“Abrir puertas y ventanas” si aggiudica il Pardo d’oro
Un po' svizzero, un po' argentino: la giuria della 64esima edizione del Festival del film Locarno ha premiato il film di Milagros Mumenthaler. Il sipario sulla notte dei Pardi è tuttavia calato tra qualche polemica su "Vol Spécial". Resta il tempo dei bilanci.
Perplessità sul pesante giudizio della giuria scagliato come un fulmine sul film Vol Spécial di Fernand Melgar, a cui va in ogni caso il Premio ecumenico. Al critico de La Regione Ticino Ugo Brusaporco che voleva sapere come mai un film politico non avesse ricevuto neppure una menzione, il presidente Paulo Branco ha risposto: «Al di là dei contenuti, ogni opera cinematografica è un atto politico in sé». Servendosi del «pretesto di una situazione inammissibile esistene in Svizzera, Melgar ha realizzato un film che si fa complice di un fascismo dilagante». Lapidario. E soprattutto sconvolgente per gli addetti ai lavori.
Se è vero che l’attribuzione del Pardo d’oro alla coproduzione svizzero/argentina “Abrir puertas y ventanas” della giovane Milagros Mumenthaler ha colto un po’ tutti di sorpresa, le reazioni complessive su questa edizione sono state positive: buone per il concorso e molto buone per Piazza Grande. Era da anni, assicurano in molti, che a Locarno mancava un simile successo. Premiato con il Prix du public il film canadese Bachir Lazhar.
Una selezione, quella targata 2011, apprezzata anche dal giornalista italiano e critico del Corriere della Sera, Maurizio Porro. «Non c’è stato un film che si è imposto sugli altri, a parte Le Havre di Aki Kaurismäki in Piazza, reduce da Cannes. Ma è ovvio – dice a swissinfo.ch Maurizio Porro – che Locarno deve credere sui parenti nuovi e cercare di intravvedere che cosa succederà in futuro. Ottima la retrospettiva su Vincente Minelli, che mette in luce il meraviglioso passato del cinema».
Scelte coraggiose, che fanno riflettere
«Un’edizione generosa di coups de coeur , di emozioni mai gratuite e di adesioni immediate a un film, ad un gruppo di attrici, a un attore, oppure a volte anche a una sola immagine di pura poesia del cinema». È il commento di Francesca Luvini, giornalista RSI che con spiccata sensibilità ha seguito buona parte del Concorso internazionale: «Un concorso riuscito e coraggioso, soprattutto – aggiunge Luvini – per le scelte di opere che scuotono le nostre coscienze, che ci chiedono di non chiudere gli occhi davanti alla disperazione di uomini e donne, di coinvolgerci con testa e cuore nelle loro storie di dolore perché – questo sì – la competizione di quest’anno ha un po’ dimenticato la commedia».
Che cosa le resta, dunque, di questa edizione? «Ci resta soprattutto il pianto strozzato in gola dopo il documentario svizzero Vol spécial di Fernand Melgar che , con la sua dolorosa testimonianza dal centro di detenzione amministrativa per clandestini in attesa di rimpatrio, ci mette davanti alle nostre responsabilità. Oppure ci resta la poesia di un disegno, l’ironia di un morto che parla e che si chiama Crulic: elementi che combina sapientemente la rumena Anca Daminan nel suo sorprendente film d’animazione, sul tragico destino di chi è morto a 33 anni in carcere, per un furto non commesso, per uno sciopero della fame».
Un giudizio complessivamente buono
Antonio Mariotti – giornalista del Corriere del Ticino, critico cinematografico e membro di numerose commissioni sul cinema – ha seguito integralmente il Concorso internazionale. «Come sempre il livello è molto ineguale. Ci sono film interessanti, intensi, emozionanti e altri, soprattutto fra le opere prime, che lasciano un po’ perplessi. Un fatto del tutto normale. È impensabile immaginare che un concorso come quello di Locarno sia composto di venti capolavori. Lo stesso vale per Venezia e Cannes. Globalmente – sottolinea Mariotti – il giudizio è buono».
Due gli elementi di grande interesse. «Il primo riguarda la presenza di due film americani ( Another Earth di Mike Cahill e Terri di Azazel Javobs) che venivano dal Festival di Sundance. Due film che dimostrano come il cinema americano indipendente sia capace di raccontare belle storie, con bravi attori, sceneggiature e punti di vista originali. Un segnale confortante. Perché se il cinema americano riesce ancora ad innovarsi – precisa Mariotti – tra qualche anno queste onde arriveranno magari anche nel resto del mondo».
