Come accrescere la fiducia nelle nuove tecnologie?
La crisi sanitaria causata dal coronavirus ha evidenziato l'importanza di rafforzare la fiducia degli utenti nelle nuove tecnologie. L’etichetta svizzera di fiducia digitale ambisce a facilitare questo processo.
Nell’era digitale, la nozione di ‘fiducia’ domina il dibattito tecnologico come mai prima d’ora. Per avere successo ed essere efficaci, le nuove tecnologie devono poter infondere fiducia nel consumatore. Da ciò dipendono non solo i consumi, ma anche l’impatto reale della tecnologia sulla società.
Questo meccanismo sta inevitabilmente influenzando il modo in cui i prodotti e servizi all’avanguardia vengono concepiti e sviluppati, ma è soprattutto la recente crisi sanitaria ad aver scoperchiato il vaso di Pandora dell’eterno conflitto tra etica e innovazione, posizionando la società civile al centro del dibattito. Pensiamo all’app di tracciamento del coronavirus: l’iniziativa è valida solo se una buona parte della popolazione ne fa uso, altrimenti l’efficacia del tracciamento viene meno.
Come combinare innovazione ed etica?
Ecco che la fiducia cessa di essere il risultato e diventa il presupposto dell’innovazione. Questo apre a considerazioni più profonde sull’eticità e l’affidabilità delle tecnologie emergenti, due concetti ormai indissolubili e imprescindibili, specialmente nel mondo dell’intelligenza artificiale e delle soluzioni digitali. Come si può fare innovazione integrando i principi dell’etica fin dalle prime fasi di un nuovo progetto? Quali criteri e regole adottare per tutelare l’utilizzatore senza ostacolare il processo innovativo?
Il timore che ‘troppe regole’ impediscano la trasformazione digitale della società e rendano complicato fare innovazione è motivo di dibattito nel mondo accademico ed economico-industriale. Già nel 2014, la Commissione Europea aveva pubblicato uno studioCollegamento esterno sulla relazione complessa e ambigua tra regolamentazione e innovazione, citando l’incertezza normativa tra i fattori che possono, sotto certe condizioni, allo stesso tempo stimolare e inibire l’innovazione.
Più in generale però, lo studio mette in luce che l’assenza di certezza o stabilità nel quadro normativo può significativamente ostacolare l’innovazione, specie nel caso in cui siano richiesti grandi investimenti in ricerca e sviluppo.
Per Jean-Daniel Strub, co-fondatore di ethixCollegamento esterno, il laboratorio svizzero per l’innovazione etica sostenuto dal fondo Engagement MigrosCollegamento esterno, le riflessioni sull’etica non impediscono l’innovazione, ma, al contrario, promuovono lo sviluppo di tecnologie più sostenibili, mettendo gli attori principali di fronte ai rischi di un progresso irresponsabile, in termini di reputazione, legalità e impatto sulla società civile.
“Questa etichetta mira a bilanciare l’asimmetria di informazioni e potere che esiste attualmente tra le persone e l’economia”.
Niniane Paeffgen, Iniziativa digitale svizzera
“Le aziende oggi non possono esimersi dal considerare l’innovazione da una prospettiva etica con investimenti precoci in questa direzione. Conoscere la nozione di ‘rischi etici’ è fondamentale per stare al passo con una società in costante evoluzione”, spiega Strub a swissinfo.ch. Per ‘rischio’ si intende, per esempio, la discriminazione involontaria di alcuni gruppi di utenti che porta a un danno di reputazione irreparabile. “È nel campo dell’innovazione che le aziende ricevono sempre più attenzione da parte dei consumatori”, aggiunge Strub.
Etichetta svizzera di fiducia digitale
Se da una parte la valutazione pragmatica dei rischi di uno sviluppo tecnologico non in linea con i valori delle società democratiche e liberali spinge piccole, medie e grandi imprese ad affrontare, almeno in Occidente, il tema dell’eticità, trasformare il dibattito in azioni concrete che diano una scossa positiva al sistema resta la sfida più grande.
Partendo da queste considerazioni, l’Iniziativa digitale svizzeraCollegamento esterno, presentata nel settembre 2019 durante il primo Summit globale digitale svizzero, ha lanciato alla fine dello scorso anno il suo primo progetto, l’Etichetta svizzera di fiducia digitale (Swiss Digital Trust Label), con l’obiettivo di promuovere l’uso consapevole delle nuove tecnologie attraverso un approccio multilaterale e pragmatico. Secondo Niniane Paeffgen, direttrice dell’Iniziativa digitale svizzera, l’idea è di dare agli utenti più informazioni sui servizi digitali, creando trasparenza e assicurando il rispetto dei valori etici.
