Ritiro USA dall’accordo sul clima: «Un atto di irresponsabilità globale»
La decisione del presidente americano Donald Trump di ritirarsi dall’accordo sul clima ha suscitato indignazione in tutto il mondo. La lotta al riscaldamento terrestre diventerà più difficile, spiega il rinomato climatologo Thomas Stocker, il quale intravvede comunque un’opportunità per la Svizzera.
swissinfo.ch: È stato sorpreso dalla decisione di Donald Trump di ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi?
Thomas Stocker: Direi di no, siccome Trump l’aveva già preannunciata. Sono però profondamente deluso dal fatto che abbia agito per davvero. Siamo di fronte a un atto di irresponsabilità globale.
swissinfo.ch: Che cosa significa questa uscita dall’accordo di Parigi?
T. S.: Di sicuro l’America non adempierà i suoi impegni di riduzione delle emissioni nel quadro dell’accordo di Parigi. Ciò significa che il “Clean Power Plan” di Obama per la riduzione delle emissioni del 32% entro il 2030, rispetto ai valori del 2005, non verrà molto probabilmente messo in atto. La speranza è che la protezione del clima sarà comunque portata avanti, con misure importanti, dai singoli Stati. Penso alla California o agli Stati della costa est, dove la protezione del clima è già ben radicata nella popolazione. Dovranno però fare a meno del sostegno del governo federale.
swissinfo.ch: Quali saranno le conseguenze per il clima a livello globale?
T. S.: Per il clima mondiale, il ritiro degli Stati Uniti complica la situazione poiché l’ambizioso obiettivo dei 2°C diventa ancora più ambizioso. Basti pensare che gli Stati Uniti sono i principali emettitori di CO2 dopo la Cina. Sono tutti fattori che complicano il raggiungimento dell’obiettivo climatico.
swissinfo.ch: Il futuro appare dunque cupo…
T. S.: Di sicuro sarà più difficile proteggere il clima. Il ritiro degli Stati Uniti rafforza le convinzioni di coloro che da anni mettono i bastoni tra le ruote e che tentano di frenare i progressi tecnologici in favore delle energie rinnovabili. Questi passi in avanti vanno però realizzati, anche perché si tratta di creare nuovi posti di lavoro, ciò che verrà impedito con questa decisione.
Si potrebbe anche dire che con questa decisione l’«America first» diventa l’«America behind». L’America si troverà isolata. Europa, Cina e Russia hanno già annunciato l’intenzione di assumere un ruolo guida. Tutti difendono l’accordo di Parigi e hanno detto chiaramente che nuove trattative, come quelle menzionate dal presidente Trump, sono fuori discussione.
swissinfo.ch: Il ritiro degli Stati Uniti avrà conseguenze anche per la Svizzera?
T. S.: Conseguenze dirette no, all’infuori del fatto che il raggiungimento dell’obiettivo dei 2°C è diventato più difficile per tutti i paesi. Spero che la Svizzera si impegnerà in misura ancora maggiore in seno alla coalizione di paesi che vogliono portare avanti quanto deciso a Parigi. Per l’economia, il know-how e l’innovazione della Svizzera, si tratta di un’opportunità unica per scoprire e sviluppare nuove tecnologie.
swissinfo.ch: Come ad esempio l’impianto per aspirare il CO2Collegamento esterno presentato alcuni giorni fa in Svizzera?
T. S.: Esattamente! In questo caso le cose avanzano.
swissinfo.ch: La scienza potrà prendere il posto della politica?
T. S.: No, non è il ruolo della scienza. Il suo compito è di illustrare i rischi ai responsabili politici e di presentare le conoscenze scientifiche. La decisione di Trump mostra che vengono completamente ignorati i fatti scientifici contenuti nel Rapporto sul clima del 2014, i quali sono stati accettati da tutti i paesi e hanno costituito le basi dell’accordo di Parigi.
Accordo sul clima
Quello adottato a Parigi nel dicembre 2015 è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima. È stato adottato da 195 paesi ed è entrato in vigore il 4 novembre 2016. I punti principali sono:
– Mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e impegnarsi a limitarlo a 1,5°C.
– Raggiungere il picco delle emissioni globali il più presto possibile.
– Rivedere gli obiettivi di riduzione delle emissioni ogni 5 anni a partire dal 2025.
– Stabilire una roadmap per raggiungere l’obiettivo di riunire 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 a sostegno delle politiche climatiche nei paesi in via di sviluppo.
L’accordo è finora stato ratificato da 145 paesi. In Svizzera è stato approvato dalla Camera del Popolo (camera bassa) il 2 marzo 2017. La Camera dei Cantoni si esprime il 7 giugno.
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