Come la Svizzera diventò la Svizzera: le tappe fondamentali prima del 1848
La nascita della moderna Confederazione elvetica nel 1848, una repubblica costruita su basi democratiche, fu un evento fuori dal comune in un'Europa dominata dalle monarchie. La Svizzera esisteva tuttavia già prima. Quali furono i conflitti e gli sviluppi che precedettero la formazione dello Stato moderno?
La storia della Svizzera prima della nascita dello Stato liberale nel 1848 è poco nota all’estero. Questo dipende anche dal fatto che si sviluppò lungo linee spesso diverse da quelle seguite dai suoi vicini.
L’evoluzione storica della Svizzera si potrebbe suddividere in due grandi tappe, prima e dopo il 1848. In quell’anno una federazione più o meno stabile fra staterelli dotati di ampia autonomia si trasformò in uno Stato federale. In un panorama politico europeo dominato dalle monarchie, la piccola repubblica elvetica appariva un’assoluta eccezione. Ma quand’è che la Svizzera cominciò a formarsi? Con qualche semplificazione, si potrebbe parlare di cinque fasi che hanno preceduto la fondazione dello Stato federale.
L’alleanza degli indifesi 1200-1400
A lungo, seguendo la tradizione cronachistica tardo-medievale, la nascita della Svizzera è stata collocata nel 1307, anno del patto del Rütli. Ma verso la fine del XIX secolo, sfruttando l’occasione di una concomitanza con i festeggiamenti per la fondazione della città di Berna, il governo federale ha scelto come data di fondazione “gli inizi del mese d’agosto” del 1291, basandosi su un documento medievale.
Il documento è la testimonianza di un’alleanza militare ed economica tra i cosiddetti “cantoni primitivi”, Uri, Svitto e Untervaldo. L’importanza della data è messa in discussione da molti storici: per quanto la data sia ormai significativa dal punto di vista simbolico, nel 1291 non è avvenuto nulla di fondamentale. Documenti simili sono stati redatti sia prima che dopo quell’anno.
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Dal Morgarten a Vienna, tra mito e storiografia
Ancora oggi c’è chi pensa che lo Stato svizzero sia nato in seguito alla resistenza armata contro l’espansione asburgica. Questa tesi ha però ben poco a che fare con la realtà. Nell’alto medioevo la sopravvivenza sociale e politica di una determinata unità territoriale o amministrativa era garantita solo se poteva contare sulla protezione di un’autorità superiore, in questo caso il Sacro romano impero di nazione germanica.
Ma le impervie regioni montagnose dell’attuale Svizzera centrale non potevano sperare nella protezione e nel supporto militare dell’impero, perché non avevano nulla da offrire in cambio. Per questo, in assenza di protezione esterna, le comunità di quelle regioni erano costrette a sostenersi mutualmente.
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I nuclei di cristallizzazione della nascente federazione furono la Svizzera centrale e Berna, chiamata talvolta dagli storici la “Prussia svizzera”. Unendo le sue forze militari e le sue risorse economiche, la Svizzera crebbe anche oltre le frontiere linguistiche dell’area germanofona d’Europa, conquistando territori francofoni a nord del Lago Lemano e scontrandosi con il Granducato di Borgogna, che sotto la guida di Carlo il Temerario stava tentando a sua volta di ritagliarsi un posto al sole.
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La fase delle cosiddette guerre borgognone (1474-1477) fu uno dei passaggi determinanti per la storia svizzera. Dopo aver sconfitto il Granducato, la Svizzera non solo conquistò nuovi territori, ma si impossessò anche di importanti mezzi finanziari, che posero le basi per il benessere e il potere non solo di Berna, ma anche delle altre regioni della Vecchia Confederazione.
Implosione: l’inizio dell’alterità elvetica
Dopo il 1515, la Riforma fu all’origine anche in Svizzera di persistenti conflitti religiosi, che sfociarono nelle guerre di Kappel (1529 e 1531) e di Villmerger (1656 e 1712). In mezzo vi fu un altro episodio bellico, la cosiddetta guerra svizzera dei contadini (1653), innescata dalla fine della guerra dei Trent’anni. Al cessare dell’ostilità i contadini svizzeri, che rifornivano di grano i territori tedeschi in guerra, si erano ritrovati oberati dai debiti.
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All’epoca di questi conflitti complessi, il paese si ritrasse dalla scena internazionale, concentrandosi sulla soluzione dei conflitti interni, pur mantenendo profondi legami economici con il resto dell’Europa. Il ripiegamento su sé stessa della Svizzera fece del paese, immerso in uno stato di guerra civile permanente, un'”isola politica”, la cui evoluzione storica ha imboccato da quel momento un percorso peculiare.
Governo esterno: l’influsso di Napoleone attorno al 1800
La tappa successiva della storia svizzera è segnata dall’avvento di una sorta di governo esterno. Le sorti del paese sono rette dapprima da Napoleone, poi dalle potenze europee riunite nel Congresso di Vienna. Questo periodo è tra i meno amati dalla storiografia nazionale. La Svizzera non ammette volentieri che tutte le riforme politiche e sociali necessarie sono state introdotte solo dopo l’intervento delle truppe rivoluzionarie francesi nel 1798.
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La Svizzera deve dunque in ampia misura ai francesi l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la parità di diritti fra abitanti delle città e delle campagne, l’abolizione delle distinzioni tra “cantoni originari” e “territori soggetti”. Anche il fatto che solo il consenso delle potenze europee al Congresso di Vienna del 1815 permise alla Svizzera di accedere allo statuto di paese neutrale è di preferenza taciuto dagli svizzeri.
La guerra civile del XIX secolo
Dopo il congresso di Vienna la Svizzera scivolò in una seconda fase di guerra civile “permanente”, durata una ventina di anni. Nel 1847 il conflitto raggiunse il suo apice con la cosiddetta “guerra del Sonderbund”, che mise fine a una serie di lotte politiche locali, caratterizzate dalla contrapposizione tra liberali, generalmente protestanti e favorevoli a uno Stato federale, e conservatori cattolici, orientati a una difesa delle autonomie locali e della sovranità cantonale.
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La contesa fu vinta dai primi, che dopo la sconfitta del Sonderbund posero le basi per il nuovo Stato federale, che si ispirava dai diritti umani formulati dalla Rivoluzione francese, allo Stato di diritto concepito dalla filosofia tedesca e all’utilitarismo inglese.
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