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«Vasella ha lasciato una traccia profonda»

Thomas Meyer

300 milioni di franchi di salari e bonus in 17 anni: Daniel Vasella, che lascerà i vertici di Novartis il 22 febbraio, ha incarnato come pochi altri la figura del manager strapagato. Nella sua attività, il medico ha tuttavia ottenuto risultati importanti. Un bilancio.

Top manager d’assalto e avido profittatore: negli ultimi vent’anni Daniel Vasella è stato una delle personalità svizzere più controverse. Con i suoi compensi, molto superiori a quelli consueti in Svizzera, ha attirato su di sé la rabbia popolare.

I compensi di Vasella e di alcuni banchieri dell’UBS e del Credit Suisse erano stati tra i motivi che avevano spinto al lancio dell’iniziativa contro le retribuzioni abusive, su cui i cittadini svizzeri sono chiamati a votare il 3 marzo.

Intervistato dalla televisione pubblica svizzera a fine gennaio, dopo l’annuncio delle sue dimissioni dalla presidenza del consiglio di amministrazione di Novartis, Daniel Vasella ha detto, sorridendo, di aver sempre ricevuto “con piacere” il suo salario.

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«Quanto» invece di «come»

Al di là delle controversie sul salario, il giornalista economico René Lüchinger traccia però un bilancio positivo dell’attività manageriale di Daniel Vasella. Con il cosiddetto evergreening, la riformulazione dei medicinali, Vassella ha elaborato una strategia che ha permesso a Novartis di prolungare il ciclo di redditività dei farmaci oltre lo scadere dei brevetti.

Vasella è inoltre riuscito a far conquistare alla sua azienda un’ampia fetta del mercato dei prodotti generici. «Non solo ha saputo prevedere l’evoluzione di questo mercato, ma ha anche trovato il modo di reagire, violando un tabù», spiega Lüchinger, ex caporedattore della rivista Bilanz.

Daniel Vasella avrebbe dovuto ricevere un’indennità di partenza di 72 milioni di franchi (12 milioni all’anno per 6 anni), a condizione di non lavorare per la concorrenza.

Resa pubblica una settimana prima dell’assemblea generale del gruppo, questa decisione ha suscitato numerose critiche, emananti anche dalle associazioni economiche e dal governo.

Daniel Vasella, che in un primo tempo aveva indicato che intendeva versare il denaro ad organizzazioni di utilità pubblica, ha annunciato il 19 febbraio di rinunciare all’indennità. Questo passo rende nello stesso tempo obsoleta la clausola di non concorrenza contenuta nell’accordo con Novartis.

Esperienza statunitense

All’immagine dell’avido profittatore Lüchinger contrappone l’opinione di chi gli è stato vicino e non lo considera in alcun modo un manager interessato solo ai soldi. «Quella che in Svizzera è considerata arroganza è solo la sua sincera convinzione di ‘valere ciò che vale’».

Vasella ha fatto proprio questo atteggiamento molto americano in occasione di un corso di management negli Stati uniti, un corso finanziatogli dall’allora capo della Sandoz Marc Moret.

Lüchinger mette in rilievo le prestazioni di Vasella anche paragonandole a quelle di un’altra figura simbolo del dibattito elvetico sull’avidità dei manager, l’ex capo dell’UBS Marcel Ospel. «Dal punto di vista salariale non c’erano differenze sostanziali. Ma Ospel non ha creato neppure un prodotto. Si è limitato a portare l’UBS sull’orlo del tracollo».

Vasella è invece riuscito a creare una nuova azienda, oggi numero due mondiale nel settore farmaceutico, dalla fusione «delle due vecchie zie Ciba e Sandoz». Per questo Lüchinger ritiene che Vasella abbia lasciato «una traccia profonda» nel panorama industriale svizzero.

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Danno di reputazione per i manager

Anche l’economista Rudolf Strahm ritiene che la posizione di Novartis a ridosso del leader mondiale Pfizer sia un successo da attribuire a Vasella. Durante i suoi anni alla testa del colosso farmaceutico, il giro d’affari è quasi raddoppiato.

Il giudizio dell’ex consigliere nazionale socialista è però ambivalente. «Sulla questione dei bonus Vasella si è esposto, contaminando l’intera cultura manageriale elvetica», afferma Strahm. Agendo in questo modo, avrebbe fatto indignare non solo i cittadini, ma anche molti imprenditori. «Il risultato della sua politica dei bonus è un calo di fiducia verso i dirigenti d’azienda con effetti politici di lungo periodo».

Strahm valuta d’altro canto positivamente il fatto che Vasella sia rimasto per 17 anni alla testa dell’azienda, dando stabilità alla Novartis. «In questo senso non ha ‘fatto l’americano’, perché in media i manager cambiano azienda ogni quattro anni e mezzo».

Un «grosso errore» è stato a suo avviso il tentativo di Vasella di acquistare il concorrente Roche. «La sopravvivenza di un solo colosso farmaceutico in Svizzera avrebbe avuto effetti disastrosi».

