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I sogni non hanno età

Dopo una giornata di lavoro, un pensionato ritorna a casa (Koppigen, Berna) Keystone

In Svizzera, sempre più persone vicine all’età pensionistica creano una loro impresa. Grazie allo loro esperienza e a un’ampia rete di conoscenze hanno più successo degli imprenditori giovani. È quanto indica un’inchiesta dell’Alta scuola di gestione di Friburgo.

Non è mai troppo tardi per realizzare un sogno, neanche quando il più della vita è alle spalle. Il cinema, anni fa, ci ha raccontato nel film “Die Herbstzeitlosen” (vedi dettagli a fianco) la storia di Martha, un’arzilla e simpatica signora ottantenne di un paesino nell’Emmental, nell’Oberland bernese.

Dopo la morte del marito, ha deciso di trasformare la sua drogheria in negozio di biancheria intima, mettendo in subbuglio il dormiente villaggio, ma dando una svolta alla sua vita.

La realtà ce ne narra a iosa di esempi simili. Basta guardarsi attorno, chiedere a vicini e conoscenti per accorgersi che i sogni non hanno età.

L’entusiasmo di un 73enne

Rudolf Farkas è un 73enne informatico ancora sulla breccia. L’anno scorso ha sviluppato e lanciato sul mercato un’applicazione dell’iPhone, il Cubz, un puzzle tridimensionale che ricorda il famoso cubo colorato “Rubik Cubes”, inventato negli anni Ottanta.

«Nel 2009, a causa della crisi, la ditta americana Le Croy per la quale lavoravo da 24 anni non mi ha più assegnato dei mandati. Visto che avevo voglia di occuparmi ancora di programmazione, mio figlio, anche lui informatico, mi ha proposto di provare a sviluppare un’applicazione per l’iPhone», racconta Farkas a swissinfo.ch.

Dopo aver sgobbato per alcuni mesi sul linguaggio di programmazione della Apple, Rudolf si è finalmente lanciato, assieme al 36enne compagno d’avventura Bertrand Dufrense, nello sviluppo di Cubz. «Un anno dopo abbiamo messo in vendita il gioco. È stato un bel progetto, a cui continuiamo a credere e a dedicare energia. Ora è possibile giocare a Cubz anche sull’iPad e l’applicazione è disponibile anche in italiano», dice l’informatico ginevrino.

È stata un’idea che non lo ha reso ricco e che non gli ha nemmeno rimpinguato la pensione. Finora l’applicazione del costo di un dollaro è stata scaricata circa un migliaio di volte. Tuttavia, per Farkas è stata una bella iniezione d’entusiasmo.

Nonni imprenditori, un fenomeno in aumento

Martha e Rudolf sono due esempi, testimoni di un fenomeno in costante aumento: gli imprenditori della terza età. «In Svizzera, il numero degli imprenditori d’età superiore ai 55 anni è in continuo aumento. Nel 2005 erano il 2,4%, nel 2007 erano il 6%», illustra a swissinfo.ch Mathias Rossi, professore all’Alta scuola di gestione a Friburgo. Il suo studio – l’unico nel suo genere nella Confederazione – sull’attività imprenditoriale delle persone anziane ha analizzato il periodo dal 2005 al 2007.

«Questa tendenza è favorita da vari fattori. Innanzitutto, la popolazione elvetica invecchia e con lei anche gli imprenditori. Inoltre, il mondo del lavoro incoraggia le persone a rimanere attive professionalmente anche dopo l’età pensionistica. Ci sono poi le nuove tecnologie a facilitare la creazione di una piccola e media azienda», spiega Rossi.

Non tutti, comunque, hanno questa aspirazione. Stando allo studio, sono soprattutto gli uomini – due volte di più delle donne, con una formazione e con un reddito superiori a lanciarsi nell’attività imprenditoriale. «Grazie all’esperienza e alle competenze, alle risorse finanziarie e a un’ampia rete sociale – continua il professore di Friburgo – le persone prossime alla pensione si trovano in una posizione eccellente per avere successo sul mercato».

