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Un sì con molti ma all’accordo commerciale con l’Indonesia

Lavoratore in una piantagione di palme da olio
Lavoratore in una piantagione di palma da olio sull'isola di Sumatra, in Indonesia. Keystone / Dedi Sinuhaji

I cittadini svizzeri approvano con una maggioranza del 51,6% i l'accordo di  partenariato economico con l'Indonesia. Il progetto si scontra con una forte opposizione nella Svizzera francese. Anche i vincitori ammettono: occorre tener conto delle preoccupazioni per ambiente e diritti umani.

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L’accordo di libero scambio con il paese del sudest asiatico ha superato lo scoglio delle urne, ma con un risultato risicato e senza convincere buona parte della Svizzera francese. Solo il 51,6% dei votanti è favorevole al partenariato commerciale con l’Indonesia, sostenuto dai partiti borghesi e dalle associazioni economiche. 

L’opposizione al progetto è forte soprattutto nella Svizzera francese. A Ginevra l’accordo con l’Indonesia è stato respinto con il 59,7% di no. I voti contrari raggiungono il 65,8% nel canton Vaud, il 64,8% nel Giura.

In una prima reazione, economiesuisse, favorevole all’accordo, ha ammesso che sperava in un “sì chiaro e netto”. Monika Rühl, presidente dell’organizzazione che rappresenta gli interessi del mondo economico elvetico, ha ammessoai microfoni della televisione pubblica svizzera di lingua francese RTS che occorre prendere sul serio le preoccupazioni della popolazione per l’ambiente e i diritti umani.

Anche il consigliere nazionale dell’Alleanza del Centro Fabio Regazzi, esponente del comitato favorevole all’accordo, ha riconosciuto che il risultato è particolarmente stretto, considerando che gran parte dello spettro politico e degli ambienti economici erano favorevoli. In futuro bisognerà quindi “fare più attenzione ed essere più sensibili” alle questioni ambientali e alle condizioni di lavoro.

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La consigliera nazionale dei Verdi Christine Badertscher, contraria all’accordo, ha affermato all’agenzia Keystone-ATS che il suo partito cercherà di imporre criteri più severi per l’importazione di olio di palma. “L’alta quota di cittadini contrari deve essere presa in considerazione”, ha detto.  

“Questi accordi in futuro probabilmente saranno sempre portati davanti al popolo”, ha aggiunto la deputata ecologista, confermando che il suo partito intende indire un referendum contro l’intesa commerciale con gli stati Mercosur, il mercato comune dell’America del sud.

In un comitato stampa congiunto, le ONG attive nell’ambito della cooperazione e della difesa dei diritti umani Alliance Sud, Public Eye e Associazione per i popoli minacciati, che nel corso della campagna avevano sostenuto posizioni diverse, affermano che il risultato indica la necessità di rivedere la politica economica del Paese. Le tre organizzazioni rivendicano una legge federale che garantisca la trasparenza e la coerenza della politica estera commerciale.

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Solo un’altra volta negli ultimi 50 anni gli elettori svizzeri hanno avuto l’ultima parola su un accordo di libero scambio.

La Svizzera è tra i primi paesi in Europa a cercare di stabilire relazioni commerciali preferenziali con la principale economia del sud-est asiatico.

L’accordo di libero scambio tra l’Associazione europea di libero scambio (AELS, di cui la Svizzera fa parte) e l’IndonesiaCollegamento esterno mira a una drastica riduzione delle tariffe doganali. Si prevede che porterà a un risparmio di 25 milioni di franchi (23 milioni di euro) per le aziende svizzere che esportano i loro prodotti in Indonesia.

In cambio, l’Indonesia beneficerà di un accesso al mercato svizzero esente da dazi per i prodotti industriali e avrà concessioni su alcuni prodotti agricoli – in particolare l’olio di palma. L’Indonesia è il primo produttore mondiale di olio di palma.

L’accordo include una serie di standard di sostenibilità e requisiti per proteggere l’ambiente e i diritti umani.

Gli oppositori hanno sollevato critiche fondamentali sulla globalizzazione, sul commercio eccessivo, sull’inquinamento, sul consumismo, così come sullo sfruttamento e sulle violazioni dei diritti umani della popolazione indigena in Indonesia.

Sono state espresse anche preoccupazioni per la distruzione della foresta pluviale nel sud-est asiatico.

Alcuni agricoltori temono inoltre che l’aumento delle importazioni di olio di palma possa minacciare la produzione di girasole e colza in Svizzera.

I difensori dell’accordo hanno affermato invece che l’intesa commerciale offre potenziali benefici per le aziende svizzere in Indonesia – che si colloca tra le prime 16 economie del mondo ed è stata al centro degli sforzi svizzeri di cooperazione e sviluppo.

Inoltre hanno sottolineato anche la necessità di standard legali per assicurare che la Svizzera possa mantenere il suo vantaggio competitivo sui concorrenti, in particolare l’Unione Europea.

Secondo i sostenitori dell’accordo di libero scambio, l’intesa include sufficienti garanzie sul rispetto degli standard ambientali e sociali.

Tra il 2012 e il 2019 la Svizzera ha importato circa 32’000 tonnellate di olio di palma all’anno da diversi paesi.

Secondo il ministero dell’economia, la domanda di olio di palma in Svizzera è in calo. Da parte loro, gli oppositori sostengono che l’accordo potrebbe stimolare esportazioni eccessive.

Un’alleanza di gruppi di sinistra, guidata da un viticoltore di Ginevra, Willy Cretegny, ha raccolto più di 61’000 firme per un referendum sull’accordo commercialeCollegamento esterno. L’accordo è stato approvato dal parlamento nel dicembre 2019, ma la sua attuazione è stata ritardata in attesa della votazione popolare.

Secondo il sistema svizzero di democrazia diretta, le decisioni parlamentari possono essere messe in discussione in una votazione nazionale se vengono raccolte almeno 50’000 firme entro 100 giorni dall’approvazione da parte del parlamento.

L’opposizione contro l’accordo con l’Indonesia è composta da critici della globalizzazione, gruppi politici di sinistra e ONG. Ne fanno parte i Verdi, organizzazioni giovanili e sezioni locali di altri partiti, così come diverse piccole associazioni di agricoltori e ambientaliste.

Gli altri principali partiti politici, gli ambienti economici svizzeri e il governo hanno raccomandato l’approvazione dell’accordo. Dello stesso avviso è la principale federazione svizzera degli agricoltori. L’accordo è stato sostenuto anche da alcune ONG.

Le votazioni nazionali su accordi commerciali internazionali sono rare. L’ultima votazione risale al 1972, quando gli elettori approvarono un accordo di libero scambio con l’Unione Europea (allora Comunità economica europea).

L’anno scorso, una proposta di un’ampia alleanza di partiti principalmente di sinistra e della società civile per imporre regole di diligenza (due diligence) alle aziende svizzere attive all’estero è stata respinta di stretta misura alle urne.

Una proposta del partito dei Verdi, volta a promuovere la produzione e l’importazione di cibo sostenibile, ha ottenuto poco meno del 39% dei voti in una votazione nazionale nel 2018.


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