La megabanca nata dall'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è pronta a ridurre la sua forza lavoro del 20-30% - tra i 25'000 e i 36'000 posti - secondo quanto riportato dal quotidiano SonntagsZeitung, che cita un alto dirigente di UBS.
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Reuters/Keystone-SDA/ts
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Up to 35,000 UBS and Credit Suisse jobs at risk
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Si tratta di una cifra di gran lunga superiore ai 9’000 posti di lavoro che il Credit Suisse aveva previsto di tagliare nel suo piano di ristrutturazione prima che le autorità svizzere costringessero UBS a rilevare la sua rivale in crisi il 19 marzo.
Prima dell’acquisizione, UBS impiegava poco più di 72’000 persone in tutto il mondo, mentre Credit Suisse oltre 50’000.
UBS ha accettato di acquistare il rival zurighese Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri in un accordo elaborato dal Governo svizzero, dalla banca centrale e dall’autorità di regolamentazione del mercato per evitare un crollo del sistema finanziario del Paese.
Ma l’intesa, pensata anche per contribuire a garantire la stabilità finanziaria a livello globale, ha suscitato preoccupazioni sulle dimensioni della nuova banca, che gestirà 1’600 miliardi di dollari.
Sabato Sergio Ermotti, ex e futuro capo di UBS, ha cercato di dissipare i timori relativi alla grandezza eccessiva del nuovo istituto. .
Affari locali
La SonntagsZeitung non specifica il periodo in cui sono previsti i tagli, né le attività più colpite all’interno dei due colossi bancari.
Come UBS, Credit Suisse è attivo nella gestione patrimoniale e nell’investment banking, ma come il suo concorrente, si basa anche sulle sue attività locali, che comprendono mutui e prestiti alle piccole e medie imprese.
In Svizzera, il ramo retail banking di Credit Suisse ha 95 filiali, mentre UBS ne ha circa 200. Credit Suisse impiega circa 17.000 persone in Svizzera.
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Gli azionisti di Credit Suisse, che riceveranno solo 76 centesimi per azione, si riuniranno martedì a Zurigo per l’assemblea generale della banca. Quelli di UBS si riuniranno il giorno successivo.
La fusione avviene senza l’approvazione dei rispettivi azionisti, poiché le autorità svizzere hanno rinunciato all’obbligo di consultarli in nome dell’interesse della piazza finanziaria svizzera.
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