Clima: la proposta svizzera di finanziamento piace
La Svizzera ha presentato, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York, una proposta per il finanziamento globale delle misure di adattamento agli effetti del cambiamento del clima. Un nuovo modello che ha suscitato vivo interesse.
I dibattiti sulle misure di adeguamento alle conseguenze ormai tangibili del riscaldamento climatico si sono moltiplicati dopo la Conferenza internazionale sul clima di Bali, nel dicembre 2007. Oltre ai provvedimenti, le discussioni riguardano anche il loro finanziamento. Parallelamente, al centro delle preoccupazioni resta sempre la questione della limitazione del mutamento climatico, tramite la riduzione e la stabilizzazione a lungo termine delle emissioni di CO2.
Fornendo garanzie di finanziamento concrete, vari paesi industrializzati hanno compiuto nei mesi scorsi passi importanti per l’istituzione di fondi per il clima. Pur giudicando positivi questi strumenti, la Confederazione sottolinea che essi sono ben lungi dal coprire il fabbisogno finanziario globale.
Misure costose
Secondo i calcoli della Banca mondiale, solo i costi delle misure di adattamento al riscaldamento del clima si aggireranno fra i 10 e i 40 miliardi di dollari all’anno.
Con la sua proposta, la Svizzera vuole assicurare anche ai paesi più poveri la possibilità di adottare misure di protezione.
“Dobbiamo calcolare che condizioni meteorologiche estreme quali siccità o inondazioni aumenteranno. I paesi più poveri saranno colpiti molto duramente da questa evoluzione, anche finanziariamente”, ha sottolineato il ministro dell’ambiente Moritz Leuenberger, presentando la proposta svizzera questa settimana a New York.
Responsabilità condivisa, ma differenziata
Il modello di finanziamento suggerito dalla Svizzera tiene conto del grado di sviluppo dei singoli paesi. Concretamente, le misure di adattamento sarebbero finanziate con un contributo di 2 dollari per ogni tonnellata di CO2 emessi. In tal modo si riunirebbero 48,5 miliardi di dollari all’anno.
Ogni paese disporrebbe di una quota esentasse di emissioni di CO2, pari a 1,5 tonnellate pro capite. Tale quantità equivale al livello delle emissioni mondiali che, secondo studi dell’Onu, non dovrebbe essere superato entro la fine del secolo, per evitare un “collasso climatico”.
I paesi con emissioni inferiori a tale soglia non dovrebbero sborsare un solo centesimo. Al contrario, quelli con emissioni superiori a questo livello sarebbero chiamati alla cassa. Questo sistema si baserebbe così sul principio secondo cui chi inquina paga.
Progetti nel proprio paese
Il modello elvetico prevede inoltre delle quote differenziate per la parte di questi fondi destinata a progetti per l’adattamento ai mutamenti climatici all’interno dei singoli paesi. I paesi in via di sviluppo avrebbero diritto ad utilizzare fino all’85%, mentre quelli industrializzati solo il 40%.
Il resto confluirebbe in un fondo globale per sostenere i paesi con reddito basso o medio nel finanziamento di misure di prevenzione e di protezione.
“Il metodo proposto conduce, a nostro parere, a una ripartizione equilibrata fra i doveri dei paesi industrializzati e quelli dei paesi in via di sviluppo”, ha rilevato Leuenberger.
Una questione d’attualità
Il ministro dell’ambiente ha presentato la proposta nell’ambito di un forum di paesi che si sono occupati in modo approfondito di mutamenti climatici e di problemi di finanziamento. Oltre alla Svizzera, sul podio erano rappresentati il Bangladesh, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e la Banca mondiale. In platea c’erano ministri dell’ambiente e dello sviluppo di numerosi Stati.
La tavola rotonda è stata moderata dall’economista americano e relatore speciale dell’Onu per gli obiettivi del millennio Jeffrey Sachs. “Si tratta di un tema molto importante, di una problematica del presente, non del futuro”, ha affermato Sachs.
Gli obiettivi del millennio fissati dall’Onu e il cambiamento del clima sono legati, le scadenze in parte si sovrappongono. “Sviluppo significa anche adattamento e viceversa”, ha aggiunto il moderatore.
Non a scapito degli obiettivi di sviluppo
Le misure di protezione e di adeguamento al riscaldamento del clima non devono assolutamente andare a scapito degli obiettivi di sviluppo. Perciò occorrono proposte concrete per finanziarle in modo equo ed efficace.
“Senza ulteriore denaro sprofondiamo sempre di più nelle difficoltà. La proposta svizzera è fattibile e di facile attuazione. Potrebbe essere un meccanismo molto efficiente”, ha osservato Sachs.
Una proposta fra le tante
Quella elvetica non è certamente l’unica proposta. Ha però suscitato interesse, non da ultimo perché è concreta e indica una fonte di entrate attendibile.
Leuenberger ha spiegato che il modello svizzero potrebbe benissimo essere combinato con altri. Per esempio con quello proposto dall’Unione europea che vorrebbe utilizzare la vendita all’asta dei certificati di emissioni per finanziare le misure di adattamento e di protezione.
“Non abbiamo la pretesa che la nostra proposta debba applicata tale e quale. Ma è concreta e offre linee direttive per ulteriori discussioni nell’ambito dei negoziati, al vertice sul clima di Copenhagen, alla fine del 2009, dovrebbero sfociare su un accordo per il seguito del protocollo di Kyoto.
“È ora che gli stati accettino impegni vincolati che non facciano più solo promesse”, ha rilevato Leuenberger.
swissinfo, Rita Emch, New York
(Traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)
Il ministro dell’ambiente svizzero Moritz Leuenberger ha formulato per la prima volta nel novembre 2006, alla Conferenza sul clima di Nairobi, l’idea di un finanziamento globale, basato sul principio di chi inquina paga, calcolato sulle emissioni di CO2.
Nel 2007, alla Conferenza di Bali, ha presentato una prima proposta di finanziamento che nel frattempo è stata perfezionata e che nel luglio 2008 è stata approvata dal governo svizzero.
Questo meccanismo di finanziamento, in Svizzera, allo stato attuale delle emissioni di CO2, a 2 dollari a tonnellata (circa 0,5 centesimi al litro di carburante) genererebbe circa 60 milioni di franchi all’anno.
Per i consumatori e l’economia, questo contributo non comporterebbe alcun onere supplementare. Potrebbe essere finanziato tramite gli strumenti nazionali esistenti, quali il centesimo sul clima e la tassa sui CO2.
Le emissioni di CO2 pro capite in Svizzera attualmente superano le 7 tonnellate all’anno.
La soglia di 1,5 tonnellate pro capite, che sarebbero esenti da tasse, in India probabilmente sarebbe leggermente superata nel 2010. In Cina già oggi è ampiamente superata. La maggior parte dei paesi africani sono invece sotto questo limite.
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