La prevenzione delle inondazioni in Bolivia passa anche dalla Svizzera
Inondazioni ed eventi climatici estremi sono sempre più frequenti in Bolivia. Per le municipalità con poche risorse, l'aiuto estero diventa essenziale per prevenire i disastri. L'esempio del comune di Vinto (Cochabamba) e di un progetto finanziato dalla Svizzera.
Il colore dell’acqua non è per niente invitante: nero antracite con chiazze biancastre oleose. Nemmeno l’odore, fetido, promette nulla di buono. Nel fiume Rocha, che attraversa l’agglomerazione di Cochabamba, nel centro della Bolivia, l’inquinamento è palese.
Ma non è soltanto la qualità dell’acqua – utilizzata per irrigare i campi – a preoccupare le autorità locali. “Ogni anno, durante la stagione delle piogge, siamo confrontati con il rischio di inondazioni. Ho visto gente perdere la casa, il bestiame”, ci racconta Maria Patricia Arce Guzman, sindaco di VintoCollegamento esterno, municipalità di 50’000 abitanti nella periferia di Cochabamba.
Per fortuna, aggiunge, durante l’ultima grande esondazione del fiume nel 2012 non ci sono state vittime. La cattiva notizia, però, è che eventi del genere sono destinati ad aumentare di intensità e frequenza.
Tener conto del rischio
La Bolivia è tra i dieci paesi più vulnerabili al riscaldamento globale, secondo l’indice del rischio climatico elaborato dall’istituto di analisi politica ed economica GermanwatchCollegamento esterno.
Nel paese andino, la temperatura è aumentata più velocemente della media terrestre ed entro la fine del secolo potrebbe salire di 6°C (rispetto all’epoca preindustriale). Un’evoluzione che assieme alla deforestazione incrementa il rischio di catastrofi naturali quali inondazioni, smottamenti e siccità.
Dal 2015, una legge nazionale obbliga i comuni boliviani a integrare la gestione del rischio nelle politiche di sviluppo, afferma Wendy Rivera Pacheco, collaboratrice in Bolivia dell’organizzazione non governativa svizzera HelvetasCollegamento esterno. “Le municipalità non hanno però le risorse finanziarie, né le adeguate conoscenze, per elaborare questo tipo di strategie”.
Succede così che si costruisce ad esempio una scuola, senza considerare il rischio di disastri naturali. “Una frana o lo straripamento del fiume potrebbero però danneggiare la struttura o bloccare la strada di accesso, rendendo di fatto la scuola inutilizzabile”, osserva Rivera Pacheco.
Asfaltare, depurare l’acqua o prevenire i disastri?
Nel quadro del Progetto di riduzione del rischio di disastriCollegamento esterno, lanciato dalla cooperazione svizzera e implementato da Helvetas, l’obiettivo è di fornire a comuni e ministeri gli strumenti per identificare i rischi potenziali alle infrastrutture dovuti al cambiamento climatico.
“Si tratta di mappe dettagliate che indicano le zone a rischio. Un altro strumentoCollegamento esterno, che si presenta sotto forma di schede da riempire, consente invece di procedere a un’analisi esaustiva della situazione. Il contributo dei diretti interessati, ovvero dei residenti, è fondamentale poiché sono loro a conoscere meglio il territorio”, spiega Wendy Rivera Pacheco.
Spetta poi alle autorità decidere se investire nella prevenzione. Una scelta non facile per i comuni che sono chiamati a far fronte a molte necessità con poche risorse, sottolinea il sindaco di Vinto. “La gente chiede di asfaltare strade, di investire nell’educazione, nella rete idrica. Non abbiamo nemmeno una stazione per la depurazione delle acque reflue”, rileva Maria Patricia Arce Guzman, che non nasconde il suo sentimento di impotenza. “È difficile sensibilizzare sull’importanza di investire in qualcosa di cui non si vedono dei risultati immediati”.
Le cose stanno però lentamente cambiando, aggiunge con sollievo. Gli abitanti di Vinto hanno potuto constatare con i propri occhi che gli interventi lungo il fiume Rocha si sono per ora rivelati efficaci.
Un riparo a prova di inondazione e inquinamento
Dopo l’inondazione del 2012, il letto del fiume è stato ampliato e ripulito dai sedimenti, spiega Nery Aruquipa Huari, ingegnere del comune di Cochabamba. Grazie alle analisi del rischio di straripamento sono poi stati individuati cinque punti critici lungo gli argini.
Uno di questi si trova nei pressi della passerella pedonale dal tetto blu che collega le due sponde del Rocha. Per resistere alle piene che ingrossano il fiume durante la stagione delle piogge, l’argine di terra è stato rinforzato con delle pietre e una rete metallica.
Costruire un gabbione alto sei metri e lungo novanta non è stato difficile per Nery Aruquipa Huari, responsabile dei lavori. L’acqua del fiume, invece, ha rappresentato sin da subito un problema.
“L’acqua è contaminata da metalli pesanti, scarti industriali e fertilizzanti chimici. Può facilmente intaccare le strutture metalliche”, rileva. Per prevenire la corrosione, l’ingegnere boliviano ha concepito un nuovo tipo di gabbione, che invece dei classici fili di zinco è formato da un cavo di zinco e alluminio, protetto da una guaina di PVC (cloruro di polivinile).
Meno apprensione per i residenti
Due dei cinque gabbioni sono stati finanziati da Helvetas. Gli altri tre saranno a carico del municipio di Vinto. Il sindaco Maria Patricia Arce Guzman, che dispone di un budget annuale di circa 65 milioni di bolivianos (circa 9 milioni di franchi), dovrà convincere il resto dalla giunta a investirne due nella prevenzione delle inondazioni.
Quanto successo durante l’ultima stagione delle piogge le potrà essere di sostegno. Il livello del fiume Rocha è pericolosamente salito di alcuni metri, andando quasi a lambire la passerella pedonale. Ma gli argini hanno retto e non ci sono state inondazioni.
Maria Patricia Arce Guzman potrà ovviamente contare sull’appoggio delle comunità che vivono in prossimità del fiume. Grazie ai gabbioni, affermano, la vita lungo il Rocha è più serena.
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