Cala il sipario sul Forum economico di Davos
L'edizione 2009 del Forum economico mondiale, che si è chiuso domenica a Davos, è stata dominata dalla crisi finanziaria. Una deputata europea e un industriale presentano il loro bilancio.
La gravità della situazione economica ha pesato come un macigno a Davos. Per cinque giorni gli oltre 2’500 partecipanti hanno analizzato la crisi e le numerose questioni ad essa legate: il protezionismo, le politiche di stabilizzazione, di regolazione e di rilancio, la nuova architettura del sistema finanziario internazionale, la cooperazione, il ritorno delle autorità pubbliche, il prezzo delle materie prime, i valori del capitalismo, …
Anche il cambiamento climatico, le sfide demografiche, la fame, l’acqua, l’energia, il conflitto a Gaza e la situazione in Africa hanno acceso gli animi di politici e dirigenti economici.
Resta da capire quale sia il contributo concreto di questo forum, definito come il più importante e significativo dei 39 organizzati finora. swissinfo ha chiesto a Silvana Koch-Mehrin, deputata al Parlamento europeo, e all’economista André Kudelski, direttore dell’omonimo gruppo tecnologico, di fare un bilancio del Forum.
swissinfo: Cosa resta di questa edizione 2009 del WEF?
Silvana Koch-Mehrin: Il risultato più importante è che ovunque a Davos si è percepita la necessità di cambiare il modo in cui vengono prese le decisioni. Ci vuole una maggiore apertura. È un sentimento generale che trovo particolarmente costruttivo.
Negli ultimi anni però l’atmosfera era decisamente più positiva, mentre in questi giorni si percepiva una certa depressione. D’altronde numerosi dibattiti vertevano proprio su quegli aspetti che oggi non funzionano.
Durante il forum sono giunta alla conclusione che bisogna andare avanti, perché il futuro esiste e le persone si aspettano che da questa riunione emergano proposte concrete. Per questo ho partecipato a quelle sessioni dove venivano discusse le possibili soluzioni alla crisi.
Alla fine sono comunque contenta di essere venuta a Davos. Le occasioni per essere positivi non mancano.
André Kudelski: Paradossalmente è emerso un aspetto positivo dal Forum. Non che la situazione sia facile – si vede che c’è molta instabilità nel sistema e che altre crisi sono all’orizzonte – ma credo che un certo numero di strategie si stiano delineando, così come la volontà di migliorare le cose.
swissinfo: Questa edizione del Forum porterà a risultati concreti?
S.K-M: Come risultato, limitato ma concreto, si può senza dubbio citare il progetto dei Young Global Leaders (ndr: giovani dirigenti riuniti al WEF) per la lotta contro alcuni batteri in Africa.
Abbiamo incontrato i presidenti di Ghana e Kenya, i responsabili del Programma alimentare mondiale e diversi donatori. Questo progetto permetterà di aiutare milioni di bambini nelle scuole africane.A Davos sono emerse molte idee di questo tipo.
A.K.: Al momento non ci sono risultati concreti. La crisi è recente e la situazione troppo incerta per poter elaborare una soluzione ad hoc. Esistono delle piste possibili che potranno confermarsi a seconda di come evolveranno le cose. Quando ci si trova in acque movimentate, scegliere subito la rotta da seguire può essere controproducente.
swissinfo: Il pessimismo manifestato al Forum vi preoccupa?
S.K-M: Mi preoccupa constatare che i dibattiti e le riflessioni sono promossi proprio da coloro che ci hanno portato a questa crisi. Uomini, bianchi, sopra la sessantina. Trovo importante ascoltare altri punti di vista, visto che con i dirigenti e i modelli seguiti finora non è andata particolarmente bene.
Non sono contraria al capitalismo e continuo ad aver fiducia nel potere del mercato. Ma è importante il modo in cui la politica determina il quadro dei mercati. Anche perché questo sancisce chi saranno i leader del futuro.
È dunque importante coinvolgere maggiormente le popolazioni di altre parti del mondo, le donne e i giovani. Questo ci permetterà di integrare nuove idee e nuove prospettive, indispensabili a ogni cambiamento. Forse è soltanto un dettaglio… ma quest’anno a Davos la maggior parte dei partecipanti era in giacca e cravatta. Un meccanismo di difesa, senza dubbio. Ma bisogna essere più aperti per cambiare rotta.
