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I nuovi obiettivi climatici della Svizzera per il 2035 non piacciono a tutti

Secondo il Governo svizzero, i nuovi obiettivi climatici per il 2035 dovranno essere raggiunti principalmente attraverso misure climatiche nazionali.
Secondo il Governo svizzero, i nuovi obiettivi climatici per il 2035 dovranno essere raggiunti principalmente attraverso misure climatiche nazionali. Keystone / Christian Beutler

Il Governo svizzero ha fissato nuovi obiettivi di emissioni di gas serra per il 2035 come parte del suo impegno internazionale per combattere il cambiamento climatico. Ma i gruppi ambientalisti e diversi osservatori non sono convinti, perché li ritengono inadeguati.

“Entro il 2035, la Svizzera dovrebbe ridurre le proprie emissioni di gas serra (GHG) di almeno il 65% rispetto ai livelli del 1990, e in media del 59% tra il 2031 e il 2035”, ha annunciato Collegamento esternoil Consiglio federale.

In precedenza la Svizzera si era impegnata a ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990Collegamento esterno. I nuovi obiettivi, noti nel gergo delle Nazioni Unite come contributi nazionali determinati (NDC)Collegamento esterno o impegni di riduzione del clima più severi rispetto allo storico Accordo di Parigi del 2015, devono essere raggiunti principalmente attraverso misure climatiche nazionali.

Le autorità hanno dichiarato che i nuovi NDC sono “più severi rispetto al precedente periodo tra il 2021 e il 2030” e sono in linea con gli obiettivi intermedi definiti nella Legge federale sul clima e l’innovazioneCollegamento esterno e con il suo obiettivo di azzeramento delle emissioni entro il 2050Collegamento esterno. Inoltre, corrispondono alle raccomandazioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC)Collegamento esterno.

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La Svizzera ha presentato i suoi nuovi NDC alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), dove sono registrati in un registro globaleCollegamento esterno. In base all’Accordo di Parigi, gli Stati hanno concordato di presentare obiettivi più ambiziosi ogni cinque anni; gli ultimi sono stati presentati nel 2020. Saranno esaminati e discussi da esperti e ministri in occasione dei colloqui sul clima COP30 che si terranno a novembre in Brasile.

Mancanza di ambizione ed equità

Sebbene la Svizzera sia uno dei primi Stati a consegnare i suoi compiti sul clima, i gruppi ambientalisti elvetici non sono convinti della strategia aggiornata.

Patrick Hofstetter, esperto di clima del WWF Svizzera, ha affermato che manca la necessaria ambizione.

“L’obiettivo adottato è certamente vicino alla traiettoria di riduzione delle emissioni di CO2 definita come media globale dall’IPCC. Ma in quanto ricco Paese industriale con grandi responsabilità e corrispondenti opportunità, la quota equa della Svizzera sarebbe significativamente più alta, e questo è esattamente ciò che la Confederazione si è impegnata a fare nell’Accordo di Parigi”, ha dichiarato.

I firmatari dello storico accordo sul clima hanno concordato di seguire il principio dell’equità e delle “responsabilità comuni ma differenziate” nella lotta al cambiamento climatico, in base alle diverse situazioni nazionali come la ricchezza.

Hofstetter ritiene che sia possibile eliminare completamente i combustibili fossili in Svizzera entro il 2035, riducendo così le emissioni di gas serra dell’80%.

“Abbandonare” il limite di 1,5°C

Greenpeace, nel frattempo, ha accusato Collegamento esternoil Governo di aver abbandonato il limite cruciale di 1,5°C di riscaldamento globale fissato dall’accordo di Parigi.

Secondo la strategia proposta, la Svizzera si accaparrerà una fetta troppo grande del budget di carbonio ancora disponibile per il pianeta, “a spese” dei Paesi più poveri, ha dichiarato Georg Klingler di Greenpeace Svizzera, secondo cui l’Esecutivo dovrebbe puntare a un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 dell’87% per il 2035.

Greenpeace ha affermato che i nuovi obiettivi e la posizione della Svizzera ignorano chiaramente la storica sentenza sul clima emessa lo scorso anno dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo nel caso Anziane per il clima. La Corte aveva stabilito che la Svizzera non stava facendo abbastanza per affrontare il cambiamento climatico.

Klingler ha indicato Paesi come la Danimarca, che ha in programma di ridurre le proprie emissioni del 70% entro il 2030, come prova che è possibile fare di più.

