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Chiudendo le scuole, “a rimetterci sono gli allievi deboli”

una donna in piedi sfoglia un quaderno accanto a una ragazza seduta a una scrivania.
A causa del coronavirus, gli scolari devono fare lezione a casa. Keystone / Peter Klaunzer

La chiusura prolungata delle scuole rischia di allargare il divario di apprendimento in classe. È quanto teme l'esperta di psicologia dell'educazione e di pedagogia Margrit Stamm, che propone misure di sostegno per i bambini provenienti da un ambiente socialmente svantaggiato. Intervista.

Quasi tutti gli allievi della Svizzera hanno fatto probabilmente salti di gioia alla notizia della chiusura delle scuole. Con il passare dei giorni e delle settimane, la felicità si è trasformata in noia e in nostalgia dell’aula, dei compagni e degli insegnanti. “L’insegnamento digitalizzato a distanza ha evidenziato l’importanza fondamentale della classe, delle relazioni sociali per l’apprendimento”, spiega Margrit Stamm, professoressa emerita di pedagogia presso l’Università di Friburgo.

una donna seduta, a mezzo busto, con in mano un microfono,
Margrit Stamm è professoressa emerita di pedagogia presso l’Università di Friburgo ed è direttrice dell’istituto di ricerca Swiss Education con sede ad Aarau, attivo in diversi Paesi nell’ambito della ricerca educativa. Nel marzo 2018 ha ottenuto il premio internazionale Doron per la sua attività pionieristica svolta nell’ambito della psicologia dell’educazione e della pedagogia. © Keystone / Georgios Kefalas

swissinfo.ch: Questa crisi può essere considerata anche un’opportunità per le scuole?

Margrit Stamm: Con la chiusura delle scuole, l’insegnamento digitalizzato a distanza, spesso negletto in passato, ha indubbiamente guadagnato importanza. In precedenza, gli insegnanti si sono dovuti battere per ottenere i crediti per l’acquisto degli strumenti informatici necessari. Ora questa situazione di crisi ci obbliga a promuovere l’apprendimento mediante i nuovi media, senza dimenticare però le tante problematiche e questioni irrisolte legate all’insegnamento a distanza.

Infatti, nell’apprendimento a distanza manca la classe, un elemento centrale nella vita scolastica e per lo sviluppo dei bambini, soprattutto per quelli che frequentano la scuola elementare.

In queste settimane, tutti, soprattutto gli insegnanti, si sono resi conto che la classe è un luogo fondamentale per l’apprendimento, in maniera particolare perché è legato alla sfera emotiva. L’attività didattica a scuola ha sempre a che fare con le relazioni sociali tra allievi e docenti e soprattutto tra compagni.

Se l’insegnamento si svolge solo a distanza, i bambini sentono la mancanza dei loro vicini di banco, dei loro insegnanti e della scuola come istituzione. In questo momento, la famiglia – la più piccola unità sociale – è confrontata con sfide enormi.

La chiusura delle scuole sta quindi diventando una specie di stress-test per le famiglie. I genitori devono giocare a fare i maestri supplenti?

Gli insegnanti hanno una relazione istituzionalizzata con gli scolari, mentre i genitori hanno una relazione affettiva con i figli. La loro funzione è di sostenerli nel loro processo di apprendimento e di crescita. Se la mamma inizia però a vestire i panni della maestra supplente, ciò può compromettere i rapporti familiari e dar vita a dei conflitti.

È un pericolo che corrono soprattutto le famiglie abbienti perché vogliono sfruttare questo periodo di parziale interruzione didattica per recuperare possibili lacune nell’apprendimento dei figli o per avvantaggiarli rispetto ai compagni quando le scuole riapriranno i battenti.

un bambino su un cavallo a dondolo e un uomo seduto a un tavolino che lavora al computer
Con il confinamento dettato dalla pandemia di Covid-19, case e appartamenti si sono trasformati in luoghi di lavoro per molti adulti e di gioco e di lezioni scolastiche per i ragazzi. Keystone / Jean-christophe Bott

A quali sollecitazioni psicologiche sono sottoposte le famiglie?

L’attuale situazione obbliga le famiglie a convivere per buona parte della giornata all’interno delle quattro mura domestiche. Da una parte, i genitori lavorano da casa, alcuni magari hanno perso il lavoro oppure le loro aziende hanno dovuto chiudere.

