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La pace in Colombia mai così vicina

Nicolas Rodríguez, alias 'Gabino', leader dell'FLN, afferma che il secondo gruppo guerrigliero della Colombia è pronto ad iniziare le trattative con il governo. AFP

L’accordo per un piano di pace tra il governo colombiano e le FARC, che prevede la creazione di una giurisdizione per la pace, è compatibile con le norme internazionali, sostiene una rappresentante del Dipartimento federale degli affari esteri, che ha seguito da vicino il conflitto. Per una pace totale nel paese sudamericano bisogna ora negoziare anche con l’altro gruppo guerrigliero, l’ELN, che si dice pronto a sedersi al tavolo delle trattative. 

Il 23 marzo 2016 è la data limite che il governo colombiano e le FARC hanno fissato per firmare l’accordo che dovrebbe porre fine a un conflitto scoppiato 50 anni fa e costato la vita a 220’000 persone, principalmente civili (177’307), secondo il Centro nazionale della memoria storicaCollegamento esterno (CNMH).

In presenza del presidente cubano Raul Castro, il capo dello Stato colombiano Juan Manuel Santos e Rodrigo Londoño, il principale dirigente della guerriglia delle FARC (Forze armate rivoluzionarie colombiane), hanno annunciato il 23 settembre all’Avana di avere raggiunto un’intesa sulle conseguenze giudiziarie della guerra, principale scoglio sulla strada della pacificazione.

Questo trattatoCollegamento esterno prevede la creazione di una Giurisdizione speciale per la pace in Colombia, che avrà un suo palazzo di giustizia e un tribunale per la pace, composto di magistrati colombiani e di alcuni giuristi stranieri con «requisiti molto elevati».

«Compatibile con le norme internazionali»

«Si tratta di un passo significativo verso la fine del conflitto armato», ha affermato la procuratrice capo della Corte penale internazionale (CPI). Fatou Bensouda ha indicato in un comunicatoCollegamento esterno di prendere atto «con ottimismo che l’accordo esclude la concessione di amnistie in caso di crimini di guerra e contro l’umanità. È stato progettato, tra l’altro, per porre fine all’impunità per i crimini più gravi».

«L’accordo è molto positivo per quanto concerne la questione della giustizia e delle vittime; inoltre è compatibile con le norme internazionali», conferma a swissinfo.ch Mô Bleeker, inviata speciale del Dipartimento federale degli affari esteri per l’elaborazione del passato e la prevenzione delle atrocità e membroCollegamento esterno del comitato internazionale del CNMH.

Tuttavia, per raggiungere un accordo di pace completo in Colombia bisogna ancora convincere il secondo gruppo guerrigliero colombiano, l’Esercito di liberazione nazionale (ELN), che ha avviato dei contatti esplorativi con il governo di Bogotà circa 3 anni fa.

«La pace tra il governo e quest’altra guerriglia continua ad essere un tema di importanza capitale per la pacificazione globale del paese», osserva Jean-Pierre Gontard, ex mediatore svizzero in Colombia.

Da Bogotà, il ministro dell’interno colombiano Juan Fernando Cristo ammette, in un’intervista telefonica con la Reuters, che è necessario avviare negoziati anche con l’ELN e invita i dirigenti di questo gruppo «a partecipare allo sforzo collettivo di pace di tutti i colombiani»

«Un solo» processo di pace

Da parte sua, il comandante Nicolas Rodriguez, alias ‘Gabino’, da 15 anni alla testa dell’ELN, dichiara in un’intervista per e-mail con swissinfo.ch, che la fase pubblica dei colloqui con il governo colombiano «sembra essere imminente».

Secondo il numero uno dell’ELN, questo dialogo «potrebbe avvenire in un paese vicino», ma non specifica quale. Un simile passo darà continuità «a tre anni di colloqui esplorativi confidenziali, che sono serviti per elaborare un’agenda negoziale», il cui carattere è ancora confidenziale.

La sfida – prosegue ‘Gabino’ – è che storicamente si sono affrontate due visioni differenti per costruire la pace in Colombia. «Il regime ha sempre considerato la pace come il fatto di mettere a tacere i fucili, come un meccanismo per neutralizzare gli oppositori, senza però cambiamenti nel paese». Per l’ELN, invece, «la pace è il mezzo per raggiungere la giustizia e l’equità sociale, attraverso la democrazia e la sovranità. Auspichiamo di raggiungere un accordo che rappresenti la continuazione della nostra lotta, ossia di assicurare il potere al popolo», afferma Rodriguez.

Il comandante dell’ELN non esclude che alcuni punti negoziati all’Avana possano essere accettati anche dal suo movimento. L’aspetto principale è che le parti si riconoscano nella visione che «il processo di pace in Colombia sia uno solo».

Uno sforzo comune

Una simile lettura «ha radici storiche», osserva dal canto suo Jean-Pierre Gontard. L’ex mediatore svizzero ricorda che da molti anni i due gruppi hanno portato avanti dei negoziati in parallelo. «Nel 2001, rappresentanti delle FARC e dell’ELN si riunirono separatamente in Svizzera per preparare le trattative di pace, su invito di Berna. L’ELN chiese di incontrarsi con dirigenti dell’altra guerriglia. Fu così che Ramiro Vargas, del comitato centrale dell’ELN, e Raul Reyes, del segretariato delle FARC, si riunirono nel mio ufficio di Ginevra. Tutto ciò con l’accordo delle autorità colombiane, che desideravano pure avanzare sulla strada di un accordo unico».

L’avvio di colloqui tra il governo e l’ELN può contribuire al dibattito con due elementi importanti, rileva Stephan Suhner, dell’ONG Gruppo di lavoro Svizzera-ColombiaCollegamento esterno.

«Storicamente, l’ELN si è interessato soprattutto alle risorse naturali ed energetiche, come il settore minerario e il petrolio. Sono due motori di sviluppo su cui fa leva il governo, che sono però fonte di importanti conflitti sociali. Il secondo elemento è che l’ELN ha fatto proposte interessanti per la partecipazione attiva di tutta la società colombiana e, soprattutto, per delle trasformazioni necessarie per raggiungere una pace vera».

Secondo Suhner, non si era mai andati così vicini alla pace come oggi. «I recenti passi avanti compiuti all’Avana e il possibile avvio di colloqui tra l’ELN e il governo, consolidano le forze che militano per una pace negoziata».

«Sia in Colombia che nelle altri parti del mondo, ci rallegriamo sempre che tutte le parti in conflitto possano partecipare a un processo negoziale, perché è questo il cammino verso la pace», conclude da parte sua Mô Bleeker.

Traduzione di Daniele Mariani

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