Il Ticino si prepara al ritorno del lupo
Ci sono voluti cento anni, ma alla fine il lupo è ricomparso in Ticino. Dagli Abruzzi ha risalito gli Appennini sino a raggiungere le montagne di Genova, poi le Alpi francesi, il Vallese e agli inizi di gennaio si fatto vivo nella zona di Monte Carasso, dove ha sbranato tre capre. E mercoledì la sua presenza è stata segnalata anche nella valle Ossola. Il Cantone, intanto, rassicura la popolazione: nessun pericolo, non attacca gli uomini.
«Anzi, la sua presenza è una sfida per un modello di sviluppo sostenibile, la spia di un possibile equilibrio tra il nostro modo di vivere attuale e quelle che erano le condizioni ambientali nei decenni passati» ha affermato Marco Borradori, Direttore del Dipartimento del territorio, presentando venerdì alla stampa le misure decise dal Cantone per l’arrivo del lupo e tranquillizzare soprattutto gli allevatori.
Quanto prima verranno organizzate delle serate informative per tutti, mentre nelle scuole sarà diffuso materiale divulgativo. Si seguiranno insomma le linee del progetto federale «Lupo Ch»: monitoraggio, informazione, prevenzione dei danni o eventuale risarcimento.
Un arrivo del resto atteso. Già da qualche anno l’Unione dei contadini ticinesi aveva creato una commissione di studio in previsione di questo ritorno. Altrettanto aveva fatto il cantone che aveva istituito un gruppo di lavoro per lo studio dei grandi predatori.
L’ultimo lupo era stato ucciso in Ticino un secolo fa in Val d’Iragna, ora ci domanda come mai il predatore per antonomasia, ormai specie protetta in quasi tutti i paesi europei, sia ritornato. Gli esperti del Dipartimento del territorio non hanno dubbi: perché ha trovato qui il suo habitat naturale, con una forte presenza di selvaggina, ungulati in particolare, tanti pascoli abbandonati e molti boschi trascurati.
Ancora non si sa se si tratta di un animale isolato o di un branco. Saranno gli esami dell’Università di Losanna sullo sterco e le altre tracce raccolte a Monte Carasso, a stabilire il sesso e l’età. Se è un giovane maschio è probabile che si sia spinto a sud in avanscoperta, se fosse una femmina, significa che la presenza del lupo nel cantone è ormai stanziale.
Per il Wwf è un chiaro segnale che il territorio ticinese è in buona salute. Preoccupati, invece, gli allevatori di ovini, nonostante Cantone e Confederazione assicurino il risarcimento pieno per ogni bestia aggredita o uccisa. Nel cantone si contano 20 mila pecore e 10 mila capre, e appena 4000 greggi sono sorvegliati, il resto pascola liberamente. La convivenza col lupo non sarà facile. Perciò il Dipartimento raccomanda di non lasciare più gli animali allo stato brado.
Ma il ritorno del lupo si tinge anche di giallo. Il Gran Consigliere Fabio Regazzi, Ppd, con un’interrogazione ha domandato al governo se il lupo è arrivato da solo in Ticino o se lo abbia, invece, portato il Wwf che non ha mai fatto mistero di vedere di buon occhio il «lancio» di lupi nei boschi del cantone. Un’ipotesi categoricamente esclusa da funzionari del Dipartimento del territorio, poiché in tutti i lupi segnalati e osservati finora in Svizzera non ci sono tracce di cattività. Dunque, il grande predatore in Ticino è arrivato con le sue zampe e non in elicottero.
Libero D’Agostino
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