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Depressione perinatale: quando la tecnologia viene in nostro soccorso

Sara Ibrahim

Se ne parla sempre di più, ma non ancora abbastanza: le malattie mentali perinatali colpiscono dal 7 al 20% delle donne a livello globale e anche gli uomini, eppure sono ancora avvolte da stigmi e pregiudizi che le rendono un tabù. E la pandemia della Covid-19 non ha migliorato la situazione.

“Sei una neomamma? Ma allora perché sei triste?”. Nella maggior parte delle società moderne, diventare madre è ancora visto come il dono più grande che la natura (anch’essa spesso definita “madre”) possa fare a una donna. Se si rimane incinta o si partorisce un figlio sano e forte, i dogmi sociali imporrebbero a neomamme e neopapà di sentirsi grati, felici e pieni di gioia di vivere.

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Eppure non è sempre così. Quando i genitori sono colti da un senso di tristezza profonda, solitudine e malinconia, aprirsi è spesso molto difficile.

Tecnologie per uscire dal tunnel

La tecnologia può essere una luce in fondo al tunnel per molte donne e uomini affetti da disturbi mentali perinatali, ma ignari o incapaci di affrontarli. “Dopo la nascita dei miei gemelli, di punto in bianco sono stata sopraffatta da una grave depressione post-partum. Come molte nuove mamme, sono sprofondata sotto la pressione dell’aspettativa della ‘madre perfetta’ e non ho cercato una cura”, ha detto alla mia collega Ying Zhang Sonali Mohanty Quantius, fondatrice di HaplomindCollegamento esterno, una piattaforma digitale per l’autodiagnosi gestione e il trattamento della depressione perinatale.

Ying ha raccontato la storia di questa donna intraprendente in un articolo e ce l’ha descritta brevemente:

Gravi sbalzi d’umore, crisi di pianto, insonnia, irritabilità e rabbia……Voi (o il vostro partner) avete mai sperimentato o sentito di casi di depressione perinatale non diagnosticati e non trattati tra amici o familiari? Non siete soli.

Dopo la nascita dei suoi gemelli, Sonali Mohanty Quantius, una dirigente farmaceutica, ha sofferto di una grave depressione post-partum per 4 anni. Recentemente mi ha raccontato di come le è venuta l’idea di sviluppare un’app digitale di diagnostica sanitaria, chiamata “Haplomind”, per supportare le donne che soffrono di depressione e ansia in qualsiasi momento dalla gravidanza fino alla fine del primo anno dopo la nascita.

“Le donne possono superare lo stigma che circonda i disturbi depressivi e discutere di problemi di salute mentale con i professionisti solo se creiamo uno spazio virtuale facilmente accessibile, sicuro e affidabile[… ]. Lo screening e il trattamento della depressione perinatale dovrebbero essere comuni come le visite di routine durante la gravidanza e il post-partum”, mi ha detto Quantius.

Voi cosa ne pensate? La tecnologia può aiutare i neogenitori in difficoltà? Parliamone di fronte a un caffè (virtuale).

Foto Oriana Kraft
“Le donne in età riproduttiva sono spesso escluse dagli studi clinici per paura che i cicli mestruali e le fluttuazioni ormonali agiscano come variabili ‘non necessarie’ e imprevedibili”, sostiene Oriana Kraft, studentessa di medicina al Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) e ideatrice dell’evento FemTech. “È importante stabilire nuove norme. Ed è cruciale farlo per la salute delle donne, raccogliendo i dati necessari affinché il 50% della popolazione abbia accesso alle cure di qualità che merita”.

Da non perdere:

Maggio è il mese della Salute Mentale Materna (Maternal Mental Health). Volete saperne di più sulle tecnologie più innovative, le ricerche e le strategie nel campo della salute femminile? Non perdete FemTech SummitCollegamento esterno il 26 e 27 maggio, l’evento organizzato da un team di studenti del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).

evento femtech volantino
Il FemTech Summit (26-27 maggio 2021) riunisce studenti, ricercatori, imprenditori e investitori per discutere di soluzioni innovative, ricerche e strategie nel campo della salute femminile. L’evento è organizzato da un team di studenti del Politecnico federale di Zurigo (ETH) guidato da Oriana Kraft ed è gratuito per tutti.

Un fenomeno globale, accentuato dalla pandemia

A essere più a rischio, sono le donne nei Paesi in via di sviluppo, dove le percentuali di disturbi mentali perinatali sono più alte, come riportato dall’OMSCollegamento esterno. Le malattie mentali perinatali sono dunque un fenomeno globale. All’inizio di maggio, la città di Los Angeles ha introdotto un pacchetto di leggiCollegamento esterno per assistere le donne alle prese con la depressione e altri problemi mentali, dal momento che nella città circa l’80% delle neomamme soffre di “baby blues” e il 20% sperimenta la depressione perinatale.

