Art: un esame di università per i migliori galleristi
Per partecipare alla fiera d'arte di Basilea, i galleristi devono superare la concorrenza. In gioco: affari e prestigio in un mercato mondiale senza crisi.
Picasso, Klee, Mirò, Giacometti, Wahrol, Bacon e decine di altri grandi maestri del XXesimo secolo: l’Art di Basilea ha accolto anche quest’anno la più grande mostra d’arte moderna e contemporanea del mondo.
Un’occasione per tutti gli appassionati di ammirare, almeno per qualche minuto, centinaia di capolavori che finiranno nelle mani di collezionisti, commercianti e musei. Un’opportunità, inoltre, per molti giovani talenti di farsi notare presso un pubblico di circa 50 mila persone che sfilano nelle immense sale della fiera.
Ma anche una consacrazione per i galleristi “eletti”, presenti a Basilea. La selezione per poter esporre all’Art è sempre dura e la concorrenza estremamente forte. Anche per questa edizione sono state quasi un migliaio le gallerie escluse dal ristretto comitato della fiera, una vera e propria giuria di galleristi.
Soltanto poco più di 260 gallerie sono state ammesse anche questa volta, per privilegiare la qualità e non la quantità. Un lusso che l’Art può permettersi, nonostante le critiche, dal momento che il successo è assicurato ogni anno.
Pagelle per la riammissione dei galleristi
Praticamente il 100% dei galleristi che espongono all’Art si annunciano per l’anno seguente, fanno notare con fierezza i responsabili della mostra. Quasi tutti vengono riammessi: vi figurano infatti i più rinomati galleristi di Europa, America, Asia e Australia.
E, soprattutto, le gallerie cercano ogni anno di proporre il meglio della loro offerta, per non essere cancellate dall’edizione seguente. “Siamo sottoposti ogni volta ad una specie di esame da parte dei membri della giuria, che fanno il giro tra gli espositori e, con sguardo serio, ci attribuiscono delle pagelle” spiega Lucia Trisorio, responsabile dell’omonima galleria di Napoli e presente da oltre 20 anni a Basilea.
“Per i galleristi, venire all’Art è come affrontare un difficile esame di università” ribadisce Massimo di Carlo, titolare della Galleria dello scudo di Verona e presidente dell’Associazione italiana dei galleristi d’arte moderna e contemporanea. “Ci presentiamo quindi con il miglior guardaroba possibile, per non mancare, l’anno seguente, questa eccezionale occasione d’incontro tra galleristi, direttori di musei, critici e artisti”.
Affari e prestigio
Scopo dei galleristi, in questo enorme supermercato dell’arte, è chiaramente di vendere una buona parte dei loro tesori, per coprire costi non indifferenti. Il prezzo di un metro quadrato durante i 6 giorni dell’Art è uno dei più alti al mondo: 30’000 franchi per poco più di 50 m2 di spazio espositivo.
Ma, oltre agli affari, la mostra è anche una questione di prestigio, una possibilità di far conoscere il proprio nome, una sorta di investimento a livello di immagine per il resto dell’anno. “Veniamo regolarmente da ormai 30 anni” ricorda Gianfranco Benedetti della Galleria Stein di Milano “poiché è una fiera che funziona, sia dal profilo delle vendite che della promozione degli artisti: in meno di una settimana vi è una tale concentrazione di pubblico che una galleria non riesce ad attirare durante tutto l’anno”.
La maggior parte dei 15 galleristi italiani presenti a Basilea propongono prioritariamente opere di artisti della Penisola, che riscuotono un interesse sempre più grande anche all’Art. “Molti artisti, soprattutto quelli più giovani, ci contattano regolarmente durante questi giorni, vogliono sapere se le loro opere sono apprezzate e ricercate” confida Lucia Trisorio.
L’arte come bene rifiugio
Anche le più grandi crisi internazionali non sembrano scalfire il mercato dell’arte: né la recessione americana dell’anno scorso, né gli attentati dell’11 settembre hanno perturbato gli affari. “Da diversi mesi, e lo si nota anche qui a Basilea, il trauma dell’11 settembre sembra già dimenticato” ritiene la gallerista napoletana.
Anche per Massimo Di Carlo il mercato dell’arte è in piena espansione. “Il giorno degli attentati ho pensato che la metà delle gallerie del mondo avrebbero dovuto chiudere i battenti per almeno due anni. Vi è stata invece una reazione totalmente opposta: già nell’autunno scorso le principali aste americane hanno registrato cifre da primato”.
“L’arte si dimostrata ancora una volta un bene rifiugio”, aggiunge il presidente dell’Associazione dei galleristi italiani. Il crollo delle borse e l’incertezza generale hanno spinto gli investitori a puntare sul mercato delle opere d’arte.
“L’arte di grande qualità, di gratificazione non solo economica, ma anche spirituale”, come precisa Massimo di Carlo. “Vi è stata una controtendenza nella quale, per la verità, non avrei mai osato sperare. Sono quindi molto contento di aver sbagliato le mie previsioni”.
Armando Mombelli
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