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Titoli bancari e dollaro in caduta libera

Le borse di tutto il mondo hanno vissuto lunedì una giornata orrenda Keystone

Lunedì, la crisi dei mercati finanziari si è aggravata: le quotazioni dei titoli sono scese in picchiata in tutto il mondo, anche a Zurigo, dove ad essere sotto pressione erano soprattutto quelli bancari. L'azione UBS ha perso più del 10%.

L’ulteriore apertura dei rubinetti da parte della Banca di emissione americana ha scosso i mercati. Il dollaro è precipitato al suo più basso livello storico.

Sul mercato dei cambi, il dollaro è letteralmente affondato, scendendo fino al nuovo primato negativo di franchi 0,965. Contro l’euro veniva scambiato a 1,5903, altro minimo storico. Con un cambio di 95,76 yen, invece, contro la moneta giapponese ha raggiunto la soglia minima dell’agosto 1995.

A pesare sulle quotazioni del biglietto verde è stato proprio l’intervento di emergenza della Federal Reserve, che nella notte da domenica a lunedì (ora svizzera), a sorpresa, ha tagliato il tasso di sconto di un quarto di punto. La Banca centrale americana si appresta ad effettuare un nuovo maxi-taglio del tasso sui Fed Funds martedì.

Oramai sull’orlo del collasso, la Bear Stearns ha raggiunto un accordo con la JP Morgan per essere acquisita al prezzo ‘stracciato’ di 2 dollari per azione, per un controvalore complessivo di 236 milioni di dollari.

Al fine di facilitare l’accordo, oltre a varare una riduzione del tasso di sconto di 25 punti base, portandolo al 3,25%, la Federal Reserve ha anche approvato l’erogazione di una linea di finanziamento straordinaria da 30 miliardi di dollari, che serviranno a coprire gli asset meno liquidi di Bear come le obbligazioni legate ai mutui, che il broker non è stato in grado di smaltire.

Una giornata da incubo per le borse

Il taglio, secondo gli operatori, avrà un impatto soltanto temporaneo, e di fatto ha creato l’impressione che le perdite delle banche americane possano rilevarsi ancor più gravi di quanto finora emerso. Il salvataggio in extremis della banca Bear Stearns ha d’altra parte rafforzato i timori che la crisi del credito si acuisca.

A nulla è valso il tentativo del presidente degli Stati Uniti George W. Bush di rassicurare, affermando che “la situazione è sotto controllo” e che le istituzioni finanziarie americane “sono forti” nonostante il “momento particolarmente difficile”.

Un parere peraltro non condiviso dal Fondo monetario internazionale e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i cui massimi rappresentanti hanno lanciato un grido d’allarme. A loro avviso, la crisi finanziaria nelle ultime settimane “è diventata più seria e più globale”. Rischia inoltre di essere durevole.

Il clima di sfiducia ha fatto crollare le borse. Quella di Tokyo ha terminato in ribasso del 3,71% rispetto alla chiusura di venerdì. Tutte in caduta libera anche quelle europee, con Francoforte che ha lasciato sul terreno il 4,18%, Londra il 3,86%, Milano il 3,52% e Parigi il 3,51%. L’indice paneuropeo DJ Stoxx 600 ha perso il 20,4%: in termini di capitalizzazione significa che i listini del Vecchio Continente hanno bruciato 1.817 miliardi di euro.

Zurigo non sfugge al tonfo generale

Già in forte perdita per tutta la mattinata, la Borsa svizzera è sprofondata con i “futures” di borsa a Wall Street che scendevano a picco. Dopo un breve miglioramento i listini sono tornati a perdere terreno. L’indice SMI ha chiuso con una contrazione del 5,02% a quota 6774,26. L’indice complessivo SPI ha subito un ribasso del 4,75% a 5607,38 punti.

L’aggravamento della crisi finanziaria negli Stati Uniti ha avuto ripercussioni negative soprattutto sui titoli bancari, con l’UBS che ha chiuso una giornata da cardiopalmo con una contrazione del 13,85% a 24,50 franchi. Durante la seduta aveva toccato i 24,20 franchi. Il Credit Suisse ha perso l’8,62% (a 45,16 franchi), la Julius Bär l’8,12% (a 67,90 franchi).

Sulla scia dei massicci ribassi dei titoli bancari, sono scesi anche quelli assicurativi: -5,91% per Zurich Financial Services (a 290,50 franchi), -4,90% per la Bâloise (a 85,40 franchi) -4,81% per Swiss Life (a 227,70 franchi) e pure -4,81% per Swiss Re (a 78,25 franchi).

Anche tutti gli altri titoli del listino principale hanno subito ribassi pesanti, con punte che sono andate all’8,27% per l’ABB (a 23,74 franchi) e all’8,26 per la Richemont (a 52,75 franchi). Sull’ABB ha esercitato un influsso negativo l’avvertimento sugli utili lanciato dalla Siemens, hanno osservato gli operatori. Tra i titoli del listino principale, solo Novartis (-2,90% a 46,14 franchi), Nestlé (-2,77% a 491 franchi) e Roche (-2,78% a 182,10 franchi) hanno rilevato flessioni inferiori ai tre punti percentuali.

swissinfo e agenzie

Nonostante le turbolenze sui mercati finanziari, le previsioni di crescita per l’economia svizzera restano positive. Il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) ha confermato lunedì i suoi pronostici. Per il 2008 calcola un aumento del prodotto interno lordo (Pil) del 2,1% e per il 2009 del 2%.

Le previsioni del KOF sono identiche a quelle pubblicate venerdì scorso dall’istituto Basel Economics (BAK).

Leggermente meno ottimista è il Fondo monetario internazionale, che per la Svizzera prevede una crescita appena inferiore all’1,5% sia per l’anno in corso, sia per il prossimo.

Secondo gli esperti, la Svizzera dovrebbe superare la crisi finanziaria internazionale senza gravi conseguenze, benché l’industria di esportazione soffra della debolezza del dollaro. Ma ciò è controbilanciato da un mercato interno robusto e dai consumi privati elevati.

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