Confronti internazionali

In una classifica internazionale di confronto delle politiche climatiche pubblicata dal Climate Change Performance Index (CCPI) lo scorso novembre, la Svizzera è scesa di 12 posizioni al 33° postoCollegamento esterno, a causa della percezione del mondo della ricerca di una “stagnazione” della politica climatica svizzera fino al 2030.

Anche il Climate Action Tracker (CAT)Collegamento esterno, un gruppo indipendente con sede a Berlino che monitora le politiche climatiche in tutto il mondo, l’anno scorso ha valutato “insufficientiCollegamento esterno” l’azione e i progressi della Svizzera in materia climatica.

L’analista del CAT Judit Hecke ha dichiarato a SWI swissinfo.ch che è necessaria un’analisi più approfondita, ma sembra che la Confederazione abbia “perso l’opportunità di rafforzare il suo già insufficiente obiettivo per il 2030”, il che significa che saranno necessari sforzi ancora maggiori per cercare di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e raggiungere gli obiettivi climatici a lungo termine oltre il 2030.

E mentre l’Esecutivo afferma che gli obiettivi saranno raggiunti “principalmente attraverso misure nazionali”, ancora una volta non specifica l’esatta quota di riduzioni nazionali rispetto all’ impiego di crediti di carbonio internazionali, ha affermato l’esperta.

“La Svizzera sembra continuare a compensare le emissioni all’estero, una strategia che abbiamo già criticato in passato”, ha dichiarato Hecke.

I piani di Biden rischiano di fallire

Una manciata di Paesi, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, l’Uruguay, il Brasile e gli Stati Uniti, ha presentato NDC aggiornati Collegamento esternoin vista della scadenza di primavera.

L’amministrazione dell’ex presidente statunitense Joe Biden ha presentato un nuovo ambizioso obiettivo climatico poche settimane prima del recente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il piano impegna gli Stati Uniti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 61-66% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2035, con l’obiettivo di raggiungere lo zero netto entro il 2050.

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Mentre Biden ha fatto del cambiamento climatico un tratto distintivo della sua amministrazione e alcune delle sue politiche sono rimaste, Trump le sta rapidamente smantellando, anche se molte delle sue decisioni saranno probabilmente impugnate in tribunale.

Il 27 gennaio Trump ha firmato un ordine esecutivo con il quale ha dato istruzioni di ritirarsi nuovamente dall’accordo di Parigi sul clima. Ciò significa che il Governo federale non s’impegnerà a rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni o qualsiasi obbligo finanziario nei confronti dell’UNFCCC.

Anche il Canada ha un nuovo obiettivo: ridurre le proprie emissioni del 45-50% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2035. In un comunicato Collegamento esternosi legge che l’impegno sarà presentato alle Nazioni Unite nel 2025.

I principali inquinatori, Cina, India e Russia, devono ancora annunciare i loro NDC.

Nel frattempo, l’Unione Europea – il quarto più grande emettitore al mondo – sta considerando una riduzione del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, ma non ha ancora presentato il suo piano aggiornato.

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Rapporti allarmanti sul clima

L’Accordo di Parigi prevede che tutti i Paesi adottino misure per ridurre le proprie emissioni di gas serra, con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale, o comunque al di sotto dei 2°C. L’aumento della temperatura media globale a lungo termine è già di almeno 1,1°C, secondo un rapporto dell’IPCC.

Ma il 10 gennaio l’agenzia di osservazione europea Copernicus ha confermato che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con temperature superficiali medie superiori di 1,6°C ai livelli preindustriali.

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Si tratta dell’ultimo di una serie di rapporti allarmanti sul clima. Lo scorso novembre, il Rapporto sul divario di emissioni 2024 del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP)Collegamento esterno ha affermato che il mondo è in procinto di subire un aumento “catastrofico” che sarà di oltre 3°C entro la fine del secolo e che la capacità di rispettare l’obiettivo di 1,5°C di riscaldamento globale “svanirà nel giro di pochi anni” senza un’azione rapida.

Gli autori dell’UNEP hanno messo in guardia da un “enorme divario tra retorica e realtà”. Le emissioni non stanno diminuendo abbastanza velocemente e le nazioni – soprattutto i Paesi del G20, responsabili di quasi l’80% delle emissioni globali – devono essere molto più ambiziose e prendere impegni “drammaticamente più incisivi” per colmare l’enorme divario di emissioni.

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Articolo a cura di Virginie Mangin/gw

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