La Scuola svizzera di Bergamo fa 125
Nata nel 1892, la Scuola svizzera di Bergamo festeggia nell’anno scolastico 2017/2018 il suo 125esimo compleanno. Un istituto multilingue fiore all’occhiello della città orobica che, grazie alla qualità del suo insegnamento, attira ogni anno alunni di tante nazionalità diverse.
«La nostra scuola nasce per volontà della famiglia Legler che alla fine del XIX secolo si spostò dal Nord della Svizzera a Ponte San Pietro – a 10 chilometri dal capoluogo – per crearvi una ditta tessile. L’idea di dar vita ad una scuola nasceva dalla volontà di non far perdere le radici e i contatti con la madrepatria ai figli di coloro che si installavano qui dalla Svizzera, soprattutto dal cantone di Glarona», esordisce il direttore Fritz Lingenhag, accogliendoci proprio sotto i pannelli del corridoio principale che raccontano il percorso storico dell’istituzione scolastica.
Una storia che rimane ancorata al piccolo paese alle porte di Bergamo dove la scuola dapprima viene fondata col nome di “Scuola privata Legler” e poi, dal 1965, a seguito del riconoscimento di scuola svizzera all’estero da parte della Confederazione, cambia la denominazione in “Scuola svizzera di Ponte San Pietro”. Fino a 10 anni fa quando si trasferisce nella nuova e più capiente sede nella calma periferia della città, dove edifici bassi e villette monofamiliari lasciano il posto a colline verdeggianti.
«In questa scuolaCollegamento esterno ci sono la materna, la primaria e la media e tutte le materie sono insegnate sin dall’inizio in tedesco», continua il direttore, da cinque anni alla guida di quella che a tutti gli effetti è la scuola svizzera più antica d’Italia. 175 gli alunni di dodici nazionalità (20% svizzeri o svizzeri di origine, 65% italiani e poi studenti provenienti da Austria, Germania, Perù, Malaysia, Colombia e persino da Russia e Africa), suddivisi in nove classi: tre di materna, cinque di elementari e tre di media. E 19 insegnanti quasi tutti a tempo pieno: sette svizzeri, quattro tedeschi, uno di madrelingua inglese, uno francese e il resto italiani.
L’insegnamento svizzero che piace ai genitori italiani
Una scuola aperta a tutti senza limiti o paletti così come avviene nelle scuole pubbliche della Confederazione, che garantisce la scolarità svizzera e che porta avanti un metodo di insegnamento a tutti gli effetti elvetico. Ma non solo: «Sin dall’asilo svolgiamo lezioni in inglese con insegnanti madrelingua e poi più avanti facciamo anche storia italiana, geografia dell’Italia e letteratura italiana. Ma il segreto sono le pause: dopo due lezioni consecutive di un’ora e mezza abbiamo una pausa di mezz’ora; poi dopo altre due lezioni unite della durata di un’ora e mezza, facciamo un’altra pausa di 20 minuti. In questo modo i ragazzi arrivano alla quinta ora che non sono stanchi, ma ancora produttivi».
Un istituto sempre più frequentato da bambini e giovani bergamaschi tanto che in pochi anni il numero degli iscritti è più che raddoppiato. «Per i nostri figli abbiamo scelto la Scuola svizzera proprio per il metodo di studio, perché è una scuola multilingue in cui l’insegnamento avviene per immersione sin dalla scuola materna», racconta a swissinfo.ch Valentina Mazzola, rappresentante dei genitori, madre di una bimba di terza elementare e di un bambino di prima media.
«In questa scuola – prosegue – danno molta importanza all’autonomia del bambino, lo fanno arrivare alle cose attraverso il ragionamento e per loro così tutto è una scoperta e avviene in serenità. Anche i piccoli problemi, essendoci grande autonomia, sono gestiti all’interno della classe: se uno non fa i compiti non gli arriva subito la nota. Se poi c’è qualcosa di grave vengono chiamati anche i genitori, ma i ragazzi imparano a essere responsabilizzati. Una delle cose che mi piace moltissimo – aggiunge ancora – è la puntualità: se la scuola inizia alle 8:15 vuol dire che i bambini devono arrivare 10 minuti prima per essere pronti per l’inizio della lezione. Questo vuol dire abituarli al rispetto nei confronti degli insegnanti e della scuola».
Sostenibilità e partecipazione
Ma la scuola svizzera di Bergamo è al passo coi tempi anche per quanto riguarda la difesa della sostenibilità. Quello che colpisce varcando il cancello d’ingresso, è il cartello digitale che scandisce alcuni parametri ambientali come il CO2 risparmiato all’ambiente: merito dei pannelli solari che sono stati installati sul tetto. «Nella nostra scuola abbiamo installato dei pannelli fotovoltaici sul tetto e prestiamo molta attenzione a questa tematica. Lo scorso anno i ragazzi di una classe media, durante le ore del corso di scienze, hanno fatto un progetto per risparmiare elettricità. Hanno controllato i consumi e hanno presentato un piano per cambiare le lampadine dell’edificio scolastico per sostituirle con quelle a Led».
Festeggiamenti per i 125 anni
Durante l’anno scolastico sono previste varie conferenze e incontri organizzati in collaborazione con la Società svizzera di Bergamo e poi una grande festa di fine corsi il 16 giugno 2018 nel capiente cortile della scuola. «Stiamo lavorando alla pubblicazione di un registro di tutti gli alunni che hanno frequentato l’istituto e a un libro celebrativo che realizzeremo in collaborazione anche con l’Ufficio federale della cultura e il cantone patrocinatore di Glarona. Un documento importante come quello che facemmo a Santiago del Cile per i 70 anni della scuola: in quell’occasione le 1’500 copie stampate andarono via in un soffio», ricorda Fritz Lingenhag.
Quella scuola nel difficile Dopoguerra italiano
«Sono entrato alla Scuola svizzera di Ponte San Pietro nel 1946 e l’ho frequentata per nove anni facendo elementari e medie fino al 1955», racconta a swissinfo.ch Giorgio Berner, presidente della Camera di Commercio svizzera in Italia. «In quel periodo il numero degli alunni variava da sei a nove e ricordo che c’era un’insegnante di lingua tedesca, uno di lingua italiana, un pastore protestante, un prete che veniva a fare religione e un altro che veniva a farci fare ginnastica».
Una scuola che già allora preparava molto bene i suoi alunni. «Quando a 14 anni ho fatto l’esame di ammissione alla scuola cantonale di Frauenfeld, i professori mi dissero che i miei insegnanti della scuola di Ponte San Pietro mi avevano preparato benissimo. E la fortuna di quella scuola era proprio la qualità degli insegnanti. Mi sono sempre sentito molto stimolato, seguito e responsabilizzato», afferma Berner.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.