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CN: tracollo Credit Suisse, rafforzare ruolo FINMA e fondi propri

Keystone-SDA

I fondi propri delle banche sistemiche vanno rafforzati, come anche il ruolo della FINMA, l'Autorità di sorveglianza dei mercati finanziari.

(Keystone-ATS) È quanto ha chiesto stamane dal Consiglio nazionale durante l’esame del rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sul tracollo del Credit Suisse.

Al termine di una dibattito durato quasi tre ore, il plenum ha preso atto del rapporto della CPI, approvando tutti gli atti parlamentari presentati per evitare che si ripeta quanto accaduto due anni fa.

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Nel corso della discussione si è parlato anche di UBS, che ha assorbito il Credit Suisse quale soluzione d’urgenza per evitare una crisi finanziaria globale, come ricordato in aula dalla presidente della Confederazione, Karin keller-Sutter.

Viste le resistenze provenienti da questa banca in merito al rafforzamento dei fondi propri, Roger Nordmann (PS/VD), al suo ultimo intervento quale membro della CIP in aula prima di lasciare il Nazionale dopo oltre vent’anni di “battaglie” sotto il Cupolone, ha esortato i presenti a non scendere a compromessi con la grande banca, ma di cercarli invece al proprio interno per il bene del Paese.

Ma prima che Nordmann si congedasse dall’aula, la CPI ha ribadito che, all’origine della crisi dell’allora seconda maggiore banca elvetica, vi è la gestione scellerata del management, cui si sono aggiunte alcune scelte opinabili della FINMA e della politica.

Ma mentre la destra ha in particolare incolpato i quadri del Credit Suisse per quanto accaduto, sostenendo che gli strumenti necessari per regolamentare efficacemente il settore bancario sono già disponibili e che misure future dovrebbero essere mirate per non ostacolare la competitività della piazza finanziaria elvetica, la sinistra ha posto l’accento sugli interventi inadeguati per far fronte a future crisi, come quella che potrebbe colpire UBS, criticando nel contempo il Parlamento, il Consiglio federale e la Banca nazionale svizzera per la loro passata inazione.

Quale conseguenza di questa vicenda, che ha tenuto col fiato sospeso non solo la Svizzera, la CPI ha presentato quattro mozioni e sei postulati che hanno ottenuto il sostegno della Camera.

Più poteri alla FINMA

In particolare, la CPI vuole dotare la FINMA di maggiori poteri: la vigilanza sulla revisione delle grandi banche dovrebbe essere centralizzata sotto la sua direzione. In linea di principio, la FINMA dovrebbe inoltre poter riferire su tutti i procedimenti contro le banche di rilevanza sistemica ed essere in grado di applicare efficacemente le proprie decisioni.

Non da ultimo, questo organismo dovrebbe poter infliggere anche delle multe alle grandi banche e ordinare loro di effettuare una pianificazione anticipata del capitale. Il Consiglio federale si è dichiarato d’accordo con gli obiettivi della CPI. L’UDC avrebbe voluto eliminare l’aspetto riguardante le multe, ma al voto la proposta di Thomas Matter (UDC/ZH), egli stesso banchiere, è stata bocciata agevolmente (125 voti a 64).

Fondi propri

Un’altra misura consiste nel limitare la concessione di agevolazioni sul capitale e sulla liquidità alle grandi banche. La FINMA ha applicato questo “filtro normativo” al Credit Suisse per la prima volta nel 2019.

Non si tratta di vietare completamente eventuali alleggerimenti a favore di un istituto di credito, ma tali filtri devono essere trasparenti e limitati nel tempo.

Il plenum ha sostenuto anche altri testi che riguardano vari aspetti della regolamentazione bancaria. Ad esempio, la legislazione “Too big to fail” è troppo incentrata sulla Svizzera. Nelle future regolamentazioni, il Consiglio federale dovrebbe tenere conto delle interconnessioni internazionali delle banche di importanza sistemica.

Inoltre, la BNS dovrebbe essere in grado di imporre misure preparatorie alle banche di rilevanza sistemica in caso di assistenza straordinaria di liquidità. Dovrebbero essere rafforzati anche l’individuazione precoce delle crisi e il ruolo della Cancelleria federale.

Bonus

La camera del popolo ha anche affrontato anche i bonus pagati ai manager. Al Consiglio federale è stato chiesto di esaminare quali misure siano necessarie per garantire che i sistemi di remunerazione delle grandi banche e i dividendi che esse pagano non creino incentivi dannosi. In particolare, la remunerazione variabile non dovrebbe essere corrisposta senza in assenza di risultati positivi.

Infine, il Consiglio federale dovrà esaminare nel dettaglio come rafforzare il potere degli azionisti, compresi quelli piccoli, delle grandi società di importanza sistemica. Ciò vale in particolare per le decisioni importanti per la stabilità del sistema.

Le proposte dell’esecutivo

I provvedimenti chiesti dalla CPI si sovrappongono in larga misura a quelli ventilati dal Consiglio federale nel suo rapporto sulle banche, ha rammentato la “ministra” delle finanze, Karin Keller-Sutter, aggiungendo che il governo presenterà le linee guida per la revisione della strategia “Too big to fail” all’inizio dell’estate. Tuttavia, ha messo in guardia che se anche si rivedono i regolamenti, non sussiste alcuna garanzia che quanto accaduto non possa ripetersi, dal momento che tutte le crisi sono diverse.

Il Consiglio degli Stati aveva affrontato il rapporto della CPI la settimana scorsa, sostenendone tutte le proposte. Anche la Camera dei Cantoni ha appoggiato di stretta misura una mozione che chiedeva una modifica legale per limitare le retribuzioni destinate ai quadri attivi nel settore bancario.

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