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Un passo in avanti nel solco di Kyoto

Anche in Thailandia gli effetti dei cambiamenti climatici sono già ben visibili. Keystone

La conferenza di Bangkok sui cambiamenti climatici ha permesso di raggiungere un accordo sui prossimi passi da intraprendere in vista di un nuovo accordo. La Svizzera saluta il risultato ottenuto.

Oltre 160 paesi hanno deciso venerdì, al termine dell’incontro di Bangkok, di esaminare le modalità per ridurre le emissioni inquinanti provenienti dal trasporto aereo e marittimo. I partecipanti all’incontro hanno segnatamente adottato un programma di lavoro che dovrebbe permettere di siglare un protocollo post-Kyoto entro la fine del 2009.

Dopo l’esito poco soddisfacente della conferenza di Bali del dicembre scorso, il vertice tailandese – organizzato dalle Nazioni Unite – ha costituito un passo in avanti nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Il piano adottato prevede infatti tre sessioni entro il 2008, dedicate a temi quali: la deforestazione, i fondi per la lotta contro il surriscaldamento globale e l’imposizione di standard ambientali all’industria. Durante l’anno seguente sono previste altre quattro sessioni di lavoro.

Delegazione elvetica soddisfatta

Dal canto suo, la Confederazione ha espresso soddisfazione per i risultati scaturiti dalla conferenza. «Sono stati effettuati progressi e l’agenda è stata rispettata», ha sintetizzato José Romero, responsabile della sezione «Convenzioni di Rio» presso l’Ufficio federale dell’ambiente e membro della delegazione svizzera.

José Romero ha in particolare spiegato che, in occasione dell’incontro, sono state adottate numerose decisioni a carattere informale, per esempio a livello di obiettivi e piani di lavoro. Thomas Kolly, responsabile della delegazione elvetica, ha sottolineato lo spirito positivo dei colloqui e la disponibilità al dialogo da parte degli Stati Uniti (che non sono firmatari del protocollo di Kyoto).

Durante i negoziati, la Svizzera ha fatto riferimento agli obiettivi di riduzione definiti dall’Unione europea, la quale ha deciso di diminuire le proprie emissioni del 20% entro il 2020 e del 50% entro il 2050. Nel corso nel 2008, il governo invierà in consultazione alcune proposte concrete per la definizione della politica climatica nazionale.

Trasporto aereo e marittimo

Dal 31 marzo al 4 aprile 2008, i circa mille rappresentanti dei governi del mondo intero hanno discusso in merito al regime climatico internazionale dopo il 2012. Al termine delle trattative, i delegati presenti hanno approvato una dichiarazione concernente la possibilità di limitare le emissioni di gas a effetto serra causate da battelli e aerei.

L’industria mondiale dei trasporti rappresenta circa il 3% di tali gas, ma i viaggi aerei e marittimi sono esclusi dagli accordi in materia di riduzione d’emissioni sottoscritti dai paesi industrializzati nel quadro del Protocollo di Kyoto.

In particolare, la Norvegia e l’Unione europea hanno caldeggiato l’inserimento del settore dei trasporti negli obiettivi di riduzione; altri paesi – come Singapore e l’Australia – hanno invece sottolineato che l’industria in questione dovrebbe autoregolarsi.

Accoglienza tiepida

Le organizzazioni ecologiste hanno accolto favorevolmente il testo scaturito dalla conferenza, ma ne hanno criticato i contenuti – giudicati troppo vaghi – e il fatto che non sia esplicitamente sancito l’inserimento dei trasporti nei prossimi accordi climatici.

Sono inoltre sorte divergenze in merito alla proposta giapponese di privilegiare un approccio settoriale, che permetterebbe di valutare singolarmente gli obblighi ambientali di ogni settore industriale. Secondo alcuni paesi in via sviluppo, tale soluzione favorirebbe infatti le nazioni più industrializzate, che disporrebbero di condizioni quadro migliori per implementare gli obiettivi di Kyoto.

swissinfo e agenzie

Nel 1997 il protocollo di Kyoto, accettato da più di 170 paesi, pone come obiettivo una riduzione del 5% delle emissioni di CO2 entro il 2012 (rispetto ai valori del 1990, anno comunemente preso come termine di riferimento).

L’obiettivo svizzero nel quadro del protocollo di Kyoto equivale a una riduzione delle emissioni di CO2 del 10% entro il 2010. Il CO2 rappresenta l’80% delle emissioni svizzere di gas a effetto serra.

Dopo aver constatato che le misure volontarie non bastano a ridurre le emissioni, il parlamento elvetico ha dato luce verde al prelievo del cosiddetto centesimo climatico sui carburanti, agli incentivi fiscali per i carburanti biogeni e all’introduzione di una tassa sulle emissioni di CO2 dovute all’uso di combustibili.

L’ammontare della tassa varierà di anno in anno in base ai risultati ottenuti. Nel 2010 potrebbe raggiungere i 36 franchi per tonnellata di CO2 se le emissioni del 2008 non saranno almeno del 13,5% inferiori a quelle del 1990.

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