Dietrofront Novartis: soddisfazione sì, ma temperata
La Novartis ha annunciato martedì che non chiuderà l’unità produttiva di Prangins, nei pressi di Nyon. Una decisione in parte sorprendente ma che lascia aperti molti interrogativi, commenta la stampa svizzera.
I 320 posti di lavoro del sito di produzione vodese sono salvi. La multinazionale farmaceutica basilese ha comunicato martedì di voler in parte rinunciare alla ristrutturazione annunciata in ottobre, perlomeno per quanto concerne la Svizzera. Anche a Basilea si sorride: i tagli concerneranno infatti 250 impieghi, circa un terzo dei 760 previsti in un primo tempo.
Il dietrofront è motivato in parte dal fatto che il canton Vaud ha deciso di ridurre temporaneamente il carico fiscale che grava sull’azienda. I dipendenti dello stabilimento, dal canto loro, rinunceranno in parte agli incrementi salariali e aumenteranno il tempo di lavoro. I sindacati gridano vittoria, le autorità sono soddisfatte e la multinazionale anche. Non tutta la stampa svizzera condivide però il commento del giornale della regione La Côte, che titola «Storico! Vittoria su tutta la linea».
Logica di ricatto?
Per Le Temps, «la soddisfazione di veder salvati centinaia di impieghi […] è temperata da alcune domande rimaste per il momento senza risposta».
In particolare il quotidiano romando si chiede «cosa faranno le autorità quando delle piccole e medie imprese busseranno alla porta per domandare, in nome della regolamentazione applicata al gigante basilese, uno sgravio fiscale su pretesto che rinunciano a sopprimere o delocalizzare dei posti di lavoro?».
«Che lo voglia o no, il governo vodese è entrato in una logica di ricatto mascherato che potrebbe superarlo», sottolinea Le Temps.
Per L’Agefi, quella annunciata martedì è una decisione «abbastanza difficile da capire» e «non è per forza una buona notizia». Una delle ipotesi evocate dal quotidiano economico è che la direzione della multinazionale «abbia prima annunciato la delocalizzazione, per ottenere in un secondo tempo, nella fierezza e nel buon umore, quanto ha annunciato ieri: diminuzione dei salari, aumento del tempo di lavoro , sgravi fiscali. È difficile crederlo, ma non bisognerebbe sbalordirsi (ne approvare) se questo tipo di scenario ispirasse delle aziende ben più modeste».
Lottare a volte serve
Il Tages Anzeiger e il Bund definiscono assai «sorprendente» il dietrofront della Novartis – un datore di lavoro «non particolarmente sociale» – e si chiedono perché la multinazionale non abbia esaminato in «maniera un po’ più seria» la ristrutturazione in Svizzera. Per i due quotidiani, la decisione rappresenta comunque una vittoria per le procedure di consultazione, spesso ritenute a torto prive di senso. «Esse permettono ai dipendenti e ai sindacati di presentare delle proposte per evitare o almeno mitigare i licenziamenti di massa. Troppo spesso, però queste procedure sono solo un esercizio alibi. Il caso Novartis mostra che può anche andare diversamente». «Sarebbe bello, concludono il Tages Anzeiger e il Bund, se l’esempio Novartis facesse scuola».
Toni simili anche sulla Basler Zeitung, che scrive: «Per i dipendenti il messaggio è che lottare può servire: se sono presentate alternative concrete, le decisioni di ristrutturare non sono per forza irrevocabili». E per le imprese, l’insegnamento è che «misure drastiche possono anche tradursi, a seconda delle disponibilità e possibilità del cantone, in un miglioramento delle condizioni quadro».
La Tribune de Genève solleva da parte sua anche il problema dell’immagine della multinazionale. «Intestardendosi, la Novartis si sarebbe esposta a un rapido deterioramento della sua immagine. In questo piccolo giardino che è la Svizzera, i gruppi farmaceutici beneficiano di una grande benevolenza nella spinosa questione dei prezzi dei medicinali, generalmente più alti rispetto ai paesi vicini. Questo fattore, Novartis non poteva ignorarlo».
Un segnale ai cda
Per il Blick, lo «smantellamento su vasta scala previsto dalla Novartis nelle sue unità di Nyon e Basilea, unità che registrano dei profitti, era un po’ come un rimedio da cavallo contro una malattia che non esiste del tutto. In effetti, Novartis ha registrato miliardi di utili malgrado la forza del franco, il mercato dei prodotti farmaceutici cresce malgrado la pressione sui prezzi e nessun gruppo svizzero paga meglio i suoi manager». Secondo il giornale, «i sindacati hanno ottenuto una vittoria e inviato un segnale chiaro: uno smantellamento quando vi sono utili colossali, non va. E gli impiegati possono organizzarsi».
Le Matin sottolinea dal canto suo «la vittoria strepitosa dell’intelligenza collettiva sulla brutalità di una decisione presa un giorno d’ottobre nei locali americani di Novartis».
Una vittoria che per il giornale romando non è solo quella di Prangins: «Si tratta anche di un avvertimento che i cittadini inviano a tutti i consigli di amministrazione i quali continuano a pensare che qualche dividendo in più vale senz’altro 320 impiegati di meno».
Nell’ottobre 2011, la Novartis, che impiega 121’000 collaboratori nel mondo, di cui 12’500 in Svizzera, aveva annunciato una riduzione degli effettivi di 2’000 unità sull’arco di tre anni. A questa misura, la settimana scorsa si era aggiunto l’annuncio del taglio di 2’000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Lo stesso giorno che comunicava i primi tagli, la multinazionale farmaceutica aveva anche reso noto che nel terzo trimestre 2011 l’utile era cresciuto del 7% a 2,49 miliardi di dollari (2,2 miliardi di franchi).
Martedì, la multinazionale farmaceutica ha comunicato di voler rinunciare alla prevista chiusura dell’unità di Prangins, nei pressi di Nyon, nel canton Vaud. A Basilea, invece, saranno tagliati meno posti del previsto: 250 dei 760 annunciati in un primo tempo.
I 320 dipendenti dello stabilimento di Prangins hanno accettato di rinunciare in parte agli aumenti salariali. Inoltre, i 160 collaboratori che svolgono settimane di 37,5 ore lavorative passeranno a 40 ore.
Le autorità cantonali hanno dal canto loro deciso di ridurre temporaneamente il carico fiscale sull’azienda. Inoltre parte della parcella di 21’000 metri quadrati di proprietà della multinazionale cambierà destinazione e sarà sfruttata per costruire nuovi alloggi.
La Novartis, da parte sua, si è impegnata ad effettuare nuovi investimenti nella unità di produzione di Prangins.
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