A.K.: Da un lato c’è un pessimismo per le previsioni a corto termine, ma dall’altro si sente un ottimismo legato a una volontà comune di cambiare le cose. Credo che questa dualità sia interessante.
swissinfo: Come spiegare la presenza in massa dei dirigenti politici a questa edizione del Forum? È una buona notizia?
S.K-M: Si parla spesso di un risveglio della politica. Quando cala la popolarità dei leader economici, ci si rivolge al mondo politico chiedendogli di intervenire. Così facendo si può stimolare la partecipazione, che è un elemento fondamentale in democrazia.
Dobbiamo però essere realisti. I politici e lo stato non portano né innovazione né crescita. Questo è il ruolo dell’economia, non dello stato. È comunque positivo che vi siano più dibattiti sul tema e spero che entrambe le parti possano trarne vantaggio.
A.K.: Il fatto che così tanti politici abbiamo preso parte al forum è una notizia eccellente. Dimostra però quanto questi problemi non siano soltanto nazionali o continentali, ma globali. Per risolverli non basta che le imprese analizzino la situazione in modo globale, ma è necessario che i governi discutano tra loro per trovare una soluzione comune che tenga conto dei diversi parametri.
swissinfo: A più riprese è stata evocata la necessità di una migliore collaborazione tra le parti per far fronte alla crisi. Ci credete veramente?
S.K-M: Mi chiedo se per alcuni collaborare non significhi soltanto ripartirsi le responsabilità di una sconfitta. Questo tipo di cooperazione non mi interessa.
Detto ciò, per me è normale essere in contatto con persone di altre parti del mondo. Forse è anche una caratteristica della mia generazione. Le interazioni sono così rapide con internet e le reti sociali virtuali.
In politica questo approccio ha spianato la strada al presidente Obama. Adesso deve dimostrare che continuerà su questa via nel suo lavoro quotidiano.
A.K.: La collaborazione è probabilmente l’unico modo per migliorare la situazione. Ci troviamo in una situazione economica particolarmente instabile ed è dunque necessaria una maggiore concertazione, così da poter rallentare quando le cose non vanno per il verso giusto e accelerare quando bisogna andare avanti.
Intervista swissinfo, Pierre-François Besson, Davos
(Traduzione e adattamento Stefania Summermatter)
Nato nel 1960, André Kudelski è entrato nell’azienda del padre Kudelski SA nel 1984. Ingegnere in ricerca e sviluppo, ha poi assunto la responsabilità del settore della televisione a pagamento della società.
Nel 1991 è subentrato al padre alla guida del gruppo, tra i leader mondiali della sicurezza numerica e delle soluzioni di convergenza per i fornitori di contenuti numerici e interattivi.
André Kudelski è membro del consiglio di amministrazione di Edipresse, Neslé, HSBC, Private Banking Holdings e Dassaut Systèmes.
Di nazionalità tedesca, nata nel 1970, Silvana Koch-Mehrin ha studiato storia ed economia politica ad Amburgo, Strasburgo e Heidelberg.
Deputata al Parlamento europeo dal 2004, ha insegnato nelle università di Oldenburg e di Bruxelles prima di creare un’agenzia specializzata negli affari pubblici.
Silvana Koch-Mehrin è iscritta al Partito liberale democratico ed è vicepresidente del gruppo Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa al Parlamento europeo di Strasburgo.
Bilancio: Gli organizzatori dell’Open Forum di Davos, la Federazione delle chiese protestanti in Svizzera (FEPS) e il WEF hanno stilato un bilancio positivo della settima edizione di questa manifestazione aperta al pubblico, che si tiene a margine del Forum.
Punti forti: L’aula del Liceo alpino di Davos, con i suoi 400 posti gratuiti, ha fatto registrare il tutto esaurito.
Partecipazione: La manifestazione ha accolto oltre 2’300 persone in tre giorni, tra cui numerosi giovani.
Kofi Annan: L’Open forum ha ospitato in particolare l’ex segretario generale dell’ONU e presidente del Forum umanitario mondiale, che si è espresso sui cambiamenti climatici e la solidarietà.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.