Prima le giornate seguivano un loro ritmo, dettato dall’orario scolastico, dal lavoro in ufficio, dai compiti scolastici a casa, dalle attività nel doposcuola ecc. Ora, le giornate vanno riorganizzate e per molti genitori è un compito immane che comporta un grande carico psichico.

“I bambini sono come sismografi. Anche se sono più resistenti di quanto crediamo, una chiusura prolungata delle scuole li sottoporrebbe a uno stress enorme.” Margrit Stamm, professoressa emerita di pedagogia

E i figli?

Beh, a loro mancano soprattutto i compagni di classe. La scuola è il luogo in cui si possono incontrare, un luogo d’aggregazione essenziale perché permette loro di uscire di casa, offrendo loro una valvola di sfogo dove scaricare le tensioni e i battibecchi nati in famiglia. I bambini sono come sismografi. Anche se sono più resistenti di quanto crediamo, una chiusura prolungata delle scuole li sottoporrebbe a uno stress enorme.

Oltre allo stress psichico, quali altre conseguenze potrebbe avere una chiusura prolungata delle scuole?

Si corre il rischio di ampliare il divario di apprendimento in classe. Da una parte abbiamo i genitori che dedicano tanto, forse anche troppo tempo ai figli, dall’altra le famiglie con un basso livello di istruzione e impreparate all’attuale situazione. Queste ultime dispongono magari di un collegamento internet troppo lento, non sanno come aiutare i figli oppure non sono interessate ai compiti assegnati loro dagli insegnanti. Questi scolari hanno bisogno di un sostegno diretto. Un aiuto a distanza non è sufficiente.

Varie ricerche scientifiche hanno dimostrato che, se abbandonati a loro stessi, questi allievi dimenticano buona parte di quanto hanno imparato durante le vacanze estive, trascorse magari davanti alla playstation e senza quasi parlare la lingua d’insegnamento. L’interruzione didattica estiva contribuisce ad accentuare il gap di apprendimento. È ciò che potrebbe succedere a causa della chiusura delle scuole. A rimetterci sono gli allievi deboli.

Gli insegnanti non fanno abbanstanza per colmare questo divario?

No, la mia non vuole essere una critica agli insegnanti. In Svizzera, l’equità sociale non è garantita a scuola. La scuola non riesce a attuarla, può solo provare a ridurre le disuguaglianze. Sappiamo che è possibile ridurre questo divario con misure di sostegno e promozione. Per questo motivo, oltre allo sviluppo dell’apprendimento digitale a distanza, dobbiamo concentrarci anche su possibili strategie per impedire che questo gap di apprendimento aumenti.

A che strategie pensa?

Vari studi hanno dimostrato che il successo nell’apprendimento dei bambini che provengono da un ambiente socialmente svantaggiato può essere promosso da mentori. Sono persone al di fuori della famiglia e della scuola che li sostengono e li incoraggiano, lavorando anche sulla loro autostima.

In questo periodo particolare, suppongo che molte scuole abbiano già sviluppato dei programmi con gli insegnanti di pedagogia curativa o altri specialisti per prendersi cura di questi allievi, incontrandoli magri personalmente a scuola. Oppure si potrebbero coinvolgere i liceali, che in questo momento non sono particolarmente sotto pressione, almeno quelli che non devono sostenere gli esami di maturità. Nel cantone di Zugo è già stato avviato un progetto di questo tipo.

Se le scuole dovessero rimanere chiuse fino alle vacanze estive, sarebbe meglio per tutti rifare l’anno scolastico proprio per garantire l’equità sociale in classe?

Nell’ambito delle mie ricerche mi sono occupata spesso di individualizzazione, promozione di talenti ecc. La mia risposta è no, per nessuna ragione al mondo. Infatti, ci sono bambini che godono di un ottimo sostegno da parte della famiglia e fanno enormi progressi anche in queste settimane. E poi ci sono quelli che imparano in fretta, senza fatica. E infine, con il Piano di studioCollegamento esterno 21 vogliamo promuovere l’individualizzazione, l’eterogeneità in classe. Facendo ripetere la classe a tutti, miniamo proprio questo principio fondamentale.

Anno scolastico valido per le scuole dell’obbligo

La Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione ha deciso che l’anno scolastico 2019-2020 è valido, non andrà ripetuto e non sarà prolungato. I contenuti scolastici non saranno recuperati durante le vacanze, mentre nelle pagelle verrà indicato che durante la pandemia COVID-19 l’insegnamento si è svolto a distanza.

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