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Arno Camenisch: “L’arte nasce dalla coerenza”

Arno Camenisch
"Se ci si orienta alle aspettative degli altri è finita" Thomas Kern/swissinfo.ch

Da dieci anni racconta affascinanti storie su un mondo in via di sparizione, animandole dei personaggi sempre nuovi di una comédie humaine grigionese. Ma di come nascano i suoi libri, Arno Camenisch non vuole parlare.

“Alla mattina tennis, la sera palcoscenico, è una giornata perfetta.” Sediamo in un caffè dietro il campo da tennis presso il lago di Bienne, lui ha appena giocato per un’ora. È andata bene, questa mattina. Nel tennis è bello guadagnare dei punti, dice. La competizione gli piace. E se manca una pallina, non c’è dubbio che spedirà la prossima al posto giusto.

La critica letteraria Anne-Sophie Scholl incontra nella serie “Mondi letterari svizzeri” le più importanti autrici e i più importanti autori del presente. Primo ritratto: Arno Camenisch, anno di nascita 1978.

Arno Camenisch è nel suo elemento, fa sfoggio del suo fascino giovanile e scaltro, accompagnato da una melodica cantilena grigionese. La voce è sonora, ruvida, a tratti morbida e delicata, sempre in bilico, come le sue storie. Il suo debutto risale al 2009, quando pubblica “Sez Ner”, racconto sulla vita in un alpeggio, scritto in tedesco e romancio, una serie di brevi scene, grezze e piene di poesia.  

Già all’inizio del racconto il casaro, capo dell’alpeggio, si incaglia con il parapendio nei rami di un abete e il pastore dei maiali butta le forme di formaggio che si stanno gonfiando nella fossa del colaticcio.

“Se ci si orienta alle aspettative degli altri è finita”

Anche i libri seguenti sono ambientati nella sua piccola patria, la Surselva grigionese. “Dietro la stazione” (titolo originale: Hinter dem Bahnhof) parla dell’infanzia, “Ultima sera” (Ustrinkata) delle ultime ore dell’osteria del villaggio, prima che chiuda definitivamente. La trilogia grigionese si è ampliata, trasformandosi in una cronaca grigionese, a cui l’autore continua ad aggiungere nuove storie e figure. È appena uscita la sua ultima opera, “Goldene Jahre” (Anni d’oro). È il suo ottavo libro ambientato nella sua valle d’origine.

Costruire il proprio mondo

“Semplicemente continuo, passo dopo passo, sempre avanti, proprio come mi va”, dice Arno Camenisch, che ora si fa serio e riflessivo. Dopo anni trascorsi a Coira, Madrid e in viaggio, lo scrittore vive da tredici anni a Bienne, da quando ha studiato all’Istituto svizzero di letteratura ed è nata sua figlia. Nella Surselva ha trovato il baricentro del suo cosmo letterario: “Lì c’è il mio cuore.”

Il 42enne scrittore ha creato una cifra stilistica inconfondibile, soggetta a lievi variazioni da un libro all’altro, e questo è quanto gli rinfacciano alcuni critici. Ma Camenisch è impermeabile agli appelli a rinnovarsi. Ride. “Se ci si orienta alle aspettative degli altri è finita”, dice. “L’arte nasce dalla coerenza.”

I suoi riferimenti sono artisti come Pina Bausch, Roman Signer e Alberto Giacometti, che sono rimasti fedeli a sé stessi. “Avevano delle visioni, hanno creato mondi.” Giacometti lo affascina in modo particolare, gli occhi delle sue figure, la densità, la massima concentrazione e il legame profondo con la sua valle d’origine, la Bregaglia.

Racconta di quando Giacometti si recò da Parigi a Zurigo, per discutere di una mostra, e tirò fuori da una tasca una scatola per i fiammiferi che conteneva le sue ultime opere, con grande disappunto dei curatori.

Arno Camenisch
“Alla mattina tennis, la sera palcoscenico, è una giornata perfetta.” Thomas Kern/swissinfo.ch

Camenisch pone l’asticella molto in alto: anche lui vuole seguire la sua strada, con ogni libro la vuole rendere più ampia. “Ogni volta mi chiedo come sviluppare la mia scrittura.” Ogni libro ha un altro colore, un’altra energia, un altro baricentro. Nel marzo 2019 è caduto sciando, si è rotto due vertebre, avrebbe potuto morire. Da allora gioca a tennis, per rafforzare la schiena. E da allora si sente confermato nelle su scelte: “Racconto quel che ho da raccontare.”

L’uomo al centro

Forse è a causa dell’incidente se “Goldene Jahre” è così vitale. Forse è a causa della morte di suo padre se il libro “Herr Anselm” (Il signor Anselm) ha un colorito così malinconico.

Camenisch non vuole però parlare di come nascono i suoi libri. “È una cosa intima”, dice. Tutti i suoi libri hanno a che fare con lui, ma quel che vuole condividere con il pubblico si trova nel testo. “Al centro c’è sempre l’uomo con le sue gioie, paure, l’amore, i dubbi.”

