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Coronavirus: la pandemia non è finita, esperti Confederazione

Gli esperti avvertono: le riaperture sono un sollievo, ma la pandemia non è finita. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Le riaperture dei negozi e gli altri allentamenti delle misure anti-coronavirus sono un sollievo per tutti, ma l’epidemia non è finita e bisogna quindi continuare a prestare la massima attenzione.

È questo in sintesi il concetto espresso dagli esperti della Confederazione nell’abituale incontro coi media a Berna.

Come noto, da ieri ci sono stati allentamenti nelle misure di lotta al coronavirus, ha detto Anne Lévy, direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Nonostante questa notizia confortante, non dobbiamo dimenticarci che la pandemia non è finita e che la situazione è ancora molto fragile e incerta, ha sottolineato.

Bisogna continuare a testare, effettuare un tracciamento adeguato per spezzare le catene di contagio e vaccinarsi, ha proseguito. I test sono in particolare da effettuare in massa nei luoghi potenzialmente più sensibili, come le case di risposo o le scuole. I positivi devono assolutamente isolarsi, in modo da interrompere i contagi. Fondamentale rimane anche l’utilizzo dell’app SwissCovid, usata ogni giorno da quasi due milioni di persone.

La situazione è buona, ma l’evoluzione rimane incerta, ha confermato Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive dell’UFSP. I nuovi casi sono stagnanti da circa due settimane, in tutte le regioni della Svizzera. Il numero di ospedalizzazioni continua a scendere, ma inizia una stagnazione anche in questo ambito, mentre il numero di decessi diminuisce costantemente e non si nota più una sovra-mortalità fra gli over 65.

Anticorpi restano a lungo

La presenza delle varianti continua dal canto suo ad aumentare e si avvicina ormai al 70% del totale. Proprio questa è la vera incognita e in altri Paesi la fase di stagnazione ha fatto da preludio a nuovi aumenti, ha spiegato Masserey. Viste le nuove aperture, è quindi particolarmente importante rispettare tutte le misure di protezione.

Le persone con anticorpi sono nettamente aumentate rispetto alla prima ondata e sono arrivate fino al 20/25% in certi cantoni, ha spiegato Milo Puhan dell’Università di Zurigo, parlando del programma Corona Immunitas, che analizza appunto l’immunità nella popolazione in Svizzera. È la prova che la seconda ondata ha colpito più duramente. Un altro dato interessante, in particolare nell’ottica della lotta al virus, è che 6 mesi dopo l’infezione nei pazienti sono ancora rilevabili gli anticorpi.

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