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Con mobility pricing cambiamento di comportamento e riduzione costi

Il mobility pricing porta a un cambiamento di comportamento e riduzione dei costi (foto d'archivio) KEYSTONE/PATRICK B. KRAEMER sda-ats

(Keystone-ATS) Il mobility pricing dovrebbe portare a una significativa riduzione dei costi economici. Questo è il risultato di un esperimento sul campo di otto settimane in agglomerati svizzeri con circa 3’700 persone.

Emissioni di sostanze inquinanti e di gas a effetto serra, rumore, code, mancanza di posti a sedere, costi sanitari e costi di gestione e manutenzione: il trasporto e la mobilità causano tutta una serie di spese esterne. In Svizzera, questi oneri ammontano a miliardi che non sono sostenuti da chi inquina ma dalla collettività.

Con il cosiddetto mobility pricing, che mira a controllare il comportamento di mobilità della popolazione su strade e ferrovie per mezzo di oneri, i principi dei costi reali e il principio “chi inquina paga” sono soddisfatti. Questo approccio si è dimostrato efficace e tecnicamente fattibile nel test condotto sul campo: il prezzo e l’incentivo finanziario associato hanno portato a una riduzione significativa dei costi esterni del 5,1%.

Inoltre ci sono una serie di argomenti secondo cui c’è da aspettarsi effetti maggiori a lungo termine rispetto all’esperimento di otto settimane, ha detto il primo autore dello studio Beat Hintermann dell’Università di Basilea, secondo un comunicato odierno dell’ateneo.

Più grande studio di questo tipo in tutto il mondo

Su incarico dell’Ufficio federale delle strade (Ustra), i ricercatori dell’Università di Basilea, del Politecnico federale di Zurigo (ETH) e della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) hanno condotto un esperimento su circa 3’700 persone negli agglomerati della Svizzera francese e tedesca che usavano l’auto almeno due giorni alla settimana. Secondo l’Università di Basilea, si tratta del più grande studio in tutto il mondo di questo tipo.

I ricercatori hanno diviso i soggetti del test, il cui comportamento nel traffico è stato rilevato da una app, in tre gruppi: un gruppo è stato informato settimanalmente dei costi che ha causato e ha ricevuto consigli su come ridurli. Le persone che facevano parte del secondo gruppo hanno ricevuto le stesse informazioni, inoltre i loro costi esterni sono stati dedotti da un credito di trasporto individuale, con la prospettiva che sarebbe stato loro pagato l’importo risparmiato alla fine dello studio. Il terzo gruppo è servito come controllo.

Il confronto tra il secondo gruppo (gruppo pricing) e il gruppo di controllo mostra che i partecipanti del gruppo pricing hanno adattato il loro comportamento di trasporto, nonostante la distanza totale percorsa quotidianamente sia rimasta invariata. Hanno ridotto i costi scegliendo altri percorsi, regolando l’orario di partenza e passando ad altri mezzi di trasporto. I ricercatori hanno osservato l’effetto soprattutto tra le persone che avevano capito correttamente la definizione di “costi esterni di trasporto”. I ricercatori non hanno invece visto alcun chiaro effetto nel “gruppo informato”: la sola informazione non ha portato a una riduzione dei costi.

Un sondaggio tra i partecipanti allo studio ha indicato che la tariffazione dei trasporti potrebbe in linea di principio trovare una maggioranza politica. Secondo gli autori, questo potrebbe rivelarsi uno strumento efficace per attenuare i picchi di traffico e rendere il trasporto più sostenibile.

Nel febbraio 2021, il Consiglio federale ha creato le basi in modo che dal 2024 Cantoni e Comuni possano condurre test pilota sul mobility pricing. La legge deve essere limitata a dieci anni e permettere la sperimentazione di nuovi tipi di sistemi di prezzi per influenzare la domanda di trasporto e il comportamento di mobilità su strade e ferrovie. Mentre l’UDC e il TCS rifiutano il mobility pricing come previsto dal Consiglio federale, tutti gli altri grandi partiti sono almeno a favore di progetti pilota.

https://doi.org/10.3929/ethz-b-000500100

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