Il modello d’affari di Vasella si sarebbe espresso in un’offerta e in un’attività di ricerca ampia, non strettamente focalizzata. «Questa ampiezza ha un effetto di riequilibro e ammortizzazione, ma è molto caro. Può anche darsi che una certa ampiezza crei delle sinergie nel marketing. Tra qualche anno si vedrà se Novartis ne ha tratto dei vantaggi».

Distruzione di capitale

Per il pubblicista Beat Kappeler, Vasella deve essere valutato in base ai suoi stessi criteri. Il manager sarebbe arrivato nel 1996 ai vertici della Novartis con un programma basato su un solo slogan: «shareholder value». Il termine si basa sulle teorie dell’economista Alfred Rappaport, secondo cui gli investitori sostengono l’azienda di cui sono convinti che farà rendere al meglio il loro denaro.

«Se si paragona all’andamento in borsa dei concorrenti Pfizer, Merck e altri, il valore di Novartis è nettamente inferiore. Stando a Rappaport, Novartis ha dunque distrutto capitale», afferma Kappeler.

ONG critica sul processo in India

«Novartis ha fatto molto per la lotta contro la malaria e la lebbra. Soprattutto la Fondazione Novartis è molto attiva e realizza numerosi progetti validi», riconosce Andrea Isenegger, farmacista di Medici senza frontiere (MSF). Tuttavia, con l’eccezione della lebbra, la ricerca di Novartis si concentra a suo avviso piuttosto sull’emisfero nord. La Novartis non si sarebbe dedicata con sufficiente impegno alla lotta contro la tubercolosi, il virus HIV e le cosiddette malattie «trascurate», come la malattia del sonno e la leshmaniosi viscerale (Kala-azar).

MSF è anche molto critica verso la causa intentata da Novartis contro la legge indiana sui brevetti, ricorda Isenegger. La legge, risalente al 2005, vuole impedire l’evergreening dei prodotti farmaceutici. La questione verte sul farmaco contro il cancro Glivec, che Novartis vuole continuare a sfruttare commercialmente in esclusiva.

«Non è accettabile di apportare una modifica minima a un principio attivo già esistente e prolungare così il brevetto sul farmaco per altri vent’anni», sostiene la farmacista. «In questo modo s’impedisce ai pazienti poveri l’accesso ai farmaci generici».

Nato nel 1953 a Friburgo, originario di Poschiavo (Grigioni).

Studi di medicina a Berna, medico e primario dell’ospedale Insel di Berna.

Sposa nel 1978 Anne Laurence Moret, la nipote di Marc Moret, più tardi presidente del gruppo farmaceutico basilese Sandoz.

Nel 1988 lascia il lavoro all’ospedale per assumere un incarico nella filiale statunitense di Sandoz. Corso di management alla Harvard Business School.

Nel 1996 diventa amministratore delegato della Novartis, nata dalla fusione di Ciba Geigy e Sandoz. Nel 1999 diventa anche presidente del consiglio di amministrazione di Novartis. Il doppio incarico è fonte di molte critiche.

Nel 2008 Vasella fa cancellare la norma che lo avrebbe costretto alle dimissioni dalla carica di presidente del cda.

Nel febbraio del 2010 lascia la guida operativa di Novartis, il 22 febbraio 2013 lascerà anche la presidenza del cda.

Secondo le stime, alla testa di Novartis Vasella ha incassato 300 milioni di franchi. Nel 2012 la rivista Bilanz ha calcolato che il suo patrimonio ammonta a 150 milioni di franchi.

La Novartis è nata nel 1996 dalla fusione delle due aziende farmaceutiche e chimiche basilesi Ciba-Geigy e Sandoz. All’epoca fu la più grande fusione a livello mondiale.

Nei 17 anni trascorsi da Vasella alla testa dell’azienda, il giro d’affari della Novartis è passato da 31 miliardi (1997) a 52 miliardi di franchi svizzeri (2012). Gli utili conseguiti in questo periodo ammontano a 85 miliardi di franchi. Il gruppo dà lavoro nel mondo a 123’000 persone. Oggi Novartis è la seconda più grande azienda farmaceutica mondiale, dietro alla statunitense Pfizer.

L’era Vasella è stata segnata da due mutamenti di strategia. Dopo il suo insediamento ha avviato una fase di focalizzazione, vendendo i settori agroindustriale e chimico. Più tardi Novartis ha ricominciato a diversificare le sue attività, acquistando per esempio la Alcon, azienda specializzata nelle cure dell’occhio, per circa 50 miliardi di dollari.

La diversificazione dovrebbe servire ad attutire l’effetto dello scadere dei brevetti su alcuni farmaci importanti. Oggi Novartis comprende i settori farmacia, cura dell’occhio, generici, vaccini, medicinali senza ricetta e medicinali per animali.

(traduzione dal tedesco e adattamento: Andrea Tognina)

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