75 anni di grande danza per Maurice Béjart
Il 1° gennaio il coreografo festeggia i 75 anni. Ha fatto di Losanna una capitale mondiale della danza.
Nel 1987 Maurice Béjart ha scelto Losanna come suo porto d’attracco. Dopo essere stato per 27 anni a Bruxelles. La sua compagnia, nata come “Danza del XX secolo”, è diventata la “Béjart Ballet Lausanne”. Dal 1992 si è aggiunta inoltre la scuola-atélier Rudra.
“L’arrivo di Béjart a Losanna è l’espressione di una volontà politica del Municipio che voleva offrire un nuovo impulso alla cultura della capitale vodese”, ricorda René Zahnd, autore di un libro sul coreografo. “Aveva fatto il suo tempo nella capitale belga e non voleva più stare in una grande città europea”.
Sono quindi quattordici anni che la compagnia ha eletto la Rue du Presbytère a proprio domicilio, dentro una baracca azzurra che sovrasta del Palazzo di Beaulieu. Oggi Bejart è cittadino onorario della città di Losanna.
Infanzia a Marsiglia
L’infanzia dell’artista è nei vicoli di Marsiglia. Il padre, un operaio poi diventato filosofo, la mamma, morta quando Maurice aveva solo sette anni. Nella sua ultima coreografia “Le même et un autre”., Béjart, in scena, grida ancora: “Mamma, mamma…!”
Gli anni Quaranta sono il periodo di formazione di Maurice Béjart. Presso Léo Staats e le dive del tempo Egorova e Rousanne. La sua esperienza nel passo classico matura poi a Londra, in seno all’International Ballet. Nel 1949, in Svezia, si impregna di espressionismo, con il Ballet Cullberg.
Ma è nel 1995 che il signor Béjard esce dal seminato con la sua creazione “Symphonie pour un homme seul”. Una coreografia riproposta a Losanna per il Natale scorso del 2001.
È quasi commuovente vedere a che punto il pubblico anima il suo lavoro. Se all’inizio della carriera era ancora un elemento disturbatore e sorprendente, adesso intorno a lui c’è un coro di applausi unanime.
La musica di Stravinski
Béjart ha lasciato la sua firma tra le coreografie d’antologia. “Le Sacre du printemps” (1959) o “L’uccello di fuoco” (1970) di Igor Stravinski o, ancora, il “Bolero” di Ravel (1961).
E recentemente, l’uomo ha coreografato con estrema tenerezza le canzoni di coloro che lui chiama sorella e fratello: Barbara e Brel. La grande signora al pianoforte nero, legata al coreografo da quarant’anni d’amicizia.
A 75 anni, Bejart a confidato in pubblico di essere stanco. Lui, lo stacanovista della creazione, con un bagaglio di oltre 250 produzioni, il coreografo alla ricerca dell’essenza delle cose.
Dimensione spirituale
In questi ultimi anni, le creazioni di Béjart denotano manifestamente una dimensione spirituale. Si sa di un avvicinamento all’islam, che si è occupato di psicoanalisi, seguendo la scuola dello svizzero Carl-Gustav Jung.
Fiero delle sue origini africane (la mamma del nonno paterno era senegalese), Béjart ha fatto il giro del mondo, liberando la danza dalle sue costrizioni. Ripetendo forte che non vedeva e non voleva alcuna scissione dell’arte.
Resta forse da ricordare con un sorriso che il primo maestro del coreografo cosmopolita è Molière. Per tenere acceso questo legame ideale verso il commediografo francese, resta il nome scelto da quello che si chiamava Maurice Berger: Béjart, come la moglie di Molière, Madeleine Béjart.
Emmanuel Manzi
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