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L’UBS non danneggia solo sé stessa

Hans Geiger, dell'Istituto di economia bancaria dell'Università di Zurigo. Keystone

Per il professore di economia bancaria Hans Geiger, il fatto che - al termine di un esercizio catastrofico - l'UBS versi ai dipendenti bonus quasi pari a quelli dell'anno precedente è un "difetto di costruzione".

Oggi occorrono sistemi d’incentivi orientati sul lungo termine, altrimenti si rischiano danni per il sistema bancario internazionale, afferma lo specialista in un’intervista a swissinfo.

swissinfo: Quel che conta maggiormente per le banche è la propria credibilità. L’UBS ha ora ripetutamente proceduto a rettifiche di valore, poi ha annunciato di aver subito perdite ingenti. Ciò nonostante distribuisce bonus elevati. Questo danneggia l’immagine della piazza bancaria svizzera?

Hans Geiger: Non è un fenomeno della piazza bancaria elvetica. È un fenomeno delle grandi banche internazionali. E ciò danneggia indiscutibilmente tutto.

swissinfo: Il problema nell’attuale crisi bancaria sembra essere il sistema degli incentivi con i bonus. Perché?

H.G.: In linea di principio, è utile motivare il personale a raggiungere buoni risultati mediante gratifiche o altri mezzi. Ricompensare con un bonus chi contribuisce a produrre un grosso guadagno, costituisce fondamentalmente uno stimolo positivo.

Concretamente, però, i sistemi di incentivi si rivelano di difficile applicazione. Infatti promuovono affari rischiosi e strategie a breve termine rispetto a quelle orientate al lungo periodo. Ciò è dannoso.

swissinfo: Cosa ne pensa della proposta del Credit Suisse di ritirare i bonus in caso di perdite?

H.G.: Il Credit Suisse vuole versare parte del bonus su un conto bloccato. Se l’anno seguente si registra una perdita, viene ritirato il bonus bloccato dell’anno precedente.

È sicuramente un sistema che va nella giusta direzione. Così si risolve il problema delle strategie a breve termine.

swissinfo: Anche un quadro della Banca nazionale svizzera propone di tenere come riserva una parte dei bonus.

H.G.: Credo che abbia parlato a nome della Banca nazionale come istituzione. Daniel Heller non esprimeva semplicemente il suo parere personale al Financial Times. Ha scritto un articolo su mandato.

Rientra nella politica della Banca nazionale discutere dell’applicazione del sistema di incentivi delle banche, visto che essa è il loro referente in caso di emergenza.

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swissinfo: L’introduzione di un sistema bonus/malus sarebbe possibile?

H.G.: Una forma di malus esiste già. Nel caso dell’UBS, ad esempio, i membri del consiglio d’amministrazione e della direzione generale possiedono dei pacchetti di azioni della banca.

Questi titoli sono stati acquisiti nell’ambito di programmi di bonus degli anni passati e sono depositati su conti bloccati per periodi prestabiliti. Se il valore dell’azione UBS scende, i detentori perdono: si tratta dunque di un malus.

Inoltre, quando sono state acquisite come bonus, queste azioni sono state dichiarate al fisco come reddito. I detentori vengono dunque penalizzati doppiamente: in primo luogo con l’erosione del corso del titolo e in secondo luogo avendo pagato a loro tempo un’imposta su un reddito che oggi non ha più grande valore.

Anche se l’azienda non trae alcun beneficio da questa penalità, l’elemento malus è già presente nel sistema di incitamento con una gratifica basata sulle azioni.

swissinfo: Le banche private applicano il sistema della comproprietà. Questo modello potrebbe essere migliore per evitare i rischi a corto termine?

H.G.: A mio parere, il banchiere privato come esisteva già 500 anni fa a Ginevra e Basilea costituisce il modello ideale di gestione bancaria, per diversi motivi. Prima di tutto perché le persone investono il proprio patrimonio privato, ciò che influisce sul loro comportamento. In secondo luogo i banchieri privati decidono in modo diverso dai direttori, che restano dei dipendenti di un istituto.