Capi d’azienda, per farsi del bene

Se paragonate alle piccole e medie aziende fondate da persone più giovani, il tasso di successo di quelle degli imprenditori anziani è maggiore. Successo che ha arriso anche a Mario Kummer, esperto contabile indipendente. La sua ditta, la MRK Consulting, fondata già nel lontano 1987, continua a ricevere delle richieste di consulenza.

«Dopo aver lavorato vent’anni per l’americana Arthur Andersen [fino al 2002 era una delle principali società multinazionali di revisione di bilancio e consulenza al mondo, ndr.] avevo voglia di fare qualcosa di nuovo. Adesso, dopo 24 anni, continuo a lavorare, anche se sempre meno. Quando è bel tempo vado a sciare o a camminare in montagna. Tuttavia, chi ha lavorato duramente per tutta la vita, dalle sette di mattina alle sette di sera, non può fermarsi di colpo», rivela a swissinfo.ch il settantenne ginevrino.

Nei primi anni, la sua ditta ha dovuto crearsi un nome, poi, grazie anche alle molte amicizie nate durante l’attività per la Andersen, gli affari sono andati a gonfie vele. Certo, ora, l’entusiasmo e la motivazione stanno scemando gradatamente, confida Kummer, ma per il momento non ha voglia di abbandonare definitivamente il campo.

Mario, Rudolf e Martha, dopo averlo cullato a lungo, hanno dato vita al loro sogno. «Sono delle persone che hanno voluto farsi del bene. Hanno messo a frutto la propria esperienza e competenza e hanno colto un’opportunità offerta loro dal mondo del lavoro per autorealizzarsi», conclude Mathias Rossi.

Stando allo studio del progetto GEM (Global Entrepreneurship Monitor) che coinvolge 35 Paesi, la Svizzera presenta condizioni quadro e un ambiente sociale propizi all’imprenditoria.

Secondo l’indagine GEM (rapporto 2005), il 6,1% degli adulti in Svizzera è impegnato nella creazione o come proprietario e dirigente di un’impresa che ha meno di 3,5 anni.

Nel paragone internazionale, la Svizzera si situa al di sotto della media dei Paesi GEM, ma figura tuttavia fra quelli più dinamici in questo ambito.

Fra i Paesi che registrano i tassi più elevati di fondatori sono quelli dell’America del Nord. Negli Stati uniti – per esempio – la percentuale di indipendenti nella categoria d’età compresa tra i 55 e i 65 anni è aumentata del 33% nel 2008, superando ampiamente i giovani imprenditori tra i 25 e i 35 anni.

Anche nei Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni economiche sono tali per cui la creazione di imprese è spesso una questione di sopravvivenza, la percentuale di nuove imprese è molto più grande rispetto alla Svizzera.

Nella Confederazione la disoccupazione ridotta, la stabilità dei posti di lavoro e il livello relativamente elevato dei salari fanno sì che per gli svizzeri non è un obbligo diventare imprenditori.

L’analisi GEM ha indicato che circa tre quarti delle imprese emergenti e nuove elvetiche si collocano nel settore dei servizi, in particolare i servizi rivolti a privati, seguiti dai servizi alle imprese.

(fonte: Global Entrepreneurship Monitor)

Il film della regista svizzera Bettina Oberli racconta la storia dell’ottantenne Martha (Stephanie Glaser – deceduta la notte del 15 gennaio 2011. Avrebbe compiuto 91 anni il 22 febbraio.) che dopo la morte del marito decide di realizzare un sogno di gioventù.

Nonostante la forte resistenza degli abitanti di Trub, villaggio dell’Emmental, nell’Oberland bernese, trasforma la drogheria in un negozio di biancheria intima e dà una svolta alla sua vita.

La pellicola ha riscosso ampio successo in patria – la più vista nel 2006 – e ha destato molto interesse anche in tutto il mondo. Il film ha inoltre rappresentato la Svizzera nella corsa agli Oscar 2008 nella categoria “miglior film straniero”, senza tuttavia superare la prima selezione della giuria a cui hanno partecipato 63 Paesi.

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