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Tornare in Svizzera per le cure, una parlamentare vuole frenare il turismo della sanità

Stanza di ospedale
Le cure in Svizzera sono molto costose. Nella foto, un ospedale di Zurigo. © Keystone / Michael Buholzer

Gli svizzeri e le svizzere all'estero che si ammalano e tornano in patria per curarsi costano molto al sistema sanitario elvetico. Ma c'è una soluzione, dice Elisabeth Schneider-Schneiter. La sua idea gode di molto sostegno politico.

La popolazione svizzera si lamenta molto del costante aumento dei costi della sanità. Secondo un sondaggio condotto dalle testate del gruppo Tamedia in luglio, i costi elevati sono considerati il problema più urgente che la politica elvetica dovrebbe affrontare. Per Elisabeth Schneider-Schneiter, consigliera nazionale per il partito Il Centro, parte della soluzione coinvolge gli svizzeri e le svizzere all’estero.

Tra di loro c’è un numero molto elevato di persone in pensione che sono più suscettibili di dover ricorrere a cure costose. I pensionati e le pensionate che vivono all’estero tornano spesso in Svizzera per farsi curare, specialmente quado necessitano di operazioni o terapie complesse.

“Svizzeri e svizzere all’estero si registrano nella Confederazione per sei mesi e poi si sottopongono a operazioni costose”, afferma Schneider-Schneiter, che è anche membro del Consiglio degli svizzeri all’esteroCollegamento esterno (CSE), organo supremo dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE).

Elisabeth Schneider-Schneiter in einem Büroraum.
La consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter. zvg

Il problema di questo turismo terapeutico è che i e le pazienti ricevono, dalle assicurazioni sanitarie svizzere, servizi per i quali praticamente non hanno pagato.

Sfruttare il sistema legalmente

Chi emigra si lascia alle spalle il sistema sanitario svizzero con i suoi obblighi e diritti. Generalmente, non si può continuare a essere affiliati all’assicurazione sanitaria di base e si perde quindi il diritto alle cure in Svizzera.

Tuttavia, aggirare questo sistema è facile: non appena si torna a risiedere in Svizzera, l’assicurazione sanitaria obbligatoria viene riattivata e l’intera copertura assicurativa è ripristinata.

Risiedendo in Svizzera per un breve periodo, si può accedere a uno dei sistemi sanitari più costosi e all’avanguardia al mondo, senza aver pagato quasi nulla. È del tutto legale. L’errore – se di errore si tratta – è interno al sistema.

“Quando una persona si fa curare in Thailandia, il costo del trattamento è significativamente più basso.”

Elisabeth Schneider-Schneiter

È difficile sapere quanto spesso tali situazioni si verifichino. Tuttavia, c’è una chiara indicazione che si tratta di una pratica diffusa. La compagnia assicurativa KPT, particolarmente attiva nella stipulazione di assicurazioni sanitarie internazionali per svizzeri e svizzere all’estero, non riscontra differenze significative nei costi sanitari che copre, indipendentemente dal fatto che le persone assicurate vivano in Paesi costosi come il Giappone o in luoghi in cui le cure sono più economiche, come Tunisia o Brasile. Ciò suggerisce che assicurati e assicurate svizzere all’estero che vivono in un Paese con un sistema sanitario che considerano non ottimale spesso tornano nella Confederazione per farsi curare.

La Thailandia è un caso speciale

Da quel che si sente dire in seno alla comunità della Quinta Svizzera, sembra che il turismo della sanità provenga principalmente dalla Thailandia e in misura minore dalle Filippine. Le ragioni sono tre.

In primo luogo, il problema emerge se il sistema sanitario del Paese di residenza è differente da quello svizzero al punto da dare un forte incentivo al turismo delle cure. Per questo il fenomeno riguarda raramente i Paesi dell’UE/AELS.

In secondo luogo, la Thailandia è particolarmente popolare tra le persone pensionate e  prepensionate uomini. Basso costo della vita, clima caldo, facilità di ottenimento di un permesso di residenza, … Circa 6’000 svizzeri e svizzere abitano nel Paese asiatico.

Il terzo fattore è legato al coronavirus. Dal dicembre 2022, se si vuole rimanere legalmente in Thailandia, bisogna stipulare un’assicurazione sanitaria che copra i costi delle cure fino a 100’000 dollari americani. Questo perché in piena pandemia il sistema sanitario thailandese non solo ha raggiunto i suoi limiti, ma si è anche trovato con molte fatture non pagate.

Thailand in der Pandemie
Il sistema sanitario thailandese ha raggiunto i limiti della sua capacità durante la pandemia. Foto scattata a Bangkok nell’aprile 2021. Keystone / Narong Sangnak

L’assicurazione sanitaria privata internazionale necessaria in Thailandia è parecchio costosa per chi ha più di 70 anni. Più si è anziani, più i premi sono elevati. Per gli ultraottantenni si parla di somme che possono raggiungere i 40’000 franchi all’anno.

