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“Le tecnologie ci sono, ora ci vuole il mercato”

La Svizzera dispone di buoni siti sul piano dell'efficienza produttiva di energia generata da impianti eolici: quello che manca è lo spazio. Keystone

La strategia energetica della Svizzera è la prima e finora l'unica legittimata dal popolo. "In questo risiede il suo valore", sottolinea Rolf Wüstenhagen, professore di gestione di energie rinnovabili all'università di San Gallo. Lo specialista ha accompagnato in qualità di consulente lo sviluppo della "strategia energetica 2050", approvata in votazione popolare il 21 maggio.


swissinfo.ch: La Svizzera riuscirà ad attuare la transizione energetica, senza ricorrere ad elettricità prodotta da centrali a carbone in Germania e reattori nucleari in Francia?

Rolf Wüstenhagen: Ne sono convinto, dopo questo chiaro sì popolare.

swissinfo.ch: E in futuro anche in inverno ci sarà energia sufficiente?

R. W.: Per questo c’è tutta una serie di approcci di soluzioni. Il paese dispone di molta energia idroelettrica, che può contribuire alla formazione di immagazzinamenti stagionale. Mi riferisco a normali bacini idroelettrici di accumulo che sono riempiti per l’inverno.

Rolf Wüstenhagen è professore di gestione di energie rinnovabili all’università di San Gallo. Robert Stürmer

swissinfo.ch: Occorreranno dunque nuove dighe idroelettriche?

R. W.: Dipende da come si estenderà il parco di generazione di energia. Se si punta solo su energia solare, poi insorgono notevoli variazioni stagionali: tanta energia in estate e decisamente poca in inverno. Con un mix di energia solare ed eolica, è già molto meglio, perché il vento soffia di più nei mesi invernali che in quelli estivi.

swissinfo.ch: Nella tecnologia solare c’è ancora potenziale di progresso?

R. W.: Ci sono molti ricercatori in tutto il mondo che si occupano del miglioramento dell’efficienza dell’energia solare. Questa, gradualmente, aumenterà ancora. In sostanza, però, la tecnologia è già matura. Il potenziale risiede nella vasta gamma di applicazioni. È ancora possibile mettere molti più pannelli solari sui tetti delle case in Svizzera. 

Per esempio, in Baviera in un decennio la quota di energia solare è salita dall’1 al 12 per cento. Inizialmente questa corrente è stata incentivata molto generosamente. Ma nel corso del tempo, i costi del fotovoltaico si sono abbassati talmente significativamente che oggi per i proprietari in realtà è più economico produrre la propria energia elettrica che collegarsi alla centrale elettrica.

swissinfo.ch: Ma questa energia non va nella rete, resta nell’edificio…

R. W.: A lungo termine si tratta di un buon modello per produrre la corrente dove serve. Oggi, praticamente tutte le case sono ancora collegate alla rete elettrica. Si deve però fare una ponderazione, come si vede nelle Alpi svizzere. Non ovunque, vale la pena installare una linea di alimentazione.

swissinfo.ch: Per questo però ci vogliono batterie…

R. W.: Sì, e questo sviluppo al momento è fortemente trascinato dalla mobilità elettrica. Tesla avanza, e anche gli altri produttori di batterie stanno investendo in modo cospicuo. Anche qui si tende alla produzione di massa. Così si abbassano i costi, come si è visto nel fotovoltaico negli ultimi anni. In entrambi i casi, gli sviluppi tecnologici hanno gradualmente migliorato l’efficienza e parallelamente la produzione di massa ha abbassato i costi.

swissinfo.ch: E sul fronte dell’eolico? In Svizzera dei grandi parchi eolici sono praticamente impensabili.

R. W.: Non c’è molto spazio, ma ci sono buoni siti eolici, come la Valle del Rodano in Vallese e nel Giura. Sul piano della produzione sono paragonabili a siti sulle coste in Germania. Tutto sommato, le condizioni tecniche sono buone, la grande sfida sarà quella di convincere gli abitanti di un paese densamente popolato.

swissinfo.ch: Sarebbe più semplice esternalizzare gli impianti.