“Allo stesso tempo, si intende contribuire a garantire che anche un comportamento etico e responsabile diventi un vantaggio competitivo per le aziende. Questa etichetta mira a bilanciare l’asimmetria di informazioni e potere che esiste attualmente tra le persone e l’economia”, dice Paeffgen a swissinfo.ch.
Creare un rapporto di fiducia con i consumatori
A livello internazionale sono già comparse iniziative simili. In Svizzera, il progetto è stato avviato dal Politecnico federale di Losanna, ed è ora portato avanti grazie alla collaborazione interdisciplinare tra un gruppo di esperti provenienti dai due politecnici federali e dalle università di Ginevra e Zurigo, e vari attori del mondo dell’industria, facenti parte dalla rete di digitalswitzerlandCollegamento esterno.
In una prima bozza, il gruppo di esperti ha indicato 120 criteri per costruire la fiducia in ambito digitale, i cui pilastri sono la sicurezza e l’affidabilità del servizio, la gestione equa dei dati e l’interazione responsabile con l’utente. I criteri sono stati selezionati analizzando gli standard e le certificazioni esistenti.
Anche ethix collabora al progetto, contribuendo a definirne le basi etiche. “Gli utenti stanno diventando sempre più sensibili alla questione della trasparenza e a ciò che essa comporta. L’etichetta punta a creare un rapporto di fiducia tra gli attori dell’economia digitale e i consumatori”, sottolinea Jean-Daniel Strub.
Possiamo fidarci di un’etichetta?
Se da una parte le imprese potrebbero essere così incentivate ad assumere comportamenti responsabili per non essere tagliate fuori dal mercato, dall’altra rimane il dubbio su come vegliare affinché l’iniziativa non si trasformi in un business.
“L’Iniziativa digitale svizzera è un’organizzazione senza scopo di lucro. La nostra missione è quella di realizzare contenuti di alta qualità e di dare agli attori internazionali la possibilità di portarli al livello successivo”, rassicura Paeffgen, citando le discussioni in corso per creare sinergie con organizzazioni internazionali come l’IEEE (l’Istituto degli ingegneri elettrici ed elettronici), l’Unione Europea o le Nazioni Unite.
L’etichetta è in fase di sviluppo. Di recente è stata avviata una consultazione pubblica per sollecitare un confronto aperto in vista del lancio, previsto per la primavera/estate del 2021. C’è però ancora incertezza su alcune questioni non secondarie, come i costi per ottenerla, i reinvestimenti dei guadagni e la garanzia di obiettività e trasparenza nel processo di assegnazione.
L’Iniziativa digitale svizzera assicura che il soddisfacimento dei criteri sarà certificato da un organismo di verifica esterno e indipendente, come ad esempio la SGSCollegamento esterno Société Générale de Surveillance (Società generale di sorveglianza), una multinazionale svizzera con sede a Ginevra che offre servizi di ispezione e certificazione. Possiamo quindi fidarci di un’etichetta?
Un’iniziativa che può funzionare benissimo o malissimo
La professoressa Effy Vayena, direttrice del Laboratorio di etica e politica sanitaria presso il politecnico di Zurigo, accoglie con favore l’iniziativa, ma sottolinea l’importanza di stabilire i criteri giusti che ne garantiscano l’efficacia. “Nella scelta dei criteri, è fondamentale il pragmatismo e la fattibilità. Le iniziative di questo genere possono funzionare benissimo o malissimo, dipende dal tipo di approccio. Bisogna capire come questa etichetta verrà sviluppata e se può avere un impatto reale sulla società”, dice Vayena.
Un altro punto da considerare è la diffidenza ancora in voga tra gli scettici del ‘business’ delle etichette, accompagnata dal timore di un aumento dei costi per i consumatori. “D’altra parte, qual è l’alternativa?”, si domanda Christoph Heitz, presidente dell’Alleanza svizzera per i servizi data-intensiveCollegamento esterno, a capo del progetto volto alla realizzazione di un Codice etico per le attività basate sui dati.
Secondo Heitz, il presupposto delle etichette è quello di generare delle dinamiche positive all’interno della società, senza dover necessariamente ricorrere a forzature legislative. “Le etichette non possono sostitute le leggi, ma allo stesso tempo la legislazione non può far fronte a tutti i problemi. Credo che l’aspetto positivo sia che queste iniziative creano consapevolezza e definiscono gli standard”, sostiene Heitz.
Rimane tuttavia difficile pensare che, in un quadro normativo incerto o addirittura inesistente, le iniziative etiche possano segnare un vero punto di svolta per la società. Cosa succederebbe se le buone idee andassero a braccetto con le buone leggi?
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