La forbice dei salari torna ad aprirsi
Le aziende svizzere sembrano aver dimenticato le lezioni della crisi finanziaria e le polemiche sulle retribuzioni dei dirigenti. Nel 2010, in 16 delle 27 aziende passate in rassegna da Travail.Suisse, i salari più alti sono cresciuti di più rispetto a quelli bassi.
«Il dopo crisi è uguale al pre-crisi. Si è tornati ad arraffare quel che si può, come se non fosse successo niente», dice Martin Flügel, presidente dell’associazione sindacale Travail.Suisse commentando lo studio sui salari dei manager pubblicato in giugno.
Nelle aziende prese in considerazione da Travail.Suisse, nel 2010 le differenze tra il salario più alto e quello più basso sono generalmente aumentate. Fanno eccezione Novartis, Credit Suisse e UBS, dove la forbice si è chiusa. Si tratta però di una chiusura da relativizzare, visto che è proprio in queste aziende che si registrano le differenze maggiori tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno.
Anche se le differenze tra le classi di salario sono leggermente inferiori a quelle registrate prima degli anni di crisi 2008 e 2009, Martin Flügel non esita a definirle «sfacciatamente alte». Il presidente di Travail.Suisse fa l’esempio del Credit Suisse, dove un semplice impiegato dovrebbe lavorare due secoli per guadagnare la stessa cifra intascata in un anno dai dirigenti della grande banca.
313 volte di più
Proprio il Credit Suisse ha fatto registrare nel 2010 lo scarto maggiore tra lo stipendio più alto e quello più basso. Antonio Quintella, capo delle operazioni sul continente americano, ha ricevuto 15,6 milioni di franchi, 313 volte di più dei collaboratori inseriti nella classe di salario più bassa.
Alla Nestlé, il rapporto tra il salario del CEO Paul Bulcke (12,4 milioni di franchi) e quello di chi guadagna di meno è di 1:238. Alla Novartis è di 1:219, alla Roche di 1:203 e alla Lindt & Sprüngli di 1:200.
Meno marcate le differenze all’interno del gruppo industriale Georg Fischer (1:20) che vince però la Forbice di bronzo di Travail.Suisse per l’azienda che nel corso dell’anno ha maggiormente aumentato la distanza tra il salario più alto e il salario più basso. Il gruppo Georg Fischer è in effetti passato dall’1:14 del 2009 all’1:20 del 2010, aprendo la forbice salariale del 45%.
Inversione di tendenza alla Novartis
Prima della crisi finanziaria, Daniel Vasella, allora CEO di Novartis, era il dirigente più pagato da un’azienda svizzera. Il suo salario toccava i 40 milioni di franchi l’anno. Insieme ai dirigenti delle grandi banche – Credit Suisse e UBS – era il solo a percepire più di 100 volte la cifra corrisposta all’impiegato meno retribuito. Ritenuto ingiustificato da molta parte dell’opinione pubblica, il reddito di Vasella e compagni è stato al centro di una polemica sfociata nell’iniziativa popolare «contro le retribuzioni abusive».
Curiosamente, le «grandi tre» sono le sole aziende in cui durante lo scorso anno la forbice salariale si è leggermente chiusa. Che la rabbia popolare e gli appelli alla moderazione lanciati da molti azionisti abbiano avuto un effetto? Per Martin Flügel, si tratta di fattori esterni che hanno avuto un ruolo solo nel caso del Credit Suisse.
«Il Credit Suisse ha eliminato i meccanismi che avevano permesso il ritiro di una cifra scandalosa, 90 milioni di franchi» da parte del CEO Brady Dougan e del capo delle operazioni in America Antonio Quintella.
Nel caso dell’UBS, sono stati stralciati i «golden hellos», generosi contributi di «buona entrata» offerti ai dirigenti che hanno accettato di lasciare la concorrenza.
Successore meno caro
Per Novartis, la spiegazione è più semplice. «Il passaggio di Daniel Vasella dalla guida operativa dell’azienda al consiglio d’amministrazione ha avuto come conseguenza una chiusura della forbice nella direzione», afferma il direttore di Travail.Suisse. «In compenso, si è avuta una leggera apertura nel consiglio d’amministrazione».
Joseph Jimenez, che ha preso il posto di Vasella alla testa di Novartis, nel 2010 ha ricevuto 13 milioni scarsi di franchi, restando ben al di sotto delle cifre intascate dal suo predecessore. «Sembra che i nuovi dirigenti costino meno dei loro predecessori», dice Susanne Blank, responsabile del settore politica economica di Travail.Suisse.
Dal canto suo Novartis risponde solo in modo indiretto alla domanda se i cambi al vertice abbiano influenzato la politica salariale dell’azienda. Stando a un addetto stampa della ditta farmaceutica basilese, il raggiungimento di determinati obiettivi si tradurrebbe in un moltiplicatore situato tra 0 e 2. Di fatto, questo equivale alla presenza di un tetto massimo per le retribuzioni dei dirigenti. In ogni caso – aggiunge il portavoce – il versamento di componenti legate alle prestazioni avviene dopo attento esame dei risultati raggiunti. Compensi superiori a due volte il salario di base sono possibili, ma solo nel caso di «prestazioni eccezionali».
Minaccia per il modello svizzero
Per Martin Flügel, la situazione resta preoccupante. Con la loro mentalità da self-service, i dirigenti stanno minando la credibilità di economia e politica. «Il modello svizzero, che è un modello di successo, sta soffrendo enormemente per questa situazione. Discussioni come quelle sull’immigrazione e la libera circolazione delle persone dimostrano quanto sia malridotta la credibilità degli ambienti economici».
Il mondo politico – continua il sindacalista – doveva combattere gli eccessi nelle retribuzioni dei dirigenti, ma ha «totalmente fallito». Paradossalmente, le mancanze di governo e parlamento potrebbero «tirare acqua al mulino dei promotori delle iniziative “contro le retribuzioni abusive” e “1:12″». Entrambe le iniziative chiedono di mettere un tetto massimo alle retribuzioni dei manager.
Anche Travail.Suisse chiede una limitazione di questo genere. Inoltre, affinché economia e politica possano ritrovare la fiducia dei lavoratori, il sindacato propone di tassare i bonus per i redditi superiori al milione di franchi, di far votare gli azionisti sui salari dei dirigenti e di inserire un rappresentante del personale nei consigli d’amministrazione. «In questo modo», conclude Flügel, si rafforzerebbe l’orientamento a lungo termine delle aziende».
Variazione tra il 2009 e il 2010 della differenza tra il salario più basso e la retribuzione media dei membri della direzione:
1. Georg Fischer +45%
2. Swatch +35%
3. Ascom +29%
4. Swiss Life +24%
5. Nestlé +23%
23. UBS -28%
26. Novartis -47%
27. Credit Suisse -56%
Rapporto tra le entrate dei dirigenti meglio pagati e il salario più basso corrisposto dall’azienda per la quale lavorano:
1. Antonio Quintella, CEO del Credit Suisse per il mercato nord- e sudamericano, 15,6 milioni di franchi, 1:313.
2. Francesco Morra, CEO UBS Svizzera, 13 milioni di franchi, 1:261.
3. Brady Dougan, CEO Credit Suisse, 12,8 milioni di franchi, 1:255.
4. Paul Bulcke, CEO e membro del consiglio di amministrazione di Nestlé, 12,4 milioni di franchi, 1:238.
5. Joseph Jimenez, CEO Novartis, 12,9 milioni di franchi, 1:219.
Traduzione, Doris Lucini
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