Dove vanno i miliardi della Banca nazionale?
Nel 2019 la Banca nazionale svizzera ha conseguito un utile di 49 miliardi di franchi, il secondo più alto della sua storia. Di fronte a una montagna di soldi, l’istituto di emissione ha deciso di versare un contributo più "generoso" a Confederazione e Cantoni.
Da cosa deriva quest’utile miliardario?
Il risultato della Banca nazionale svizzera (BNS)Collegamento esterno è dovuto principalmente al buon andamento dei mercati dei capitali, dei cambi e dell’oro nel 2019. Approfittando tra l’altro della forte progressione dei mercati azionari globali, la banca centrale ha realizzato un utile di 40 miliardi sui valori in valuta estera, mentre una plusvalenza di quasi 7 miliardi è risultata dall’aumento del prezzo del metallo giallo. La BNS ha annunciato giovedì di prevedere un utile complessivo di 49 miliardi di franchi per l’esercizio appena concluso. I dati definitivi saranno resi noti in marzo.
Perché la BNS consegue da alcuni anni eccedenze così elevate?
Nel 2008 molti governi si erano dimostrati impreparati e privi delle risorse necessarie per affrontare la grave crisi finanziaria scoppiata a livello internazionale. Da allora diverse banche centrali, a cominciare da quella americana e quella europea, hanno iniziato a intervenire molto più attivamente sui mercati per evitare un crollo del sistema finanziario e delle stesse economie.
Una politica seguita anche dalla BNS, che nel 2008 ha messo sul tavolo oltre 50 miliardi di franchi per salvare l’UBS e negli anni seguenti è continuamente intervenuta sui mercati dei cambi per evitare un eccessivo apprezzamento del franco. Per fare questo, l’istituto di emissione ha dovuto aumentare massicciamente le sue riserve valutarie, salite nel giro di un decennio da 80 a 800 miliardi di franchi. Una somma che supera addirittura il PIL svizzero.
La forte crescita delle disponibilità della BNS si è tradotta in questi ultimi anni in utili molto più consistenti, ma anche in perdite molto più pesanti.
A chi vengono distribuiti gli utili della banca centrale?
La distribuzione degli utili viene regolata in base ad una convenzione stipulata dal Dipartimento federale delle finanze e dalla BNS. Per il periodo 2016-20, tale convenzione prevede di attribuire almeno 1 miliardo di franchi all’anno a Confederazione (1/3) e Cantoni (2/3), se la riserva per future distribuzioni presenta un saldo positivo. Tale importo viene aumentato fino a 2 miliardi di franchi se la riserva supera 20 miliardi. In base a questa regola, Confederazione e Cantoni ricevono quasi sempre dei soldi anche in anni in cui la BNS registra una perdita. Finora, solo nel 2013 l’istituto di emissione non ha versato nulla.
Costituita sotto forma di società anonima, la BNS versa una parte degli utili anche ai suoi azionisti. Dato che la banca centrale svolge un mandato di diritto pubblico, il dividendo agli azionisti è stato legalmente limitato al 6% del capitale azionario, suddiviso in 100’000 azioni. La metà è detenuta da Cantoni, banche cantonali e altri enti di diritto pubblico.
Perché la BNS ha ora deciso di versare un contributo più generoso?
La banca centrale ha indicato che la riserva per le future distribuzioni dell’utile ha raggiunto il livello record di 86 miliardi di franchi e consente quindi di versare a Confederazione e Cantoni un contributo supplementare, non ancora precisato, oltre ai 2 miliardi convenzionali. Con questa decisione la BNS tiene conto, in una certa misura, delle crescenti critiche giunte negli ultimi anni da politici, sindacati e Cantoni.
Secondo la Costituzione, la BNS è chiamata a condurre una politica monetaria nell’interesse generale del Paese e non ha come obiettivo il conseguimento e la distribuzione di un utile. L’indipendenza della banca centrale viene d’altronde riconosciuta da tutti i maggiori partiti. Ma negli ultimi anni, con la spettacolare crescita delle riserve valutarie e degli utili, si sono moltiplicate le pressioni per una distribuzione più generosa dei suoi soldi.
I sindacati chiedono. ad esempio, di utilizzare una parte degli utili per risanare l’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) o aumentare le rendite delle casse pensioni, penalizzate dalla politica dei tassi d’interesse negativi condotta da 5 anni dalla stessa BNS. “Come spiegare alla gente che deve stringere sempre più la cinghia, con un indebolimento delle pensioni, quando la BNS non sa cosa fare dei suoi miliardi di utili?”, ha chiesto recentemente il presidente dell’Unione sindacale svizzera, Pierre-Yves Maillard.
Ancora poche settimane fa, il presidente della banca centrale, Thomas Jordan, aveva respinto categoricamente queste richieste, affermando tra l’altro che “sarebbe pericoloso mescolare politica monetaria e politica sociale. Sarebbe dannoso per il buon funzionamento della BNS, poiché la metterebbe inutilmente sotto pressione”.
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