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La Svizzera, un investitore di peso in Europa

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Vista sulla Paradeplatz a Zurigo, il centro finanziario della Svizzera. © Keystone / Gaetan Bally

Il valore degli investimenti diretti svizzeri nei Paesi vicini, e più in generale in Europa, è in aumento da diversi anni. Nel 2019 ha raggiunto un livello record in Francia.

“La Francia ha ulteriormente rafforzato la sua attrattività per gli investitori stranieri nel 2019, in particolare svizzeri”: l’ambasciata di Francia in Svizzera ha salutato con queste parole la pubblicazione del Bilancio 2019 degli investimenti internazionali in Francia. Il rapporto annuale, pubblicato a inizio giugno, evidenzia che gli investimenti svizzeri in Francia non sono mai stati così cospicui.

L’anno scorso, 76 nuove decisioni d’investimento annunciate in Francia riguardavano aziende elvetiche (+6% rispetto al 2018), ciò che ha posizionato la Svizzera al 5° posto dei Paesi fornitori di progetti.

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Ovviamente, la pandemia di Covid-19 ha sconvolto le prospettive economiche. Tuttavia, secondo il rapporto, oltre i due terzi dei progetti d’investimento contenuti nel bilancio francese del 2019 sono già stati realizzati. Una parte dei rimanenti investimenti potrebbe “essere ritardata o persino […] interrotta o sospesa definitivamente”, si legge nell’analisi.

La Francia ha registrato l’anno scorso il maggior numero di nuovi progetti d’investimento in Europa, davanti alla Gran Bretagna e alla Germania, secondo uno studio della filiale tedesca di Ernst & Young pubblicato a fine maggio.
Il numero di progetti annunciati sull’insieme del territorio europeo è da parte sua progredito dell’1% e ha superato quota 6’400. Si tratta del secondo valore più elevato mai registrato, secondo la società di consulenza. EY ritiene che, da allora, “il 25% è stato rinviato e il 10% soppresso”.

Più di 200 miliardi di attivi svizzeri nei Paesi vicini

I dati si riferiscono unicamente alle transazioni dell’anno scorso. Se si considerano gli stock di investimenti diretti esteri (IDE), ovvero l’importo totale investito, la Svizzera è il 4° Paese fornitore di investimenti in Francia.

A fine 2018, data delle ultime statistiche ufficiali disponibili, il valore degli IDE svizzeri superava gli 81 miliardi di euro (87 miliardi di franchi), secondo la Banca di Francia. Stando a Business France, oltre un migliaio di aziende francesi, che impiegano complessivamente oltre 265’000 persone, sono controllate da un investitore svizzero.

Il peso della Confederazione in quanto Paese fornitore di investimenti si conferma anche negli altri Stati limitrofi. A fine 2018, la Svizzera era il 4° investitore estero in Germania (89,5 miliardi di euro investiti), il 5° in Austria (11 miliardi) e il 6° in Italia (20 miliardi), secondo le cifre fornite dalle rispettive banche nazionali.

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La progressione del valore degli IDE svizzeri in questi quattro Paesi è costante da almeno cinque anni.

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Qual è la tendenza globale?

L’evoluzione nei Paesi limitrofi rispecchia la progressione globale degli investimenti al di fuori delle frontiere svizzere. A fine 2018, il totale degli investimenti diretti svizzeri all’estero ammontava a 1’467 miliardi di franchi, in aumento del 5% su un anno e di quasi il 40% dal 2013, secondo le cifre della Banca nazionale svizzera.

È in Europa che la crescita è stata più marcata (+70%), in particolare negli Stati in cui hanno sede numerose holding quali Cipro, Irlanda (+400% in cinque anni), Paesi Bassi (+150%) e Lussemburgo.

Gli Stati Uniti, il Lussemburgo e i Paesi Bassi sono da diversi anni i tre principali Paesi di destinazione degli investimenti diretti svizzeri. Assieme all’Irlanda e al Regno Unito, questi Paesi rappresentavano oltre i due terzi degli IDE svizzeri nel 2018.

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Gli stock d’investimenti diretti all’estero della Svizzera sono d’altronde relativamente elevati nel raffronto internazionale. Nella classifica dei principali investitori diretti nel mondo stilata dal Fondo monetario internazionale, la Svizzera figura in 10° posizione. Ciò si spiega in particolare con la presenza di numerose sedi di grandi gruppi internazionali sul territorio elvetico.

I flussi mondiali di investimenti diretti esteri subiranno “un crollo spettacolare” quest’anno e anche nel 2021 a causa della pandemia di Covid-19, avverte la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) in un rapporto pubblicato martedì. L’organizzazione prevede un calo del 40% (circa 1’500 miliardi di dollari) rispetto ai livelli del 2019, ciò che farebbe scendere l’importo globale delle transazioni al di sotto di quello della crisi del 2008.

“Le prospettive sono molto incerte” e dipendono “dalla durata della crisi sanitaria e dall’efficacia delle misure destinate a limitare gli impatti economici della pandemia”, si legge nel rapporto.

I primi indicatori mostrano che gli effetti della crisi sono stati immediati. Sia gli annunci di nuovi progetti d’investimento sia le fusioni e le acquisizioni transfrontaliere sono calati di oltre il 50% nel corso dei primi mesi del 2020, rispetto al 2019.

L’impatto sarà forte ovunque, ma varierà a dipendenza della zona, precisa il rapporto. Il maggior calo degli IDE dovrebbe concernere le economie in sviluppo.

Tra i paesi sviluppati, i flussi di IDE verso l’Europa dovrebbero diminuire del 30-45%, più di quelli verso l’America del Nord e le altre economie avanzate (con cali medi del 20-35%).

Traduzione dal francese: Luigi Jorio

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