Ricorso di UBS contro la multa di 5 miliardi: effetto boomerang?
UBS rifiuta di starsene con le mani in mano e di leccarsi le ferite dopo essere stata condannata al pagamento di una multa complessiva di 5,1 miliardi di franchi in Francia. Presentando ricorso ha fatto una mossa azzardata?
Il primo round della battaglia legale sull’evasione fiscale è stato chiaramente vinto dai pubblici ministeri francesi. Mercoledì, un tribunale di Parigi ha condannato UBS per aver sistematicamente aiutato cittadini francesi ad evadere il fisco. Alla banca elvetica è stata inflitta una multa di 3,7 miliardi di euro a cui vanno aggiunti 800 milioni di risarcimenti per lo Stato francese, pari a un totale di 5,1 miliardi di franchi.
Tuttavia, UBS sostiene che in tribunale non è stata fornita alcuna prova concreta a sostegno dell’accusa. Un punto su cui l’esperto in diritto economico Peter V. Kunz sembra concordare. Quella di difendersi in tribunale “è stata una scommessa rischiosa. Ciò di cui UBS non ha tenuto conto è stata la Francia”, afferma a swissinfo.ch. “Sono abbastanza convinto che se le stesse prove fossero state presentate in un tribunale tedesco, il verdetto sarebbe stato diverso”.
Kunz ritiene che settimane di proteste dei ‘gilet gialli’, che chiedono riforme anche nel campo della fiscalità, abbiano contribuito a creare un clima anti-establishment che ha influito contro l’istituto elvetico. Ricorrere in appello può essere azzardato, ma è una mossa che vale la pena fare, sostiene l’esperto.
“Vittoria della legalità”
“I pubblici ministeri francesi devono anche valutare i rischi di perdere la causa in appello”, sottolinea Kunz. “Per loro, ciò sarebbe un disastro. Potrebbe spingerli a negoziare una pena inferiore”.
Non tutti sono però dello stesso avviso. Bradley Birkenfeld, l’ex banchiere di UBS che aveva permesso alla giustizia americana di smascherare le pratiche di evasione fiscale dell’istituto elvetico, ha scritto su Facebook che si tratta “di una vittoria del popolo francese e di una vittoria della legalità”. Birkenfeld rivendica il merito di aver fornito una testimonianza che ha contribuito alla condanna penale pronunciata a Parigi.
Precedenti penali
Il verdetto francese ha poco a che vedere con l’accordo extragiudiziale che UBS è riuscita a negoziare negli Stati Uniti nel 2009 e che ha permesso alla banca di evitare procedimenti penali e di ‘cavarsela’ con una multa di 780 milioni di dollari.
Oggigiorno, a dieci anni di distanza dal giro di vite contro l’evasione fiscale, il fatto di avere dei precedenti penali non è più un grosso problema per le società, osserva Peter V. Kunz. “Negli ultimi dieci anni non c’è stata praticamente alcuna banca a non averne”.
E con Sergio Ermotti, prosegue Kunz, UBS ha ora un CEO più combattivo rispetto al passato.
Lunga battaglia
Tuttavia, all’assemblea generale ordinaria del 2 maggio, UBS dovrà spiegare ai suoi azionisti la sua significativa battuta di arresto. Questo è un altro punto sollevato da Birkenfeld su Facebook. La multa annullerebbe di fatto i 4,9 miliardi di utili realizzati nel 2018.
All’indomani del verdetto di Parigi, UBS ha iniziato una campagna pubblica per giustificare le sue azioni parlando di una sentenza “estremamente superficiale, inconsistente e contradditoria”. In un comunicatoCollegamento esterno, la banca elenca una lunga serie di argomenti giuridici a sostegno del suo ricorso. Il processo d’appello potrebbe durare anni, secondo Sergio Ermotti.
UBS sa di dover convincere i giudici francesi, i media e persino l’opinione pubblica, se intende avere una chance di rialzare la testa.
Traduzione eadattamento dall’inglese di Luigi Jorio
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