I banchieri si riuniscono ogni giorno e discutono gli affari importanti, non esaminano solo le questioni strategiche. Si tratta di un’altra cultura.

Il modello ha però un paio di pecche che ha condotto banche di questo tipo a decenni di perdite. Ci sono sempre meno veri banchieri privati. Non è peraltro pensabile che questo modello possa imporsi nell’investment banking. Potrebbe però rafforzarsi nel private banking, dove c’è in gioco l’amministrazione patrimoniale.

swissinfo: Perché nessuna grande banca riprende tale modello nell’investment banking facendo opera di pioniere?

H.G.: Per le grandi banche non è fattibile. Ancora 20 o 30 anni fa, tutte le banche d’investimento negli Stati Uniti, contro le quali oggi imprechiamo, erano organizzate in forma di cooperativa.

La Goldman-Sachs è stata l’ultima banca, circa sei anni fa, a trasformarsi in società anonima e al contempo ad entrare in borsa. Oggigiorno, le banche d’investimento necessitano di un capitale proprio talmente elevato che il modello del partenariato non può più funzionare. I soci non sono sufficientemente ricchi per mettere a disposizione 50 miliardi di franchi di capitale proprio.

swissinfo: Dove vedrebbe allora una possibilità di cambiamento del sistema dei bonus per le grandi banche?

H.G.: Il modello del Credit Suisse sarebbe un’idea valida. Un altro è quello introdotto alcuni anni fa dalla banca Vontobel. Si tratta di buoni e solidi modelli. Non rappresentano una novità. Si sa come applicarli.

Il fatto che l’UBS oggi continui a versare bonus quasi identici a quelli di un anno fa pur avendo registrato un esercizio catastrofico appare dunque come un difetto di costruzione.

Intervista swissinfo: Christian Raaflaub
(Traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)

Hans Geiger è professore dal 1997 all’Istituto di economia bancaria dell’Università di Zurigo. È tra l’altro specializzato nella vigilanza dei mercati finanziari.

Dal 1970 al 1996 ha lavorato presso il Credit Suisse. Dal 1998 al 2004 è stato vicepresidente del consiglio d’amministrazione della banca Vontobel e della Vontobel Holding SA di Zurigo.

Negli ultimi tempi sempre pù esperti si esprimono a favore di un cambiamento nel sistema degli incentivi per i dipendenti bancari.

Anche rappresentanti di alto livello della Banca nazionale svizzera hanno rilasciato alla stampa dichiarazioni in tal senso. Si tratta più precisamente del vicepresidente Philipp Hildebrand e del direttore della sezione “sistemi finanziari” Daniel Heller.

La Banca Vontobel applica già da alcuni anni un programma di partecipazione elaborato scientificamente. Improntato sul guadagno di valore a medio e lungo termine, esso evita il pericolo degli investimenti rischiosi a corto termine.

Il Credit Suisse ha annunciato di voler bloccare parte dei bonus per due anni. Se un esercizio viene chiuso in perdita, la parte di bonus dell’anno precedente bloccata viene utilizzata per compensarla.

Per l’esercizio 2007 il Credit Suisse ha annunciato martedì scorso un utile di 8,5 miliardi di franchi, mentre l’UBS ha subito una perdita di 4,4 miliardi.

Ora si attende con grande interesse l’assemblea generale straordinaria dell’UBS, prevista il 27 febbraio: i dirigenti della più grande banca elvetica dovranno rispondere alle domande degli azionisti in merito al disastro derivante dalla crisi immobiliare negli Stati Uniti.

Sull’istituto pende anche la minaccia di un audit esterno. Il consiglio d’amministrazione è contrario a un simile procedimento ed ha annunciato che fornirà tutti i chiarimenti richiesti dagli azionisti.

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