Dentro le opere in concorso
Il secondo aspetto riguarda il tema al centro dei lungometraggi. «C’è un fil rouge – evidenzia Mariotti – che attraversa almeno sei o sette film del concorso – e due in Piazza Grande – dove la situazione di base è un mondo diviso a metà: tra una realtà come quella occidentale – dove la gente è più o meno ricca, più o meno benestante – che si chiude e chiude le proprie frontiere a chi cerca di scappare da situazioni drammaticamente violente, economicamente e socialmente disastrate».
Per quanto riguarda i film svizzeri in concorso, Mariotti ha particolarmente apprezzato Vol spécial di Fernand Melgar. «Unico documentario in concorso, che pone al centro il tema appena menzionato, è molto emozionante, ma essendo l’unico è difficile giudicarlo. Abrir puertas y ventanas di Milagros Mumenthaler è un’opera prima interessante, forse un po’ convenzionale, ma con tre personaggi femminili originali. La regista è ancora un po’ acerba, ma lascia ben sperare. Deludente, invece, Mangrove di Frédéric Choffat e Julie Gilbert. Una storia volutamente misteriosa, ma contorta, in un contesto esotico che non aggiunge assolutamente niente al film».
Il suo preferito? «Low Life, di Nicolas Klotz e Elisabeth Perceval. Il film francese illustra molto bene il tema dei due mondi attraverso la storia d’amore tra un poeta afghano rifugiato e una giovane squatter francese. Sviluppa la vicenda in maniera poetica, a tratti addirittura epica, smorzando quella dimensione troppo realistica a cui ci hanno abituato tanti film. Un film forte, in cui l’onnipresenza della polizia che osserva e controlla tutto e tutti attraverso videocamere, è resa bene. Come è resa bene la situazione di assedio emotivo, amoroso, sociale e politico. Low life mi ha colpito per il contrasto tra il contenuto e la forma».
Alla viglia dell’assegnazione del Pardo d’oro chiediamo a Antonio Martiotti una previsione: «È difficile prevedere il verdetto della giuria. Le scelte sono sempre due: o la giuria è d’accordo su un film o su una serie di film e vincono davvero i migliori, oppure la giuria non si mette d’accordo e scende a compromessi, e in quel caso vince magari un film che nessuno aveva previsto».
Pardo d’oro per il miglior film “Abrir puertas y ventanas”, di Milagros Mumenthaler, Argentina/Svizzera.
Pardo d’oro speciale della Giuria a Shinji Aoyama, per il film “Tokyo Koen” e la splendida carriera.
Premio speciale della giuria all’israeliano “Hashoter”, di Nadav Lapid.
Pardo per la migliore regia a Adrian Sitaru per il film “Din Dragoste Cu Cele Mai Bune Intentii”, Romania/Ungheria
Pardo per la miglior interpretazione femminile a Maria Canale, per i film “Abrir puertas y ventanas”.
Pardo per la miglior interpretazione maschile a Bogdan Dumitrache per il film “Din Dragoste Cu Cele Mai Bune Intentii”.
Menzione speciale della Giuria a “Un amour de jeunesse” di Mia Hansen- Løve, Francia/Germania.
Pardo d’oro – Premio George Foundation a “L’estate di Giacomo”, di Alessandro Comodin, Italia/Francia/Belgio
Premio speciale della giuria CINÉ + a “El estudiante”, di Santiago Mitre, Argentina
Menzione speciale della giuria a “È na terra não è na lua” di Gonçalo Tocha, Portogallo
Pardo per la migliore opera prima a “Nana”, di Valérie Massadian, Francia
La 64esima edizione del Festival del film Locarno si è tenuta dal 3 al 13 agosto.
260 le pellicole proiettate – circa 200 lungometraggi ed una sessantina di corti – fra cui 40 prime mondiali.
20 i film proposti per Piazza Grande, a partire da “Super 8” di J.J. Abrams fino a “Et si on vivait tous ensemble?” di Stéphane Robelin, recente premio alla regia a Cannes.
32 le opere svizzere, tre nella sezione Concorso internazionale.
20 i film del Concorso internazionale, di cui 14 in prima mondiale e 3 opere prime.
3 i Pardi alla carriera: Claudia Cardinale, Claude Goretta e Bruno Ganz.
3 i premi speciali: Pardo d’onore ad Abel Ferrara; Premio Raimondo Rezzonico a Mike Medavoy; Excellence Award a Isabelle Huppert.
20 il numero minimo di stelle del cinema presenti alla 64a edizione del Festival del Film Locarno
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