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Congelati oltre 5 miliardi franchi di patrimoni russi

Erwin Bollinger della SECO ha annunciato il congelamento di oltre 5,7 miliardi di franchi di patrimoni attribuibili a persone o società russe sanzionate a causa della guerra in Ucraina. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Al momento, per quanto attiene alle sanzioni contro la Russia, sono stati annunciati – e congelati – patrimoni per 5,750 miliardi di franchi in Svizzera.

Lo ha dichiarato stamane Erwin Bollinger, ambasciatore e responsabile delle relazioni bilaterali in seno alla Segreteria di stato dell’economia (SECO) durante un incontro coi media.

Bollinger ha fatto presente che tale somma potrebbe cambiare nel corso del tempo, qualora dovessero essere adottate nuove sanzioni, col conseguente allungamento delle istituzioni, società o persone di nazionalità russa colpite da restrizioni.

L’ambasciatore attivo presso la SECO ha puntualizzato che tali patrimoni – conti bancari, denaro contante ma anche opere d’arte – sono congelati, bloccati, ma non confiscati. Tali beni – compresi immobili in varie località turistiche elvetiche – rimangono di proprietà degli aventi diritto. D’altronde manca una base legale per andare oltre, ha spiegato.

Oltre a ciò, ha sottolineato, non si devono confondere i patrimoni bloccati con i beni di proprietà di cittadini russi in Svizzera: non tutti i Russi con un collegamento con la Svizzera sono infatti sotto sanzioni.

Bollinger si è detto fiducioso che gli istituti elvetici, specie le banche, annunceranno i beni da loro depositati che potrebbero far capo alle entità sanzionate. Finora abbiamo avuto buone esperienza al riguardo, ha aggiunto.

Sul fronte umanitario David Keller, capo dello stato maggiore di crisi in seno alla Segreteria di stato della migrazione (SEM), ha sottolineato che i suoi servizi registrano in media mille profughi al giorno provenienti dall’Ucraina. La SEM si attende di dover trattare circa 50 mila richieste per l’ottenimento dello statuto di protezione S entro l’inizio dell’estate.

Si cercano alloggi

Sul fronte dell’alloggio, se ne cercano ancora da 2 a 3 mila per far fronte all’afflusso – ossia almeno 9 mila posti letto in totale -, anche se non tutti i profughi col permesso S vivono nei centri; diverse persone hanno trovato accoglienza da privati, ha spiegato.

Al momento, la SEM assieme ai cantoni e all’amministrazione federale si sta dando da fare per cercare di risolvere il problema, ha sottolineato. Nel frattempo, si è proceduto anche a rafforzare l’organico di coloro che si trovano al fronte per aiutare i profughi, sia con forze interne sia ingaggiando personale avventizio.

Traffico esseri umani, alcuni casi

Per quanto attiene al pericolo di traffico di essere umani, Keller ha detto che sono stati segnalati alcuni casi sospetti isolati. L’Ufficio federale di polizia (Fedpol) e i Cantoni sono sull’attenti per evitare situazioni del genere. Laddove si trovano profughi sono stati affissi avvisi in Ucraino per mettere in guardia gli ospiti, che possono così farsi aiutare.

Posti a sufficienza

Stando a Gaby Szöllösy, segretaria generale Conferenza svizzera dei direttori cantonali delle opere sociali, al momento Cantoni e Comuni hanno capacità sufficienti per accogliere le persone provenienti dall’Ucraina che cercano protezione. Tuttavia, c’è bisogno di personale che si occupi dei rifugiati e delle famiglie ospitanti, come anche per rimettere a nuovo, o perlomeno abitabili, determinate strutture.

Ben 7500 posti sono stati appena creati per i rifugiati. Secondo un’indagine dei cantoni, circa 5’500 posti letto erano liberi fino a ieri. Inoltre, ci sono numerose proprietà non occupate: l’appello lanciato dall’Ufficio federale delle abitazioni ai proprietari di case per invitarli a segnalare gli immobili vuoti sembra avere successo.

Szöllösy ha sottolineato che se i privati offrono alloggi si pensa che lo facciano senza chiedere nulla in cambio, ossia senza prelevare un affitto. Tuttavia, la Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale e la Conferenza svizzera dei direttori cantonali delle opere sociali raccomandano che i cantoni rimborsino alle famiglie ospitanti le spese per l’elettricità e l’acqua.

Secondo Szöllösy, i cantoni si aspettano che circa 50 mila rifugiati dall’Ucraina arriveranno in Svizzera entro l’inizio dell’estate. È però anche possibile che ne giungeranno di più. Per questo i cantoni si stanno preparando ad affrontare questa ondata.

Generosità non manca

La guerra in Ucraina ha senz’altro suscitato un’ondata di generosità tra gli Svizzeri. Al momento, 28.354 famiglie offrono 69.648 posti letto ai rifugiati provenienti da questo paese. In dieci giorni, l’Aiuto svizzero ai rifugiati ha sistemato 1300 rifugiati in 537 famiglie ospitanti, ha affermato Miriam Behrens.

Questo tipo di soluzione non è però il modo più rapido per dare ai rifugiati un tetto sopra la testa, ha aggiunto. Sarebbe più rapido farlo attraverso i cantoni. “Ma prima dobbiamo creare le strutture e chiarire i processi”, ha aggiunto Behrens.

A proposito del collocamento dai privati, secondo Behrens bisogna assicurarsi che i rifugiati non vengano messi in pericolo. Ecco perché le famiglie ospitanti sono tenute a fornire un estratto del loro casellario giudiziario.

Tragedia umanitaria

Nel suo intervento, Manuel Bessler, delegato del Consiglio federale all’aiuto umanitario in seno alla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha parlato di una situazione tragica a livello umanitario in Ucraina, con villaggi e città trasformate in un campo di battaglia, e i maggiori centri – come Mariupol – sottoposti a un assedio in stile medioevale.

La popolazione è circondata, senza acqua, elettricità e cibo, bersaglio di attacchi che non risparmiano scuole e ospedali e dove il diritto umanitario, cuore delle Convenzioni di Ginevra, viene letteralmente “preso a calci” da entrambe le parti, benché i due Paesi le abbiano ratificate.

Aiutare dove possibile

Il problema non è quindi prestare aiuto umanitario laddove ce n’è bisogno ma dove è possibile farlo, ha sottolineato Bessler, appena rientrato da un viaggio alla frontiera polacca e moldava assieme al consigliere federale Ignazio Cassis.

Attualmente, ha spiegato, 12 milioni di persone hanno bisogno di aiuto umanitario: 3,6 milioni hanno varcato la frontiere con i paesi confinanti e altri 6,5 milioni sono profughi interni. La Svizzera fornisce aiuto a Leopoli partendo dalla polacca Lublino, ossia vicino al confine con l’Ucraina, e da Chisinau, in Moldavia. È stato possibile anche rifornire di aiuti la capitale Kiev con automezzi, ma anche col treno: una linea ferroviaria è ancora aperta, ha aggiunto Bessler.

A Chisinau – ha spiegato – ci si sta preparando a un eventuale afflusso di profughi proveniente da Odessa – si calcola 300 mila persone – città sul mar Nero (i Russi cercano di isolare l’Ucraina dall’accesso sul mare). Finora, ha aggiunto, la Svizzera ha sbloccato 8 milioni di franchi per interventi urgenti a cui dovrebbero aggiungersene altri 80 milioni. I tre quarti di questa somma è destinata all’Ucraina e il resto ai paesi limitrofi. Venti collaboratori del Corpo svizzero di aiuto umanitario sono sul posto e danno una mano alle autorità polacche e moldave.

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