Bottiglie di plastica che si trasformano in case
La plastica è diventata il principale elemento inquinante del pianeta. Residui di microplastiche sono stati trovati persino nei tessuti umani. Una start-up creata da due svizzeri vuole contribuire a ridurre il problema trasformando i rifiuti in abitazioni.
Il mondo annega nella plastica. Sui 320 milioni di tonnellate prodotte ogni anno – di cui solo il 9% viene riciclato – oltre 8 milioni finiscono negli oceani. Secondo le Nazioni UniteCollegamento esterno, la tendenza attuale proseguirà anche in futuro. Entro il 2050, nei sette mari ci sarà più plastica che pesci. Un inquinamento presente anche in luoghi impensabili: di recente, dei ricercatori americani hanno trovato dei frammenti di micro e nano plastiche nei tessuti umani.
Tutto questo ha inspirato Igor Ustinov, durante la visita di uno dei progetti finanziati dalla fondazioneCollegamento esterno che porta il nome di suo padre nella regione del Cachemire, tra Pakistan e India. Igor è il figlio del celebre e pluripremiato attore inglese Peter Ustinov, vincitore tra l’altro di due Oscar per i film ‘Spartacus’ (1961) e ‘Topkapi’ (1965). Residente in Svizzera dal 1957 al 2004, anno della sua morte, è stato ambasciatore dell’UNICEF per 37 anni.
La fondazione creata nel 1999 ha potuto contare sulle donazioni dei vecchi fan dell’attore, prima di ampliare la sua base di sostegno grazie ai risultati che ha ottenuto. Finanzia dei progetti nei settori dell’istruzione e della costruzione di scuole. “È nel mio ruolo di direttore della fondazione che ho avuto l’idea di realizzare degli spazi in cui i bambini potessero giocare. E siccome rimaneva così tanta plastica, gettata per strada, ho pensato che sarebbe stata una buona idea utilizzare questo materiale”, racconta Igor Ustinov.
A 64 anni, lo scultore di origine britannica aveva già una carriera ben indirizzata. Le sue opere sono esposte nei musei di numerosi Paesi e sono vendute per migliaia di franchi. Laureato in biologia, arti e canto lirico a Parigi, Igor Ustinov è anche motivato da questioni importanti. “Durante i miei viaggi nel mondo, ho realizzato che ciò di cui la gente ha più bisogno è un alloggio decente. Questo risolverebbe anche alcuni altri problemi”. Ha così avuto l’idea di trasformare la plastica usata in case. Non solo sulla base di uno schizzo artistico, ma di un vero e proprio progetto tecnico. Nel 2017, ha vinto il Premio della migliore invenzioneCollegamento esterno attribuito dalla Federazione internazionale delle associazioni d’inventori.
Come dei mattoncini Lego
“L’idea è semplice: fabbricare a partire dalla plastica riciclata delle bottiglie in PET o PEF dei polimeri non biodegradabili, dei profilati di costruzione standardizzati, ad esempio travi e mattoni, che si assemblano come dei Lego. In seguito, queste strutture sono isolate e riempite con terra o altri materiali”, spiega l’artista nel suo atelier di Romont, nel canton Friburgo. Grazie alla composizione del materiale, sottolinea, le case sono interamente riciclabili. Il concetto strutturale si basa su dei cubi modulari, che possono essere assemblati per costruire case e pure edifici di otto piani.
Il concetto è diventato realtà quando Igor Ustinov si è unito all’amico André Hoffmann, vicepresidente della multinazionale farmaceutica Roche e presidente del WWF tra il 2007 e il 2017. Insieme hanno fondato la start-up UHCSCollegamento esterno (Ustinov Hoffmann Construction System) nel 2018, dopo quattro anni di ricerca per ottenere la casa in plastica riciclata. I due hanno depositato quattro brevetti. La tecnologia è stata validata da uno studio di ingegneri, poi dal Laboratorio federale svizzero dei materiali (EMPA) e infine certificata dall’Istituto per l’ingegneria dei materiali e la trasformazione delle materie plastiche (IWK).
Meno care delle case tradizionali
L’impiego della plastica riciclata permetterà di ridurre il ricorso a risorse naturali utilizzate nell’edilizia tradizionale, quali il legno e la sabbia, “che cominciano oggi a essere rare in tutto il mondo”, spiega Igor Ustinov. Inoltre, aggiunge, i moduli del sistema UHCS possono adattarsi alle architetture e ai materiali di rifinitura locali quali la terra, il legno o la pietra. L’unica struttura portante della casa è infatti in PET e/o in PEF.
Queste abitazioni saranno destinate alle popolazioni con redditi bassi? Igor Ustinov relativizza: “Non possiamo ancora formulare un prezzo preciso siccome non ne abbiamo ancora costruite. Il prezzo dipenderà anche dalle economie locali. Ma stimiamo che queste case saranno molto meno care delle case tradizionali”. La start-up vuole condividere la sua tecnologia con le aziende locali nel quadro di un partenariato cooperativo, dove il sistema di costruzione UHCS potrà essere prodotto localmente, in franchising. I due amici cercano quindi degli investitori locali. “Siamo aperti alle proposte provenienti da qualsiasi parte del mondo”.
Prima casa
Per promuovere l’idea, Igor Ustinov e André Hoffmann partecipano a incontri internazionali. Nel gennaio 2020, erano al Forum economico mondiale di Davos, dove hanno partecipato a un dibattito con rappresentanti aziendali, governativi e di organizzazioni internazionali. La prossima tappa consiste ora nel costruire la prima casa.
Secondo lo scultore, diversi progetti sono sulla buona strada, come una casa pilota per un agricoltore biologico nella periferia di Annecy, in Francia. Oppure a Sion, Martigny o Conthey in Vallese o un hotel a Dakar… I due imprenditori auspicano che questo primo prototipo sia il simbolo di un nuovo mondo tecnologico incentrato sull’umanità e il rispetto della natura. “Anche se siamo una start-up, non siamo gli imprenditori più giovani del mercato”, afferma Igor Ustinov.
Traduzione dal francese: Luigi Jorio
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