La “cripto-nazione” svizzera affronta il tracollo del bitcoin
Il prezzo del bitcoin è sceso a un terzo del suo valore massimo, mentre il crollo di Terra, una criptovaluta che avrebbe dovuto rimanere agganciata al dollaro, ha destabilizzato l'intero mercato. Che ne è dell'industria svizzera della blockchain, in piena espansione?
“Il crollo del mercato sarà catastrofico per molte start-up svizzere”, afferma Adrien Treccani, direttore della società svizzera di criptovalute Metaco. “Prevedo che circa il 20-30% di loro non sopravvivrà. Spariranno nei prossimi sei mesi”.
Il volatile mercato delle criptovalute ha conosciuto una nuova fase di boom e di crisi. Tra la metà del 2020 e la fine dell’anno scorso, il prezzo del bitcoin è aumentato di oltre dieci volte. Poi la moneta virtuale è crollata, passando da oltre 60’000 a 20’000 dollari l’unità.
La fase di espansione ha attirato il denaro dei day trader e delle start-up, incoraggiati dalla mancanza di altre opportunità di guadagno e dalla possibilità di ottenere dei crediti per investire a tassi di interesse molto bassi.
Dure battute d’arresto
“Abbiamo visto molti soldi confluire ciecamente in sogni venduti dagli apostoli della tecnologia”, dichiara Erik Wirz, direttore associato della società di cacciatori di teste Wirz & Partners di Zugo. “La gente voleva credere nei sogni, ma molti di essi erano solo uno specchietto per le allodole. Diversi mesi fa, ancor prima del crollo delle criptovalute, molti investitori hanno iniziato a chiedersi: ‘Dov’è il business plan, dove sono i soldi?'”.
Stimolata da un’ampia revisione delle leggi finanziarie e societarie per integrare le criptovalute nel panorama imprenditoriale, l’industria svizzera della blockchain è cresciuta fino a contare oltre 1’000 aziende e circa 6’000 posti di lavoro.
La Svizzera, autoproclamatasi “cripto-nazione”, non ha ancora dovuto far fronte a tagli di posti di lavoro come successo ad esempio Coinbase, la più grande borsa di criptovalute degli Stati Uniti, o a fallimenti di società come l’hedge fund Three Arrows Capital, nelle Isole Vergini Britanniche, Celcius, Voyager Digital e Blockfi, con sede negli Stati Uniti, o Vauld, società di prestito di criptovalute di Singapore.
“Il mio istinto mi dice che alcune aziende in Svizzera sono in difficoltà, ma solo il tempo ci dirà come si evolverà il mercato”, commenta Dirk Klee, direttore di Bitcoin Switzerland, con sede a Zugo. L’anno scorso l’azienda ha aumentato la sua forza lavoro del 60%, arrivando a 300 persone, ma sottolinea di essere cresciuta rimanendo prudente. “Altri operatori del mercato hanno quadruplicato l’organico o più e ora stanno valutando di procedere a correzioni”, aggiunge il direttore.
Anche le recenti battute d’arresto non hanno smorzato l’entusiasmo dell’industria svizzera della blockchain nel suo complesso. “Questi crolli sono una delle caratteristiche dei mercati delle criptovalute. Non è una grande sorpresa”, sottolinea Andy Flury, fondatore della società zurighese di servizi finanziari per criptovalute AlgoTrader.
“C’è ancora molta sperimentazione in corso e alcune tecnologie sono molto nuove. Se alcune cose non funzionano ora, non significa che non ci siano margini di miglioramento”, afferma Diana Biggs, responsabile della strategia di Valour, una società con sede in Canada che emette prodotti di investimento in criptovalute sui mercati borsistici. “Non c’è modo di frenare questa tecnologia e di tornare indietro. Sono ancora ottimista”.
Internet democratico
Tali affermazioni sono tipiche in Svizzera e possono sembrare audaci. Il messaggio di fondo è che il prezzo del bitcoin è irrilevante. Ciò che conta è la sostanza che rimane quando le bolle sono scoppiate.
