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Corea del Sud: Park pronta a lasciare, attende parlamento

La presidente Park Geun-hye KEYSTONE/AP European Pressphoto Agency sda-ats

(Keystone-ATS) Choi Soon-sil, confidente di lunga data, “la sciamana” o la “nuova Rasputin” secondo i media della Corea del Sud, ha travolto la presidente Park Geun-hye che oggi, spiazzando tutti, ha annunciato di essere pronta a dimettersi rispettando la volontà del parlamento.

Nel terzo discorso alla nazione in poche settimane, Park ha prospettato per la prima volta l’ipotesi del passo indietro dopo le proteste di massa degli ultimi cinque weekend di fila, come reazione allo scandalo che ha colpito Choi, arrestata per abuso di potere e corruzione. La presidente, nel messaggio, s’è ancora scusata per l’incapacità di rasserenare l’indignazione diffusa rigettando, ad ogni modo, ogni coinvolgimento nella vicenda.

“Lascerò la presidenza seguendo la tempistica e le procedure definite dal parlamento. Permetterò all’assemblea – ha spiegato – di decidere le mie dimissioni, inclusa la chiusura anticipata del mio mandato”, la cui scadenza naturale è a febbraio 2018.

Park, come detto la scorsa settimana dalla procura di Seul, è indagata (addirittura “complice”) per aver fatto pressioni sulle conglomerate sudcoreane al fine di erogare “donazioni” per circa 66 milioni di dollari a due fondazioni riferibili a Choi. Sulla presidente, prima donna alla più alta carica di Seul in un paese che vanta la più alta disparità retributiva di genere nell’Ocse, è accusata di aver condiviso informazioni sensibili di Stato con Choi malgrado non avesse incarichi ufficiali, fino a subirne l’influenza questioni nordcoreane e di scelta del personale.

Park ha escluso vantaggi personali insistendo di credere che i progetti di Choi fossero di pubblico interesse. “Non ho mai ricercato il mio interesse in alcun momento”, ha ribattuto la presidente, figlia di Park Chung-hee, il generale che ha guidato il Paese con il pugno di ferro per quasi 20 anni.

Choi è figlia di Choi Tae-min, leader religioso sposatosi sei volte, con molteplici pseudonimi e promotore della setta “La Chiesa della vita eterna”. L’uomo avrebbe abusato dell’influenza su Park, traumatizzata dall’assassinio della madre nel 1974 (e poi del padre), dicendo che la donna “gli era apparsa in sogno”.

Le opposizioni, che controllano l’Assemblea nazionale, hanno respinto la chiamata temendo una manovra diversiva e una melina, promettendo l’avvio di procedura e votazione sull’impeachment, per quanto complesso, al primo giorno utile del 2 dicembre.

La mossa di Park, il cui gradimento nell’ultimo sondaggio di Gallup Korea è di un misero 4%, rischia di mescolare le carte: i 40 deputati del Saenuri, partito al governo, potrebbero non più aggiungersi ai 172 dell’opposizione per superare quota 200 per la messa in stato d’accusa. Se Park dovesse dimettersi, invece, nuove elezioni dovrebbe tenersi in 60 giorni.

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