Ad ogni cantone le sue lingue
Il plurilinguismo è certo un pregio della Svizzera. Ma come ogni medaglia ha il suo rovescio e la scelta delle lingue da insegnare a scuola è spesso difficile.
Presto alcuni cantoni si esprimeranno sull’introduzione di più lingue nella scuola elementare. Un voto che rischia di aprire una nuova crepa tra latini e svizzero-tedeschi.
Il 2006 sarà un anno decisivo per l’insegnamento delle lingue straniere e nazionali in Svizzera.
La strada indicata un paio di anni fa dai responsabili cantonali della pubblica educazione – i quali avevano definito il principio dell’età d’insegnamento – potrebbe non essere seguita da tutti.
Ad andare «contro-corrente», alcuni cantoni svizzero-tedeschi, più interessati a soddisfare le proprie necessità regionali che a partecipare allo sforzo collettivo per armonizzare l’educazione di base in Svizzera, al momento frammentata in 26 sistemi scolastici, uno per ogni cantone.
Compromesso 3+5
Nel marzo 2004, i membri della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) si erano accordati, dopo un lungo dibattito, sul «compromesso 3+5».
Secondo questo modello, ogni scolaro della Confederazione dovrebbe studiare, al più tardi dal 2012, due lingue (una nazionale e l’inglese) già durante la scuola elementare: una a partire dal terzo anno ed una seconda a partire dal quinto. Ai singoli cantoni invece la scelta della lingua prioritaria.
«L’insegnamento obbligatorio di una seconda lingua nazionale fin dalla scuola elementare è primordiale per un paese plurilingue come il nostro», aveva affermato all’epoca Hans Ulrich Stöckling, presidente della CDPE, aggiungendo che l’insegnamento precoce permetterà ai giovani svizzeri di essere più competitivi sul mercato del lavoro rispetto agli europei.
Programmi scolastici troppo carichi
Sotto la pressione di una parte del corpo insegnante, alcuni cantoni svizzero-tedeschi (Zurigo in primis) si sono però già dissociati dal modello della CDPE, o rischiano di farlo.
I cittadini del canton Sciaffusa, Turgovia e Zugo saranno ad esempio presto chiamati alle urne per esprimersi su iniziative intitolate «Per una sola lingua straniera alla scuola elementare»: nel caso fossero accettate, il francese (oggi insegnato a partire dalla quinta elementare) slitterebbe al settimo anno, ovvero alla scuola media.
A suscitare la preoccupazione degli insegnanti, l’eccessivo carico scolastico che rappresenterebbe l’insegnamento di due lingue supplementari per una vasta fetta di studenti. Un timore che ci può anche stare, considerando che per molti giovani allievi – i quali si esprimono in «Schwitzerdütsch» (dialetto svizzero-tedesco) – la lingua di Goethe rappresenta, paradossalmente, già di per sé una lingua «straniera».
All’insegnamento del tedesco si affiancherebbe poi quello dell’inglese, giudicato una lingua economicamente e professionalmente più utile del francese.
Coesione nazionale in pericolo
Il calo di popolarità del francese rischia di avere grosse ripercussioni, che vanno al di là del discorso sulla capacità di apprendimento dei giovani alunni. Ne è convinta la presidentessa della Conferenza dei direttori latini dell’educazione pubblica: «È in gioco la coesione nazionale», afferma senza mezzi termini Anne-Catherine Lyon.
Gli attacchi rivolti alla seconda lingua del Paese – prosegue Lyon – sono una minaccia per il plurilinguismo e per la solidarietà tra le regioni linguistiche, due pilastri della Confederazione.
«Se le iniziative nella Svizzera tedesca dovessero essere accettate, Berna dovrà intervenire».
I casi particolari: Ticino e Grigioni
Un discorso a parte meritano invece il Ticino e i Grigioni. «Lasciamo a questi cantoni un certo margine di manovra, data la loro particolare situazione linguistica», indica a swissinfo la portavoce della CDPE Gabriela Fuchs.
Nel cantone italofono a sud delle Alpi vengono insegnate ben tre lingue al di fuori di quella materna, secondo uno schema di tipo successivo: dapprima il francese (dalla terza elementare), poi il tedesco (seconda media) e, a partire dalla terza media, l’inglese.
Il parlamento grigionese è invece intenzionato a portare due lingue nel ciclo elementare e sta vagliando due varianti per l’introduzione dell’inglese: o già dalla prima o seconda classe, oppure soltanto in quinta.
Progetto HarmoS
Nonostante le opposizioni che giungono dalla Svizzera centrale e orientale, la CDPE prosegue nei suoi sforzi per armonizzare i programmi scolastici cantonali.
Il prossimo passo si chiama progetto «HarmoS», un concordato intercantonale che fisserà le competenze che gli allievi dovranno possedere ad ogni momento della loro scolarità.
«I cantoni che intendono sottoscriverlo dovranno includere, nel loro programma scolastico, l’insegnamento di almeno una lingua nazionale supplementare e dell’inglese alla scuola elementare», spiega Gabriela Fuchs.
Se la pressione esercitata da questo concordato non basterà a mettere tutti i cantoni d’accordo sul futuro dell’insegnamento delle lingue – prosegue la portavoce della CDPE – la Confederazione non dovrà astenersi dall’intervenire.
swissinfo, Luigi Jorio
Durante l’ultima sessione del 2005, il Parlamento è riuscito (dopo 8 anni) a mettere a punto un nuovo articolo costituzionale, che permette alla Confederazione di intervenire per armonizzare i 26 sistemi educativi cantonali.
Lo Stato interverrebbe solo se l’armonizzazione non fosse raggiunta in materia di età scolastica, durata del ciclo obbligatorio, obiettivi dei livelli d’insegnamento, passaggio da un livello all’altro e riconoscimento dei diplomi.
La consultazione popolare è prevista per il marzo del 2006.
In Svizzera, il tedesco è parlato dal 63,7% della popolazione.
Il francese dal 20,4%.
L’italiano dal 6,5%.
Lo 0,5% parla invece il romancio.
Le scuole elementari sono oltre 4’500 e sono frequentate da 474’000 allievi.
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