L’obiettivo della blockchain è quello di costruire un sistema digitale che liberi gli utenti dai vincoli di internet riducendo le commissioni, le pratiche e il tempo sprecato con gli intermediari. L’obiettivo è anche quello di strappare il controllo ai giganti della tecnologia, che raccolgono i dati personali per il proprio profitto. L’idea è quella di creare un nuovo tipo di internet, posseduto e controllato da una rete di utenti comuni.
Secondo i suoi creatori, questo sistema offrirà modi più equi per commerciare, scambiare, votare, giocare al computer, gestire un’attività commerciale, riscuotere i diritti d’autore come artista, memorizzare i dati personali e una miriade di altri usi possibili.
“La criptovaluta come categoria di investimento è destinata a rimanere, nonostante i recenti avvenimenti”, ha dichiarato Tracey McDermott, dirigente di Standard Chartered Bank, in occasione del recente Forum Point Zero sulla tecnologia finanziaria tenutosi a Zurigo.
Andy Flury di AlgoTrader è ottimista: “Nessuno dei nostri clienti ha annullato i contratti o ritardato i progetti. Il numero di nuove richieste non è diminuito. AlgoTrader annovera tra i suoi clienti dieci grandi banche e la banca svizzera di investimenti digitali Sygnum. Metaco, un’altra società che mette in contatto il mondo finanziario tradizionale con le criptovalute, ha di recente sottoscritto un contratto con il gigante bancario statunitense Citi e con la Société Générale de France. “Il crollo delle criptovalute non ha alcun impatto sulle strategie di investimenti digitali a lungo termine delle principali società finanziarie”, assicura Flury.
Il recente crollo del mercato è stato accelerato dal fallimento di una forma di criptovaluta nota come stablecoin, progettata per agganciare il proprio valore alle valute tradizionali o ad altri beni, come l’oro. La stablecoin Terra, che ha tentato di agganciarsi al dollaro statunitense, è diventata popolarissima fino a quando non è sprofondata, mandando in fumo miliardi di dollari degli investitori. Quella che doveva essere un’innovazione, si è trasformata in distruzione nello spazio di una notte.
Questo ha portato a un’ondata di nuovi controlli normativi da parte di vari Paesi, tra cui Stati Uniti e Unione europea, e da parte degli organismi internazionali che supervisionano i mercati finanziari globali.
È inoltre innegabile che la finanza decentralizzata sia stata teatro di molte attività improprie. La brama di guadagni rapidi crea un terreno fertile per accordi finanziari fraudolenti (come lo schema piramidale Ponzi), l’insider trading o il marketing ingannevole.
“Buona parte del trading di attivi digitali assomiglia al mercato azionario statunitense del 1928 [il periodo di speculazione frenetica che ha preceduto il crollo di Wall Street]”, ha dichiarato durante il Forum Point Zero Urban Angehrn, capo dell’Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). “Ogni tipo di abuso […] è frequente e comune”.
Controlli più severi
La Finma ha finora concentrato i propri sforzi sulla prevenzione del riciclaggio di denaro attraverso le criptovalute. Ma Angehrn ha lasciato intendere che i tempi potrebbero essere maturi per un controllo più severo degli abusi di mercato.
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“Non è vietato speculare. La speculazione è un’attività legale”, ha dichiarato il direttore della Finma. Frodare gli speculatori con attività losche non è invece accettabile. “Abbiamo bisogno di un trading ordinato e trasparente. Dobbiamo avere i mezzi per combattere le attività abusive”, ha sottolineato Angehrn.
Diverse società di criptovalute che hanno iniziato la loro attività in remote isole, come le piattaforme di scambio BitMEX e Binance, hanno imparato la lezione e stanno trasferendo sempre più spesso parti delle loro operazioni in giurisdizioni fortemente regolamentate come la Svizzera.
Il crollo delle criptovalute eliminerà dal mercato anche gli operatori più deboli. Molte aziende sopravvissute considerano questo periodo di depressione dei prezzi delle criptovalute – noto come “inverno delle criptovalute” – come un’opportunità per costruire tranquillamente senza farsi distrarre dalla frenesia del trading.
“Lo scoppio della bolla farà da filtro e semplificherà il mercato. Di solito, dopo un grande crollo, emergono nuove opportunità”, conclude Adrien Treccani.
Traduzione di Daniele Mariani
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