Coloro che sono partiti dalla Confederazione perché la vita in Svizzera era troppo cara raramente possono far fronte a questi costi. Oltretutto, se si soffre di patologie preesistenti, spesso non è neanche possibile stipulare un’assicurazione sanitaria.

Ritorno non voluto

Le uniche possibilità per queste persone anziane è darsi alla clandestinità in Thailandia o tornare in patria contro la propria volontà. Da tempo, la comunità elvetica residente nel Paese asiatico sta facendo pressioni affinché si trovi una soluzione a livello politico.

Schneider-Schneiter ha colto la palla al balzo. In un postulatoCollegamento esterno, propone che le svizzere e gli svizzeri all’estero che per un certo numero di anni hanno versato i premi per l’assicurazione malattia di base obbligatoria in Svizzera possano continuare volontariamente a pagarli. L’assicurazione di base non è economica ma, rispetto alle assicurazioni private internazionali, ha il vantaggio di non diventare più costosa con l’età. 

“Può capitare che, in caso di malattia improvvisa, [queste persone] si vedano negare l’accesso al trattamento medico per mancanza di copertura assicurativa o di risorse finanziarie proprie, il che può equivalere a una condanna a morte. Un’aberrazione, se pensiamo che hanno pagato per una vita i premi dell’assicurazione di base svizzera, magari senza mai percepire prestazioni”, si legge nel postulato.

Le compagnie assicurative ci guadagnano

Si tratta di somme quantificabili. Pensionate e pensionati svizzeri in Thailandia lasciano alle assicurazioni malattia elvetiche circa 250 milioni di franchi.

Il calcolo è stato effettuato da Josef Schnyder, vicepresidente della Swiss Society a Bangkok. Schnyder spiega che le persone assicurate più giovani pagano sostanzialmente un anticipo di solidarietà alle più anziane. In altre parole, i e le giovani versano premi per prestazioni che non riceveranno o che riceveranno solo in età avanzata.

Quindi, se si emigra prima di aver raggiunto un’età in cui le cure diventano più costose (attorno ai 60 anni), ciò vuol dire che sono stati pagati premi di cui non si beneficerà mai in termini di prestazioni. “Finora, i dati statistici ci permettono di calcolare un surplus per la compagnia assicurativa di poco meno di 42’500 franchi per persona assicurata”, spiega Schnyder. Con 6’000 pensionate e pensionati svizzeri residenti in Thailandia, si raggiungono i 250 milioni di franchi.

Schnyder ci racconta di cittadini svizzeri che per motivi di salute hanno dovuto tornare in patria lasciando parenti in Thailandia. Conosce anche persone a cui non è stato più concesso un permesso di soggiorno perché non potevano presentare una prova di assicurazione.

Costi di cura più bassi

In qualità di membro del CSE, Schneider-Schneiter ha molti contatti con la Quinta svizzera, ma il suo postulato riguarda soprattutto gli alti costi della sanità nella Confederazione. “Quando una persona si fa curare in Thailandia, il costo del trattamento è significativamente più basso”, afferma.

Le sue argomentazioni hanno convinto esponenti di tutti i maggiori partiti politici. Il postulato è stato firmato da 35 parlamentari, tra cui presidenti di partito e capigruppo parlamentari dei partiti di Governo. “Ci si è resi conto che in questo modo si ridurrebbe la pressione sul sistema sanitario svizzero”, commenta Schneider-Schneiter.

Personale in pattini in un ospedale
Ospedale internazionale a Bangkok. L’assistenza sanitaria in Thailandia è buona – e a buon mercato. Keystone / Rungroj Yongrit

La parlamentare di Basilea Campagna attende con impazienza che il Consiglio federale risponda alla sua idea che, oltretutto, è motivata anche da altre ragioni economiche: le persone con poche disponibilità finanziarie costrette a tornare in Svizzera dalla Thailandia pesano anche sul sistema di aiuti sociali. Diventano così costose anche per i e le contribuenti, oltre che per la sanità.

Un peso in meno per lo Stato

L’anno scorso, quando SWI swissinfo.ch aveva chiesto all’ex diplomatico svizzero Johannes Matyassy di esprimersi sulla questione, queste sono state le sue parole: “Le persone scelgono deliberatamente di partire all’estero, in Paesi dove si può vivere agiatamente con una pensione svizzera. Se improvvisamente le cose non vanno come previsto, lo Stato dovrebbe occuparsene nuovamente? È un aspetto problematico.”

Schneider-Schneiter, tuttavia, afferma: “Al contrario: lo Stato non deve preoccuparsi di loro”.


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