflazione troppo bassa?
L’inflazione molto bassa e la crescita economica piuttosto modesta depongono a favore di una riduzione del tasso guida. “Riteniamo che un ulteriore taglio dei tassi sia necessario in quanto l’economia cresce al di sotto del potenziale e l’inflazione è piuttosto bassa”, afferma Karsten Junius, capo economista presso la banca Safra Sarasin.
Come noto, la BNS vuole mantenere l’inflazione in una fascia compresa tra lo 0 e il 2%. Attualmente gli esperti considerano un rischio certo – anche se non così pronunciato come di recente – una discesa al di sotto dello 0%, ovvero una deflazione (diminuzione generalizzata dei prezzi). La deflazione può essere combattuta con una riduzione dei tassi d’interesse, poiché quest’ultima stimola l’economia e ha un effetto positivo sull’inflazione.
“La tendenza alla disinflazione (riduzione dell’inflazione su base annua ndr.) continua”, afferma Thomas Gitzel, capo economista della VP Bank. Se si escludono gli affitti, la pressione al rialzo dei prezzi si è arrestata. Allo stesso tempo, la crescita economica si è indebolita e nel quarto trimestre è scesa al livello più basso dalla primavera del 2023, afferma Arthur Jurus, direttore degli investimenti presso Oddo BHF. A suo avviso, anche i rischi relativi alla politica commerciale, che potrebbero incidere sulle esportazioni, depongono a favore di un ulteriore e cauto allentamento.
Franco va nella giusta direzione
Il tasso di cambio del franco svizzero, d’altra parte, non viene quasi menzionato dagli economisti che si aspettano un taglio dei tassi. In realtà, per la BNS, di recente la moneta nazionale si è mossa in una direzione favorevole. Si è deprezzata in modo significativo e il tasso di cambio euro-franco ha raggiunto il livello più alto dall’estate scorsa, intorno a 0,96. Ciò aiuta l’industria delle esportazioni.
Tuttavia, secondo alcuni, è lecito chiedersi se la situazione rimarrà tale. Secondo l’economista presso PostFinance Philipp Merkt, l’aumento del debito nell’UE e soprattutto in Germania, nonché le incertezze geopolitiche, depongono a favore di un franco forte. “È quindi probabile che la pressione al rialzo sul franco svizzero aumenti ancora”.
La BCE come fattore di incertezza
Secondo gli esperti, ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse potrebbero rendersi necessarie se la Banca centrale europea (BCE) dovesse abbassare i tassi d’interesse più del previsto. Secondo Claude Maurer dell’istituto di ricerca BAK Economics, se il differenziale dei tassi d’interesse con gli altri Paesi diventasse troppo basso e causasse un apprezzamento del franco, sarebbe possibile procedere a ulteriori tagli dei tassi d’interesse.
Tuttavia, a suo avviso, al momento ciò è improbabile. Maurer appartiene al ristretto gruppo di coloro che per ora non si aspettano alcuna riduzione dei tassi d’interesse. Anche il capo economista di Raiffeisen Fredy Hasenmaile, non prevede un taglio dei tassi in marzo.
Hasenmaile ipotizza, invece, due tagli dei tassi di interesse allo 0% nel corso dell’anno. L’opinione della maggioranza è diversa: nove dei quattordici esperti intervistati prevedono un tasso di interesse di riferimento dello 0,25% entro la fine dell’anno. Quattro economisti prevedono lo 0% e uno lo 0,5%.
I tassi d’interesse negativi, che fino a poco tempo fa erano ancora una possibilità, non sono più all’ordine del giorno a causa dei ridotti timori di deflazione. Gli economisti tornano invece a porre l’accento sul secondo strumento a disposizione della BNS, ovvero un intervento sul mercato dei cambi. È molto probabile che l’istituto di emissione vi faccia nuovamente ricorso, in particolare per quanto riguarda il tasso di cambio del franco.