CN: Servizio civico, verso il “no” a iniziativa

L'iniziativa popolare per un servizio civico dovrebbe venir respinta dal Consiglio nazionale. A parte i Verdi liberali, tutti gli altri partiti sono contrari a un testo che metterebbe in pericolo la difesa del Paese in un periodo geopolitico teso come quello attuale.
(Keystone-ATS) Il dibattito è stato interrotto alle 13.00 e proseguirà mercoledì 19 marzo con gli interventi degli oratori rimasti (se ne sono annunciati 38 in tutto). Oltre all’iniziativa, il plenum dovrebbe anche respingere l’idea di un controprogetto indiretto accarezzata dal campo rosso-verde con cui si chiede di ridurre il tempo di lavoro a 38 ore settimanali in alcuni settori economici – come la vendita – affinché il tempo libero guadagnato possa venir utilizzato per il volontariato.
L’iniziativa “Per una Svizzera che si impegna (Iniziativa Servizio civico)”, promossa da un comitato interpartitico, ha raccolto 107’613 firme valide. L’idea è venuta all’associazione servicecitoyen.ch fondata a Ginevra. Vi partecipano anche numerosi politici di tutti gli schieramenti, tra cui ex consiglieri nazionali, ma anche consiglieri agli Stati – riconfermati – come Johanna Gapany (PLR/FR).
Nell’opinione dei promotori, l’iniziativa è un passo storico in due direzioni. Dà espressione concreta all’uguaglianza di genere nel servizio comunitario e riconosce le forme di servizio civile come equivalenti al servizio militare. La Svizzera passerebbe così da un obbligo di servizio esclusivamente militare e maschile a un impegno di milizia per tutti. Tuttavia, gli effettivi destinati all’esercito e alla protezione civile dovranno essere garantiti. La tassa d’esenzione, l’indennità per perdita di guadagno e le altre disposizioni esistenti rimarrebbero invariate. L’impiego di stranieri sarebbe regolato per legge.
Non indebolire difesa e volontariato
Nonostante il nobile intento dell’iniziativa, per la maggioranza il testo va respinto poiché, anche in futuro, lo scopo fondamentale dell’obbligo di prestare servizio deve rimanere quello di garantire l’apporto di personale all’esercito e alla protezione civile. La libera scelta auspicata dall’iniziativa rischia di sottrarre effettivi alla difesa e alla protezione civile, già alle prese con una carenza di militi.
Inoltre, imponendo ai cittadini l’adempimento di compiti a favore della collettività e dell’ambiente si svilisce l’impegno volontario prestato da molti concittadini nei contesti più diversi e, secondo il PS, si violano disposizioni internazionali contro il lavoro forzato.
Dannosa per l’economia
Per la maggioranza del plenum, in caso di accettazione dell’iniziativa, al mercato del lavoro sarebbe inoltre sottratto un numero doppio di lavoratori rispetto ad oggi e ciò graverebbe in modo sproporzionato sull’economia con ripercussioni negative sulla competitività della Svizzera e sulle finanze della Confederazione, per non parlare del rischio di dumping salariale.
Inoltre, come sottolineato da alcuni oratori di sinistra, non ci sarebbero abbastanza strutture per accogliere tutte le persone obbligate a prestare un servizio civico.
I sostenitori dell’iniziativa, invece, credono che sia giunto il momento di pensare il servizio alla collettività in senso più ampio, e non solo limitato alla difesa militare del paese, come affermato da Gerhard Andreay (Verdi/FR).
Vi sono altre sfide a livello ambientale e sociale altrettanto importanti: un servizio civico prestato dai giovani non farebbe che aiutarli nel loro sviluppo, accrescendo nel contempo la coesione nazionale, ha sottolineato il deputato friburghese.