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Piccole centrali crescono

La centrale di Rüti produce elettricità per circa 400 economie domestiche. Alpiq

Le mini centrali idroelettriche stanno vivendo una seconda vita in Svizzera, grazie in particolare agli incentivi offerti dallo Stato. Il potenziale di questi piccoli impianti è elevato, anche se non mancano le opposizioni. Reportage dalla centrale di Rüti, nel canton Glarona.

«Le turbine sono state realizzate nel 1928. Ottant’anni dopo funzionano ancora alla grande», constata Gerhard Danioth, ingegnere presso Alpiq EcoPower, l’azienda proprietaria della centrale di Rüti.

Di datato, qui nella valle della Linth, non ci sono soltanto le turbine. Lungo il fiume sono disseminati numerosi stabilimenti tessili che nel secolo scorso hanno fatto la fortuna di Glarona. Nonostante l’aspetto fatiscente, all’interno degli edifici continua a pulsare il cuore che rende unica questa zona della Svizzera.

«Le fabbriche facevano funzionare i propri macchinari con la forza idrica. Questo è stato possibile grazie alla particolare legislazione del cantone, che ancora oggi consente ai proprietari di terreni sul fiume di sfruttare anche l’acqua», spiega Danioth. «Col tempo l’industria tessile è scomparsa, ma la produzione di elettricità è rimasta».

Dislivello e portata

Costruita negli anni Trenta, la mini centrale di Rüti è amministrata da George Antifakos, ex dipendente della filanda di cotone. Dopo la chiusura della fabbrica nel 2002, è rimasto da solo a occuparsi dell’impianto idroelettrico.

Un sistema a manovella posto 300 metri più a monte consente di deviare l’acqua del fiume in un canale secondario. «La quantità d’acqua sfruttata – ci dice Antifakos – dipende dal flusso e dalle condizioni ambientali. In media preleviamo 4 m3/s, un quinto della portata della Linth».

L’acqua viene convogliata nelle turbine dopo un “salto” di quattro metri, prima di essere restituita al fiume poco più a valle. «È tutto ciò di cui abbiamo bisogno per produrre elettricità: un dislivello e una portata», afferma Gerhard Danioth. Ogni anno la centrale produce circa 2,3 GWh di elettricità, sufficienti per coprire il fabbisogno di 400 economie domestiche.

Il funzionamento di un mini impianto (che per definizione ha una potenza inferiore ai 10 Mega Watt) è uguale a quello delle grandi centrali idroelettriche, aggiunge. «Si tratta della stessa struttura, con le medesime componenti, ma in scala ridotta».

Raddoppiare la produzione

Vive testimonianze del patrimonio industriale svizzero, le mini centrali idroelettriche hanno progressivamente ceduto il posto agli impianti più grandi, in grado di fornire elettricità a prezzi più contenuti. Delle 7’000 centrali di inizio Novecento ne rimangono oggi circa un migliaio.

Il loro futuro si annuncia comunque roseo. La penuria energetica prevista tra una decina d’anni e la decisione del governo svizzero di abbandonare il nucleare aprono infatti nuove prospettive alle piccole unità di produzione.

«Le mini centrali producono il 5% dell’elettricità consumata in Svizzera, circa 3’500 GWh all’anno. In futuro potremmo arrivare al 10%», ritiene Danioth. «Possiamo da un lato approfittare delle vecchie centrali: sono infatti state costruite nei posti ideali. Basterebbe installare turbine di nuova generazione e incrementare il dislivello dell’acqua».

A Rüti, Alpiq intende ad esempio rinnovare la centrale, portando la quantità di acqua prelevata dal fiume a 15 m3/s e aumentando il dislivello a 12 m, per una produzione finale di 12,5 GWh (2’500 economie domestiche). «È una situazione particolare – puntualizza Danioth. Quella che abbiamo in mano è una vecchia concessione, la quale non impone obblighi a livello dei deflussi residuali».

D’altro lato, prosegue l’ingegnere, ci sono ancora siti che si prestano alla costruzione di nuovi impianti. «Penso ad esempio ad alcuni fiumi ripidi nei cantoni alpini, dove l’impatto sull’ecologia o sulla popolazione è praticamente nullo».

Ambiente sì, pesca no

Non tutti però concordano con le considerazioni dei produttori di elettricità. Numerosi progetti, favoriti dal programma nazionale di promozione delle energie rinnovabili (RIC, vedi a fianco), sono in effetti stati congelati.

La maggior parte dei progetti, scrive il WWF sul suo sito, è bloccata da moratorie cantonali e dai ricorsi depositati da privati. Oppure l’autorizzazione non viene concessa per motivi legali. Soltanto una piccola percentuale è stata bloccata dalle opposizioni delle associazioni ambientaliste, sottolineano WWF e Pro Natura.

A vedere di cattivo occhio le piccole centrali sono poi i pescatori. Con una petizione munita di oltre 12’000 firme, la Federazione svizzera di pesca rimprovera alle piccole centrali di prelevare troppa acqua e quindi di condannare la fauna ittica.

«Capisco le rivendicazioni degli ambientalisti: ci sono cascate con poca acqua, dove la costruzione di una centrale è palesemente inopportuna», osserva Gerhard Danioth. «Faccio invece fatica a comprendere le pretese dei pescatori. La loro non è un’attività di sussistenza, ma di puro svago».

Il 25% delle acque in Svizzera, prosegue, è fortemente perturbato. «Non a causa della forza idraulica, bensì a causa delle canalizzazioni, delle protezioni contro le piene e della copertura dei corsi d’acqua negli agglomerati».

«I corsi d’acqua più vicini allo stato naturale – conclude – li troviamo nelle Alpi. Ovvero nelle zone in cui la forza idrica è più presente».

Le piccole centrali idroelettriche hanno una lunga tradizione in Svizzera. All’inizio del XX secolo erano già in servizio circa 7’000 centrali di piccola potenza: oltre il 90% di questi impianti era costituito da ruote idrauliche o piccole turbine.

La disponibilità di energia elettrica a buon mercato proveniente dai grandi impianti idroelettrici causò tuttavia la chiusura di molte piccole centrali.

Oggi sono in funzione in Svizzera circa un migliaio di piccoli impianti, con una potenza installata di circa 760 MW e una produzione di 3’500 GWh all’anno (circa un decimo della produzione totale di energia idroelettrica).

Per assicurare il proprio approvvigionamento energetico, la Confederazione punta molto sul potenziamento delle piccole centrali. In Svizzera esistono in effetti pochi siti per nuove centrali idroelettriche di grandi dimensioni.

L’obiettivo fissato da Berna prevede di aumentare la produzione delle piccole centrali di 1’000 GWh all’anno entro il 2030.

La rimunerazione per l’immissione di energia a copertura dei costi (RIC) è un programma di promozione delle energie rinnovabili lanciato dalla Confederazione nel 2009.

Esso consente a un produttore di energia pulita di vendere la propria elettricità a un prezzo superiore a quello di mercato, per un periodo compreso tra i 20 e i 25 anni.

La RIC si applica alla forza idrica (fino a 10 MW), all’energia fotovoltaica, all’energia eolica, alla geotermia, alla biomassa e ai rifiuti da biomassa.

Attualmente, la RIC è finanziata dai consumatori di elettricità tramite un prelievo di 0,45 centesimi per kilowattora, per un montante complessivo di 265 milioni di franchi all’anno.

Dal 2013, il governo svizzero potrà aumentare il prelievo a 0,9 ct./kWh (per un totale di circa 500 milioni di franchi).

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