All’apparenza non accade quasi niente. In “Der letzte Schnee” (L’ultima neve), i protagonisti Paul e Georg attendono presso lo skilift gli sciatori che non arrivano; in “Herr Anselm” il bidello della scuola coltiva la tomba della moglie; in “Goldene Jahre” Rosa-Maria e Margrit fanno ordine nel chiosco del distributore di benzina, quando ormai da tempo la circonvallazione ha allontanato i clienti dal villaggio.

L’autore contrappone l’immortalità delle storie a un mondo che scompare. Dà voce alle sue figure, modellandole quasi esclusivamente con le loro memorie. Nei suoi reading prendono vita, splendendo di magia.

Prima dell’inizio della vera e propria tournée per la promozione del libro, l’autore prova il nuovo spettacolo su un palco estivo improvvisato a bordo dell’Aare. Di nuovo la sua voce sonora, rauca, che a tratti diventa morbida, la cantilena grigionese colora il suo tedesco: Camenisch è un animale da palcoscenico, in un attimo conquista il pubblico.

“Il palcoscenico è un flash, conta la velocità, occorre fare un botto. Nel testo scritto si lavora sulle finezze” 

Con l’usuale lessico venato di dialetto, Rosa-Maria e Margrit intrecciano i loro ricordi, a tratti emergono le melodie della chitarra di Roman Nowka, in cui felicità e malinconia si mantengono in equilibrio. La spedizione sulla Luna, il Tour de Suisse, la vincita alla lotteria e l’amore, sempre di nuovo: sprazzi di vita, anche se l’amore se ne va, dopo otto settimane al più tardi, come hanno appreso le due protagoniste dalle riviste che vendono nel chiosco.

Finezze nel testo

“La lingua è un atteggiamento”, dice Arno Camenisch. Da bambino era calmo, quasi timido. Un giovane che passava ogni minuto libero sugli sci o giocando a calcio e che nei mesi estivi guadagnava con il duro lavoro dell’alpeggio i soldi per una bicicletta.

Solo verso i 17 anni ha scoperto il piacere per la lingua. Con degli amici improvvisava quartine in romancio a ritmo di rap. Lanciò lo spoken word in Surselva prima ancora che la terza ondata dialettale insufflasse nuova vita alla letteratura svizzero-tedesca. “Bern ist überall” (Berna è ovunque) si chiama il gruppo informale che dopo il 2000, muovendo i primi passi a Berna, ha portato la letteratura sui palcoscenici. Camenisch ne ha fatto parte per sette anni.

Ogni giorno si ritrovano presso lo skilift: Paul e Georg sono pronti, ma la “polvere bianca” non si fa vedere e senza neve non arrivano neppure i turisti. Ma i due sono imperturbabili. Anche lo skilift, un tempo palestra d’ardimento dei giovani talenti del luogo, continua a funzionare, simbolo del girare a vuoto, ma anche dello scorrere del tempo. Per rendere meno pesante l’attesa, uno dei due inanella gli aneddoti, mentre l’altro, stoico, annota gli avvenimenti nel giornale di bordo. Due figure che fanno pensare in qualche modo ad “Aspettando Godot” di Samuel Becket.

Il disorientamento esistenziale e la consolazione, la scomparsa e la risurrezione nella lingua – con uno sguardo filosofico che scava a fondo nell’animo umano, nel sesto libro della sua saga sursilvana Arno Camenisch tesse con particolare maestria i temi ricorrenti che compongono la sua letteratura. “Ultima neve” è il romanzo di maggior successo di Camenisch. In italiano è stato pubblicato nel 2019 da Keller.

Per lui i libri sono però altrettanto importanti della performance: “Il palcoscenico è un flash, conta la velocità, occorre fare un botto. Nel testo scritto si lavora sulle finezze”. Con Urs Engeler, il suo lettore ed editore della prima ora lavora con cura ai dettagli, in modo che la dinamica del testo regga. Urs Engeler ama leggere all’autore i suoi testi durante il lavoro di revisione, per scoprirne le svolte e i salti inaspettati. Arno Camenisch scrive in modo fresco e chiaro, dice: Quel che mi piace particolarmente è il suono e l’andamento della sua lingua, storto e dritto a un tempo.”

Arno Camenisch
Le sue figure sono caparbie, ma sempre degne d’amore, radicate nella loro piccola patria, ma universali. Thomas Kern/swissinfo.ch

Anche le sue figure sono contorte e diritte, un mondo colmo di personaggi bizzarri, strampalati, per metà tragici, per metà comici, testardi ma sempre degni d’amore, radicati nella piccola patria eppure universali: libro dopo libro, Arno Camenisch descrive in loro compagnia gli echi del grande mondo nella vita delle persone comuni. Nella sua comédie humaine sursilvana, il passato rivive nel più bello dei modi.

Vari libri dello scrittore grigionese sono disponibili anche in traduzione italiana. Il suo debutto, “Sez Ner”, è uscito per i tipi di Casagrande a Bellinzona nel 2009. Altre opere sono state stampate dall’editore Keller di Rovereto, tutte nella traduzione di Roberta Gado (che aveva trasposto in italiano anche “Sez Ner”): “Dietro la stazione” (2013), “Ultima sera” (2013), La cura (2017), “Ultima neve” (2019).

Traduzione dal tedesco: Andrea Tognina

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