R. W.: Questa è stata la tendenza degli ultimi anni. I distributori di elettricità svizzeri hanno acquistato parchi eolici già pronti in Germania e in Francia. È più veloce rispetto alle lunghe procedure in Svizzera. La questione è se gli abitanti quelle regioni vogliono farsi carico di un danno a lungo termine per un altro paese.

swissinfo.ch: Passiamo a un altro tipo di energia rinnovabile: la geotermia. Gli esperimenti a Basilea e San Gallo sono falliti. Questa tecnologia è ormai archiviata?

“Il grandissimo potenziale risiede negli edifici e nei trasporti. Ora ci sono le prime case che producono più energia di quanta ne consumino.”

R. W.: Effettivamente, la geologia non è ancora sufficientemente sotto controllo per fare avanzare questi progetti impegnativi. Ma bisogna selezionare: quali sono le tecnologie che possono aiutarci su larga scala nei prossimi due decenni? E quali sono i campi di ricerca che potrebbero contribuire in seguito? Per il mix occorrono entrambe, vale a dire tecnologie che possono essere utili nel breve termine, che attualmente sono l’energia solare e quella eolica. Come opzione per la prossima generazione, vedo bene la geotermica.

swissinfo.ch: In quali altri campi ci sono ancora potenzialità?

R. W.: Il grandissimo potenziale risiede negli edifici e nei trasporti. Ora ci sono le prime case che producono più energia di quanta ne consumino. Si può andare in questa direzione. Anche in questo caso, la sfida non è la tecnologia, ma portare le opportunità esistenti sul mercato. È dunque necessario assicurarsi che si costruisca secondo le possibilità tecniche odierne e non secondo quelle di 20 anni fa.

swissinfo.ch: E per la mobilità?

R. W:. Corrisponde a circa un terzo del consumo di energia. In questi ultimi anni una tecnologia migliore ha portato qualche frutto, ma i progressi sono stati cancellati dall’aumento del peso dei veicoli. Quindi ci vuole un salto di qualità. La mobilità elettrica offre una possibilità. Una macchina con un motore a combustione ha un’efficienza del 15 al 20 per cento, con una macchina elettrica si parla dell’80 al 90 per cento.

“Come sempre, nella democrazia diretta, si procede un po’ più lentamente, ma in modo più approfondito.”

swissinfo.ch: In che posizione si situa la Svizzera, quale piccolo paese, rispetto ad altri in Europa e nel mondo che stanno pure pianificando la transizione energetica?

R. W.: Come sempre, nella democrazia diretta, si procede un po’ più lentamente, ma in modo più approfondito. La strategia energetica della Svizzera non è la più ambiziosa che esiste attualmente in Europa, ma è la prima e finora l’unica che è stata legittimata direttamente dal popolo. In questo risiede il suo valore.

swissinfo.ch: Gli oppositori all’energia strategica 2050 hanno formulato aspre critiche sui sussidi per promuovere le energie pulite e tacciato questa politica di economia pianificata. Lei che fa parte degli ambienti economici cosa risponde?

R. W.: Lo Stato è sempre stato molto coinvolto e lo resterà probabilmente anche in futuro. La maggior parte delle aziende elettriche appartengono ai comuni o ai cantoni da 100 anni. Inoltre, un buon mercato ha bisogno di regole. E queste provengono dal sovrano o anche dallo Stato. È possibile impostare le regole in modo che attori privati entrino negli affari, cosicché il mercato evolve. Prendete un po’ l’esempio dei molti proprietari di case con i loro pannelli solari sul tetto e la batteria in cantina: sono molti attori decentrati, non è più un monopolio. Questo è il mercato.

swissinfo.ch: È questa la via che la Svizzera ha davanti a sé?

R. W.: Dove si andrà, è una questione aperta. Se si prende la direzione di parchi eolici offshore nel Mare del Nord, questo richiede un ampliamento delle reti elettriche di trasmissione internazionali. Se si va più nella direzione della produzione decentralizzata, si necessiteranno reti di distribuzione intelligenti. Penso che avremo un mix di fornitori di energia, centralizzati e decentralizzati.


(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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