Sul quotidiano indiano Indian Express, un’esperta di ostetricia e ginecologia di Bangalore ha dato consigli pratici su come affrontare i disturbi mentali perinatali in un articolo pubblicato qualche giorno faCollegamento esterno.

La pandemia ha accentuato questo problema, sottoponendo le mamme a un doppio carico di stress. Secondo un’indagine globaleCollegamento esterno condotta dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health, le donne incinte e le neomamme hanno riportato alti livelli di depressione e ansia (31%), solitudine (53%) e stress post-traumatico (43%) durante la pandemia di Covid-19.

Quanto pesa sui neogenitori questa malattia secondo voi? Come possiamo liberarci degli stigmi sociali? Fatemi sapere la vostra opinione!

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I trattamenti dovrebbero coinvolgere tutta la famiglia

Anche gli uomini soffrono di disturbi mentali perinatali, ma in misura minore rispetto alle donneCollegamento esterno e manifestando sintomi che talvolta non sono direttamente connessi con la depressione. “La statistica potrebbe essere nascosta nel caso della depressione perinatale maschile”, ci dice Annemarie Schumacher Dimech, presidente e co-fondatrice dell’organizzazione non-profit svizzera Women’s Brain Project (WBP), che punta a stimolare il dibattito globale sulle differenze di genere nelle malattie cerebrali e mentali. A causa degli stereotipi di genere, infatti, gli uomini fanno generalmente più fatica a parlare dei loro sentimenti, spiega Schumacher Dimech.

Foto Annemarie Schumacher
Annemarie Schumacher Dimech, presidente e co-fondatrice di Women’s Brain Project (WBP)

L’abbiamo incontrata per inquadrare meglio il fenomeno in Svizzera e nel mondo:

SWI swissinfo.ch: Annemarie, perché pensa che la depressione perinatale sia un tema importante?

Annemarie Schumacher Dimech:I disturbi mentali materni sono le complicazioni più comuni durante la gravidanza e nel primo anno dopo la nascita. La malattia più diffusa è la depressione post-partum, che colpisce non solo le donne ma anche intere famiglie. Inoltre, il suicidio materno è una delle principali cause di morte nelle giovani madri. Per questo motivo, la salute mentale materna, in particolare nella fase perinatale, è un tema importante per il WBP. Inoltre, mancano le ricerche cliniche sulle donne incinte in generale e in particolare sulle donne incinte con disturbi psichiatrici.

Quanto è diffusa la depressione perinatale in Svizzera?

La depressione post-partum colpisce circa il 15% delle donne svizzere. Pro Mente SanaCollegamento esterno riferisce che 1 neomamma su 10 presenta sintomi di depressione post-partum. Questo tasso è paragonabile a quello di altri Paesi. Ma i Paesi a basso reddito hanno percentuali più elevate di depressione postnatale e di altre malattie mentali nel periodo perinatale a causa di fattori che vi contribuiscono, come la mancanza di accesso alle cure sanitarie, la povertà, ecc.
In Svizzera, siamo fortunati ad avere un sistema sanitario che copre la visita delle ostetriche, il cui ruolo è particolarmente importante nella diagnosi precoce delle malattie mentali.
Inoltre, circa il 40% delle neomamme in Svizzera sperimenta il “baby blues” – ovvero pianti, malumore, tristezza nelle prime due settimane dopo la nascita – che di solito passa senza bisogno di cure.

La depressione postnatale colpisce anche gli uomini, ma è un fenomeno di cui si parla poco. Come dovrebbe essere affrontato secondo lei?

Secondo noi il trattamento della depressione postnatale dovrebbe includere tutto il nucleo familiare. Il partner (uomo o donna che sia), il neonato e tutti i bambini della famiglia hanno bisogno di sostegno, poiché la depressione post-partum inficia sulle dinamiche e sul senso di benessere dell’intera famiglia. Dobbiamo anche aumentare la consapevolezza e affrontare lo stigma che circonda questa malattia.
Ci sono fattori specifici che mettono gli uomini a rischio di depressione post-partum, per esempio la disoccupazione. Detto questo, il meccanismo alla base di questo tipo di depressione è diverso tra uomini e donne, poiché gli ormoni giocano un ruolo significativo nelle donne, soprattutto nella fase perinatale.

Come si può trattare questa malattia?

Alle donne con depressione postnatale vengono spesso prescritti degli antidepressivi, che normalmente funzionano bene. Ma questa malattia non dovrebbe essere trattata come una generica depressione. Trattamenti farmaceutici specificiCollegamento esterno per la depressione postnatale sono già approvati negli USA ma non in Europa.

Le nuove tecnologie come l’IA possono aiutare a combatterla?

Tecnologie come l’IA stanno giocando un ruolo importante e la loro rilevanza sta crescendo. Ci sono già app in grado di monitorare il comportamento quotidiano di una persona per rilevare i cambiamenti di umore e di abitudini, per esempio se la persona esce o socializza meno. L’IA è anche molto utile per condurre test diagnostici più accurati e per diagnosi precoci e personalizzate.

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