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Antonio Russo: il cinico destino di chi lavora nell’ombra

Lontano dalle telecamere, il popolo ceceno continua a subire i soprusi di uomini in uniforme e ribelli Keystone

Indagare sui crimini commessi in Cecenia è un mestiere pericoloso. Lo conferma il collaboratore del "Corriere del Ticino" Stefano Grazioli, il quale ci racconta la triste vicenda del reporter italiano Antonio Russo.

Russo, inviato di Radio Radicale, risiedeva nella regione balcanica per documentare la guerra in Cecenia. Un giorno di sei anni fa, il suo corpo senza vita fu ritrovato ai bordi di una strada di campagna.

Il 7 ottobre scorso è stata la volta della giornalista russa Anna Politkovskaia. Le quattro pallottole ritrovatele in corpo hanno messo definitivamente a tacere una delle voci più critiche sul conflitto in Cecenia.

Il suo nome si è aggiunto alla lunga lista dei reporter uccisi per aver denunciato gli abusi perpetrati – sistematicamente e quotidianamente – in Cecenia. Antonio Russo è uno di loro.

Chiediamo a Stefano Grazioli, collaboratore del quotidiano di lingua italiana “Corriere del Ticino” ed esperto della questione cecena, di raccontarci la storia del giornalista italiano.

swissinfo: Chi era Antonio Russo e di cosa si occupava?

Stefano Grazioli: Antonio Russo era un inviato di Radio Radicale. È stato ucciso il 16 ottobre del 2000 nei pressi di Tiblisi, in Georgia, dove si trovava per raccogliere documenti sulle atrocità commesse dai russi nella guerra russo-cecena.

L’omicidio non é mai stato chiarito. Antonio é stato trovato sulla strada con la cassa toracica fracassata. Dal suo appartamento sparirono telefono e computer portatile. Antonio aveva indagato sui metodi brutali dell’esercito russo ed é possibile pensare che il suo assassinio abbia avuto a che fare con le sue ricerche.

swissinfo: Che cosa hanno messo in luce le sue indagini in Cecenia?

S. G.: A Radio Radicale sono sicuri. Nel suo ultimo intervento pubblico – hanno detto – Antonio Russo aveva parlato del possibile uso di proiettili all’uranio impoverito in Cecenia, in una conferenza sull’impatto ambientale della guerra in Cecenia che la Federazione Russa aveva fortemente contrastato.

Soprattutto in quella sede, Antonio aveva esplicitamente fatto riferimento alla motivazione che l’aveva spinto in Georgia: raccogliere documenti e prove sui crimini commessi dalla Federazione Russa. I documenti sono stati trafugati dalla casa georgiana di Antonio, proprio nella notte del suo omicidio.

Bisogna sempre tenere presente che la Cecenia, sotto Eltsin e sotto Putin, é sempre stata un crocevia di soldati federali, terroristi, ribelli indipendentisti, spie, trafficanti di ogni genere. Pestare i piedi a qualcuno era cosa facile.

Omicidi o rapimenti (di giornalisti, rappresentanti di organizzazioni umanitarie, civili) sono costantemente stati all’ordine del giorno, dopo la prima guerra, durante la presidenza Maskhadov e durante e dopo la seconda guerra.

L’orrore della Cecenia é stato raccontato in lungo e in largo non solo da Russo o Politkovskaia, ma loro hanno fatto una brutta fine. Che il Cremlino, nella persona di Eltsin o Putin, si possa “occupare” direttamente di giornalisti é abbastanza improbabile. I giochi sono complicati nel Caucaso.

swissinfo: Quale è stata la reazione della comunità internazionale al suo assassinio?

S. G.: Pari a zero. Russo era un freelance, nemmeno iscritto all’ordine dei giornalisti. Radio Radicale non era e non é la BBC, per cui il riscontro mediatico era stato, a livello internazionale, molto relativo.

Di giornalisti, lo si è visto recentemente, ne vengono ammazzati parecchi (non solo in Russia e dintorni, comunque). Quello della Politkovskaia ha fatto molto rumore, quello del collega dell’Itar tass il 16 ottobre no.

Per Russo é stata la stessa cosa. Era uno sconosciuto a livello internazionale e tutti se ne sono infischiati. Destino cinico per coloro che fanno il loro lavoro all’ombra dei riflettori.

swissinfo, intervista di Luigi Jorio

La Cecenia è una repubblica autonoma della Federazione russa. La popolazione (poco più di un milione di persone nel 2002) è principalmente di religione mussulmana sunnita.

Il presidente Džokhar Dudayev ha dichiarato l’indipendenza della Cecenia il 2 novembre 1991 (indipendenza riconosciuta soltanto da Georgia, Bosnia e dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord).

Con diversi pretesti – impedire la secessione, difendere gli interessi petroliferi e lottare contro il terrorismo – l’esercito russo ha occupato la Cecenia dando luogo a due guerre: 1994-1996 e 1999-2000 (ma il conflitto dura ancora oggi).

Secondo le stime, dal 1999 sono morti 80mila civili, 25mila soldati russi e un numero imprecisato di guerriglieri ceceni (tra questi il leader indipendentista Aslan Maskhadov e il capo ribelle Shamil Basaev).

La repubblica è attualmente diretta dal presidente filorusso Alu Alkhanov e dal primo ministro Ramzan Kadyrov. Quest’ultimo è stato più volte accusato di crimini di guerra.

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